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Cronaca Via Duomo

Crollo via Duomo, il dolore di amici e parenti del commerciante: "Non si può morire per un caffè"

La Procura ha disposto il sequestro dello stabile. Trenta nuclei familiari sgomberati

Al civico 228 di via Duomo, era stata collocata da tempo una rete di protezione, che non è però riuscita ad impedire il crollo di oggi, nel quale è morto Rosario Padolino. Dal cornicione si sono staccate delle pietre del peso complessivo di 500 chilogrammi, che non hanno lasciato scampo al 66enne titolare di un negozio di abbigliamento di via Duomo. La rete nel tempo si è infatti deteriorata, anche per colpa delle piogge delle ultime settimane e ha ceduto per il peso dei massi, come confermano anche i Vigili del Fuoco. In via Duomo sono giunti il pm Giorgia De Ponte ed il procuratore aggiunto Nunzio Fragliasso.

Sequestro e sgombero

La Procura ha disposto il sequestro della facciata dello stabile autorizzando l'amministratore del condominio ad eseguire immediatamente i lavori di messa in sicurezza, che potrebbero terminare lunedì o martedì. Prima di allora 30 nuclei familiari residenti nel condominio non potranno rientrare nelle loro abitazioni.

Morto crollo via Duomo (Foto Ansa)

Disperati familiari e amici

"L'amore se ne è andato in cielo e non mi ha salutato. Non ci credo, sono disperata", scrive sui social Grazia Ragozzino, moglie del commerciante, sconvolta per quanto accaduto al marito. Tanti i messaggi di solidarietà. Padolino era stato promotore in passato di svariate iniziative per la riqualificazione dell'area di via Duomo e via Foria in particolare. "Non pensavo potesse morire, mi rispondeva. Gli tenevo il braccio, che era fratturato", spiega Luca Rosolio, titolare di una merceria di via Duomo, che ha soccorso Padolino. Maurizio Palma, vicepresidente del comitato dei residenti di Via Duomo: "Aveva una ferita in testa, non profonda, non pensavo che potesse non farcela. Era stimato da tutti. Non si può morire così, per un caffè".

DE MAGISTRIS: "NO AGLI SCIACALLAGGI"

"Mio figlio ucciso una seconda volta"

"E' come se avessero ucciso mio figlio una seconda volta", è il commento, dopo aver appreso l'accaduto, di Umberto Giordano, papà di Salvatore, il 14enne morto nel 2014 dopo essere stato colpito da calcinacci crollati dalla Galleria Umberto. A riferirlo è Angelo Pisani, avvocato dei familiari del povero Salvatore. "La morte di Salvatore Giordano non ha insegnato nulla alle nostre istituzioni. E' arrivato il momento di agire concretamente creando le condizioni per incentivare i privati a mettere in campo una manutenzione seria degli edifici. Non si può morire camminando. La famiglia di Salvatore ancora attende il giusto risarcimento", denuncia il legale. 

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