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Cronaca

La storia di Ciro: sfruttato e sottopagato da noi, capo pizzaiolo in Vietnam

Ventisette anni, il napoletano Ciro Sorrentino ha lasciato l'Italia quando ne aveva 21. Ha girato quasi tutti i continenti e ora dice: "L'Italia sta diventando il terzo mondo"

Sei anni fa se n'è andato da Napoli, Ciro Sorrentino. Ventisette anni, la sua storia, raccontata dal Fatto Quotidiano, è quella di chi – costretto dalla necessità ad emigrare – trova all'estero quella fortuna che da noi gli era stata preclusa.

Oggi è capo pizzaiolo a Saigon, in un hotel di lusso a sei stelle nel pieno centro della città più popolata del Vietnam. Prima ha lavorato in Austria, poi a Parigi, in Svizzera e a Panama. Ha girato il mondo e da noi non vuole tornare. “L’Italia? Non c’è meritocrazia”, racconta.

I suoi ricordi del lavoro da noi sono episodi di sfruttamento, di lavoro in nero. “All’estero non è tutto rose e fiori, ma di sicuro le persone hanno una mentalità molto più aperta”, racconta. Lì gli è stato dato modo di crescere.

Il Vietnam è un Paese molto giovane – racconta al giornale diretto da Marco Travaglio – e in forte sviluppo, in cui molti stanno investendo”. La cosa che lo ha più colpito è l'assenza della classe media, un paradosso che permette di “trovare hotel di lusso vicini a baracche fatte di lamiera”.

Si lavora meno che da noi, ed il Made in Italy è fortissimo. “La pietanza più richiesta è proprio la pizza napoletana, cotta in forno a legna con prodotti importati direttamente dall’Italia”, racconta. Ciro ormai non è solo pizzaiolo, è anche manager. Lavora insieme ad altri due capi chef, entrambi italiani.

Vorrebbe tornare da noi. Ma “non ci sono le condizioni”. Con l'Italia è molto duro: “Stiamo diventando noi il terzo mondo. Ogni volta che torno in Italia mi rendo conto che non è cambiato nulla”. “Fa tristezza – conclude – vedere i nostri marchi comprati dagli stranieri. Eravamo uno dei Paesi più belli al mondo”.

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