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Cronaca

Vince la camorra: chiude “Sos racket e usura”

In questi giorni si scioglie “Sos racket e usura”. Il presidente Confapi Campania Giovani sottolinea lo stato di abbandono in cui le istituzioni lasciano chi denuncia le estorsioni: “Non una voce dalla politica verso le associazioni e le istituzioni si è alzata”

Angelo Bruscino, presidente Confapi Campania Giovani non ha mezzi termini per condannare chi denuncia il pizzo e poi si ritrova abbandonato: “E’ sempre facile chiedere agli altri il coraggio di dire “no”, di fare scelte difficili e pericolose, ma è un dovere, poi, dimostrare attenzione e tendere una mano, per aiutare chi sceglie di stare dalla parte del giusto”.
E’ notizia di questi giorni la chiusura dello sportello “Sos Racket e Usura”.

  Frediano Manzi e Davide Imberbe, due simboli della lotta al racket, abbandonati dallo stato  
“Penso a Frediano Manzi, fondatore 13 anni  fa dell’associazione “Sos Racket e Usura” di Milano, che  ha deciso di sciogliere l’associazione portavoce di chi decideva di combattere il malaffare – ha commentato Bruscino -. E ancora a Davide Imberbe, ormai da dodici anni contrapposto al clan Vollaro e Abate, che denunciò, dopo le richieste di pizzo ai suoi supermercati nella zona di Portici. E ancora di. Due rese, due richieste di aiuto inascoltate, ma soprattutto due straordinarie sconfitte delle istituzioni, dello stato e di tutti i cittadini onesti, che ancora una volta si ritrovano soli e senza il sostegno delle autorità e dei tanti che professano legalità, ma che evidentemente poi non sanno dare aiuto e sostegno, fosse anche morale, a chi davvero vive questi problemi sulla propria pelle, rischiando ogni giorno per aver scelto di alzare la testa”.

Le istituzioni non hanno saputo sostenere chi ha fatto il proprio dovere. “Non una voce dalla politica verso le associazioni e le istituzioni si è veramente alzata, per rincuorare o garantire, con atti concreti, la sicurezza – ha continuato il presidente di Confapi Campania Giovani -. Da questi due uomini coraggiosi e dalle loro famiglie si è preferito, anzi, allontanarsi, scostarsi da chi corre un rischio per non correrlo a sua volta. Sembra incredibile che, dopo più di un decennio, situazioni difficili non siano state risolte, dimostrando l’ incapacità dello stato a vincere la battaglia contro le mafie”.

L’appoggio ai due imprenditori, arriva, però da chi crede in uno stato di legalità. “Vorrei dare speranza ad Imberbe e Manzi – ha concluso Bruscino -, perché molti imprenditori, cittadini, uomini, donne e soprattutto giovani li guardano con ammirazione e, per quanto questo non basti, l’ esempio di chi ha rischiato, di ha creduto nella giustizia e non ha ceduto al ricatto, lascia sempre una traccia nei cuori e nella storia: questa è la migliore eredità che si può lasciare al futuro del paese. Le istituzioni hanno il dovere di non abbandonare chi ha creduto in loro. Bisognerebbe ricordare sempre una frase di Giovanni Falcone: “La mafia non è affatto invincibile; è un fatto umano e come tutti i fatti umani ha un inizio e avrà anche una fine. Piuttosto, bisogna rendersi conto che è un fenomeno terribilmente serio e molto grave; e che si può vincere non pretendendo l'eroismo da inermi cittadini, ma impegnando in questa battaglia tutte le forze migliori delle istituzioni.”
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