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Cronaca

Strage Dakha, il ricordo di un geologo napoletano: "Claudia era molto generosa"

Renato Forte ha lavorato in Bangladesh per una NGO e conosciuto alcune delle persone rimaste vittime nella strage dell'Isis. La testimonianza a NapoliToday

Sono nove i morti italiani accertati nella strage compiuta dall'Isis in un bar di Dhaka (Bangladesh) frequentato da occidentali. Tra le vittime Vincenzo D'Allestro, 46 anni, che viveva ad Acerra dall'ottobre del 2015.

NapoliToday ha raccolto la testimonianza del geologo napoletano, Renato Forte, che ha lavorato in Bangladesh a Dhaka, in una NGO che si occupava dei rischi naturali, come geologo e Gis Specialist.

LUOGO DELLA STRAGE - "Vivevo nel quartiere Mohakhali New dohs e andavo spesso nella zona di Gulshan dove è successa la strage. Lì ci sono tanti localini dove si riuniscono gli expats. La cosa assurda è che il quartiere è ricco di ambasciate, posti di blocco, e polizia. Doveva essere una zona sicura, non capisco proprio come sia potuto succedere tale atto di inaudita violenza. Mi viene da pensare che possano essserci state delle connivenze inquietanti", spiega Renato Forte.

CLAUDIA D'ANTONA - Renato non conosceva D'Allestro, ma Claudia D'Antona, torinese di 56 anni, trucidata dai fondamentalisti, che gestiva un'azienda tessile nel paese da molti anni, con il marito, che è poi riuscito a salvarsi miracolosamente per puro caso. "Era una persona nobile e generosa che ha fatto tantissimo per la comunità degli expats di tutto il mondo a Dhaka e anche per i Bangladesi. Mi accolse quasi come un figlio quando arrivai spaesato in quel paese lontano. L'hanno uccisa crudelmente, ma non cancelleranno mai tutto ciò che ha fatto di bene nella vita. Ci penserà il karma a renderle giustizia in un'altra vita, forse in un altro mondo".

LA VITA IN BANGLADESH - Renato ci descrive la sua impressione della popolazione del Bangladesh e precisa come il rispetto per gli occidentali sia sempre stato molto elevato nella Nazione asiatica: "Quando sono arrivato per lavoro nel Paese asiatico nell'aprile 2012, sino al marzo 2013, sono stato trattato benissimo dai miei colleghi e dai residenti con i quali sono entrato in contatto, mi trattavano come un ospite speciale. Mi chiamavano boss, mi offrivano puntualmente la precedenza nelle file, che io puntualmente rifiutavo, erano talmente educati e quasi servili che io mi sentivo in imbarazzo. I bangladesi sono bravissima gente e non hanno nulla a che fare con i fanatici dell'Isis, che hanno compiuto la strage. Sono musulmani molto religiosi e tradizionalisti, ma veramente pacifici e rispettosi, il mio amico Malek, ad esempio, avrebbe dato la vita per me e come lui tanti altri".

SCIA DEL TERRORE - "La popolazione ha pieno rispetto degli occidentali, specie degli italiani come Claudia che lavorano nel tessile, loro creano lavoro, promuovono lo sviluppo, danno tante opportunità a migliaia e migliaia di persone in condizioni umane nettamente migliori di quelle a cui sono abituati. Purtroppo so che già da un anno a Dhaka c'era preoccupazione per l'Isis e spero che adesso le cose non cambino in peggio per la popolazione".

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