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Cronaca Avvocata / Via Fontanelle

Il Cimitero delle Fontanelle: ecco la Napoli da scoprire

"Tra le isole del cimitero delle Fontanelle ho trovato il mito, la nostalgia, l'anima superstiziosa e quella generosa della Città; mi hanno commossa le bare dei bambini le storie intrecciate tra vivi e morti"

Napoli è una città tutta da vedere, da vivere, da scoprire. Dalle sue antiche chiese fino ai suggestivi tesori sotterranei. Arte, storia, cultura e credenza popolare mescolati in un intreccio magico, unico al mondo.

Tra i tanti luoghi magici e imperdibili della città, il Cimitero delle Fontanelle è certamente uno dei più suggestivi. E', allo stesso tempo, un luogo di culto e di macabro fascino, in cui si concentrano anche molte leggende e racconti di miracoli. Una tappa che nessun visitatore della città dovrebbe perdere se vuole davvero immergersi pienamente nella tradizione e nella cultura partenopea.

"Ho aspettato tanto tempo prima di riuscire a visitarlo; poi, finalmente, le Anime Pezzentelle mi hanno accolta e svelato la loro ironica drammaticità: tra le isole del cimitero delle Fontanelle ho trovato il mito, la nostalgia, l'anima superstiziosa e quella generosa della Città; mi hanno commossa le bare dei bambini le storie intrecciate tra vivi e morti. Uscire, e ritornare alla realtà è stato persino difficile, ma l'energia dei Vergini mi ha riportata alla Napoli di sopra". E' quanto ci racconta Daniela V., turista milanese che ha da poco visitato il suggestivo e antico ossario e che ha anche molto apprezzato il lavoro svolto dai volontari.

Il Cimitero si trova in via Fontanelle, all'estremità occidentale del vallone naturale della Sanità, uno dei rioni di Napoli più ricchi di storia e tradizioni, e conserva, da almeno quattro secoli, i resti di chi non poteva permettersi una degna sepoltura e, soprattutto, delle vittime delle grandi epidemie che hanno più volte colpito la città. In quest'area, situata tra il vallone dei Girolamini quello dei Vergini, erano dislocate numerose cave di tufo, utilizzate fino al 1600 per estrarre il tufo per costruire la città.

Il Cimitero delle Fontanelle - foto Ferdinando Kaiser

Brevi cenni di storia: L'origine di questo suggestivo ossario si fa risalire al XVI secolo quando la città fu flagellata da tre rivolte popolari, tre carestie tre terremoti, cinque eruzioni del Vesuvio e tre epidemie e, essendo il luogo isolato, fu qui che vennero raccolti i cadaveri delle vittime. In particolare, fu la pestilenza del 1656 a mietere un numero altissimo di vittime. A tali resti si aggiunsero nel tempo anche le ossa provenienti dalle cosiddette "terresante" (le sepolture ipogee delle chiese che furono bonificate dopo l'arrivo dei francesi di Gioacchino Murat) e da altri scavi.

Il cimitero rimase abbandonato fino al 1872, quando il parroco della chiesa di Materdei, Don Gaetano Barbati, con l'aiuto di popolane mise in ordine le ossa nello stato in cui ancora oggi si vedono e tutte anonime, ad eccezione di due scheletri: quello di Filippo Carafa Conte di Cerreto dei Duchi di Maddaloni, morto il 17 luglio 1797 e di Donna Margherita Petrucci nata Azzoni morta il 5 ottobre 1795; entrambi riposano in bare protetti da vetri.

Il corpo di Donna Margherita è mummificato ed il teschio ha la bocca spalancata come di chi sta per vomitare, per cui si dice che la nobildonna sia morta strangolata da uno gnocco. Nell'ordinare le ossa furono messe nella navata retrostante la chiesa quelle provenienti dalle parrocchie e dalle congreghe, per cui essa fu detta "navata dei preti"; la centrale fu chiamata "navata degli appestati" perché in essa erano stati sotterrati questi morti. L'ultima è la "navata dei pezzentelli" perché qui furono accomodate le ossa della gente povera.

Le anime pezzentelle: secondo la credenza popolare partenopea, le ossa dei poveri, anonime e abbandonate, sono "anime pezzentelle", ritenute un ponte tra l'aldilà e la terra, un mezzo di comunicazione tra i mondi dei morti e i mondi dei vivi. Rappresentano la speranza nella possibilità di un aiuto reciproco tra poveri che scavalca la soglia della morte.

Tra le "capuzzelle" (così sono chiamati i teschi) più famose ci sono quella del Capitano e quella di Donna Concetta (nota anche come 'a capa che suda). Secondo la tradizione, anche queste teste sono in grado di esaudire delle grazie.

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