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Cronaca Caivano / Parco Verde

Fortuna e Antonio, tutte le versioni di Raimondo Caputo

Quattro differenti ricostruzioni in pochi giorni: in una di queste avrebbe accusato di omicidio l'amica del cuore di Fortuna, e figlia della sua compagna Marianna Fabozzi

L’ultimo colpo di scena nel tragico giallo del Parco Verde di Caivano, lo riservano le dichiarazioni di Raimondo Caputo, l'uomo accusato di aver violentato ed ucciso la piccola Fortuna Loffredo. “Titò”, parlando con l’avvocato Salvatore Di Mezza – che ha poi rimesso il mandato mantenendo quello della compagna Marianna Fabozzi – avrebbe non molto tempo fa detto che ad uccidere Fortuna “è stata la sua amica del cuore, la figlia di Marianna”.

Si tratta però soltanto di una delle numerose ricostruzioni - come ricostruisce il Mattino - che l'uomo ha fatto della vicenda. Meno di 24 ore dopo, infatti, Caputo ne avrebbe dato un'altra versione, riferita a quel punto al suo ex legale: “Non ho ricordato bene. Con tutti questi medicinali che mi danno, perdo i colpi. A gettare la bambina sono state Marianna e la figlia. Ma non so dirvi ancora il motivo giusto. Forse perché tra Marianna e la mamma di Fortuna c’era amicizia solo in apparenza, ma in realtà la mia convivente non la poteva soffrire”.

Poi venerdì scorso una terza versione, in cui la bambina viene scagionata, e la colpa dell'omicidio di Fortuna ricade tutto sulla compagna Marianna Fabozzi. “L'ha uccisa lei, come ha fatto anche per suo figlio Antonio”, avrebbe riferito Titò Caputo. Il riferimento è al figlio della Fabozzi, il piccolo Antonio morto in circostanze del tutto analoghe a quelle di Fortuna soltanto un anno prima.

Lunedì Caputo ha parlato ai magistrati come persona informata sui fatti – quindi senza un legale – ribadendo le sue accuse contro la compagna. Aggiungendo successivamente (e siamo alla quarta versione), in un colloquio col suo legale Paolino Buonavita, che ad aiutare la donna ci sia stato un complice.

Quattro diverse ricostruzioni ad opera dell'accusato, contro il quale però i magistrati pare abbiano le idee molto chiare al punto da essere vicini alla chiusura delle indagini ed al chiederne il rinvio a giudizio. “Chiederemo, al collegio giudicante una serie di perizie – spiega l'avvocato dell'uomo – Da quelle mediche, per accertare se ci sono stati davvero abusi sulle bimbe, a quella neuropsichiatrica per verificare l’attendibilità e la veridicità delle ragazzine che hanno accusato il mio assistito. Per questo non chiederemo il rito abbreviato: sarebbe come far tirare un calcio di rigore senza portiere alla Procura. E presenterò un’istanza per far trasferire Raimondo Caputo dal carcere di Poggioreale, dove è stato aggredito e nel quale la sua sicurezza è a rischio, in un istituto penitenziario più tranquillo”.

La vicenda di Antonio Giglio intanto si apre a nuovi scenari. Il prossimo 9 giugno i magistrati hanno fissato un interrogatorio per sua madre Marianna Fabozzi.

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