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Cronaca

Chemioterapia, nuovo regime crea il caos. La testimonianza: "Noi malati ne facciamo le spese"

Il passaggio delle cure (per motivi organizzativi ed economici) da day hospital a day service sta generando pesanti disagi e lungaggini burocratiche negli ospedali napoletani

Attese più lunghe, passaggi inediti, folla, proteste. Già non agevole di solito, da alcuni giorni è diventata particolarmente complessa la trafila dei malati oncologici che si sottopongono a chemioterapia negli ospedali partenopei.
Qualcosa in effetti è cambiato nell'organizzazione generale stabilita dalla Regione Campania, e chi già ha quotidianamente a che fare con la malattia deve adesso anche affrontare lungaggini burocratiche cui non era abituato.

Il nuovo regime di day service

Le intenzioni a monte dei disagi sembrerebbero essere dalle migliori: sollevare i laboratori privati, convenzionati col Sistema Sanitario Nazionale, delle analisi che i malati oncologici possono scegliere di fare da loro prima di ogni ciclo chemioterapico. Si tratta di analisi di routine obbligatorie, che però il paziente fino alla settimana scorsa poteva scegliere se fare in ospedale il giorno stesso della somministrazione della terapia, oppure dai privati nei giorni immediatamente precedenti.

Non è chiaro quanto i malati oncologici incidessero sulle file nei laboratori privati, o quanto la loro esenzione ticket pesasse sul raggiungimento anticipato del tetto di spesa da parte di questi centri (complesso problema per cui conviene andare a fare, dai privati, le analisi per cui si è esenti entro la prima metà del mese per non correre il rischio che "finiscano i soldi" e si sia costretti a pagarli).
Ciò che invece è palese è che al momento ospedali come il Pascale non riescono a reggere l'impatto di un tale sovraccarico per i propri laboratori.
E il problema non riguarda soltanto le analisi, ma l'intera trafila cui deve sottoporsi un paziente il quale fino a poche settimane fa aveva un percorso prestabilito e al quale si era abituato.

La testimonianza

"Fino al precedente ciclo di chemio – ci spiega S., un paziente, testimone in prima persona delle difficoltà di questi giorni – arrivavo al Pascale in una data prenotata in precedenza con le analisi già fatte in un centro privato. Attendevo il mio numero, andavo in accettazione al secondo piano, poi aspettavo la visita col mio medico di riferimento e successivamente venivo chiamato per la terapia. Oggi invece è stato un vero inferno". Che cosa è successo? "Innanzitutto di accettazioni con tanto di numero da attendere ne ho dovute fare due. Alla prima è stato chiesto, cosa mai successa prima, di pagare un ticket di 5 euro che mi varrà per i prossimi eventuali 30 cicli di chemioterapia. Mi hanno dato un nuovo numero, e ho dovuto di nuovo aspettare il mio turno questa volta per salire al secondo piano. Lì ho atteso mi chiamassero e gli ho consegnato il mio tesserino (una sorta di libretto "storico" delle cure che hanno le persone in chemio, con un codice personale ndR). Ho aspettato ancora, mi hanno richiamato per consegnarmi un nuovo tesserino, ed è il secondo che mi danno in questo 2023. Evidentemente l'organizzazione è cambiata di nuovo in poche settimane".

È così, la somministrazione di cure chemioterapiche è passata da un regime di day hospital a un regime di day service chiamato "Pacc", acronimo di Percorsi Ambulatoriali Complessi e Coordinati, pagato in anticipo (il ticket da 5 euro pagato da S. alla prima accettazione). La differenza formale è che il day hospital consisterebbe in trattamenti terapeutici con assistenza medica ed infermieristica, il day service di "approfondimenti diagnostici" senza necessità di una assistenza medica e infermieristica continua per più giornate.

Ma torniamo da S., che non ha finito la sua trafila, anzi a dirla tutta ancora deve davvero cominciarla. "Tra la folla, tra corridoi e sale d'attesa stracolme di persone bloccate come me da questi innumerevoli passaggi burocratici, ho dovuto aspettare ancora e ancora. Che mi chiamassero per gli esami del sangue, poi per la visita di rito, poi per una seconda visita in cui mi sono stati commentati i risultati delle analisi nel frattempo arrivati dal laboratorio, poi per la terapia. La Regione fa e disfa e noi malati ne facciamo le spese". Un calvario iniziato alle 7 del mattino e destinato a durare fino al pomeriggio inoltrato. Pesantissimo per i pazienti (spesso in condizioni fisiche complicate, spesso anziani, spesso su sedie a rotelle), ma anche per personale e medici in balia di un'organizzazione farraginosa e incomprensibile, che abbandona migliaia e migliaia di malati, ogni giorno, a loro stessi.

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