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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Case famiglia, bambini in cambio di fondi: scatta l'inchiesta

L'assegnazione dei minori pilotata da funzionari pubblici a favore di alcune strutture che lucravano sui finanziamenti. A lavoro gli agenti della polizia municipale del comandante Sementa

I minori erano merce di scambio per lucrare sui fondi del Comune di Napoli destinati all'accoglienza residenziale dei più piccoli provenienti da famiglie disagiate della città. Questo il sistema criminale che emerge dalle indagini della polizia municipale, in cui risultano coinvolti funzionari del Comune, impiegati negli uffici per le Politiche Sociali, e titolari di case famiglia della città.

Su iniziativa del generale della polizia municipale partenopea Luigi Sementa, sequestrati atti e documentazione negli uffici comunali del Servizio per le Politiche sociali. Un'attività di controllo decisa per delineare la vastità del fenomeno e l'eventuale coinvolgimento di altri soggetti nell'affare. Numerosi i casi scoperti di fatture presentate più volte a saldo di una singola prestazione, come numerose sono anche le manomissioni alla documentazione contabile presentata per l'erogazione dei fondi. L'assegnazione dei minori nelle varie strutture sarebbe stata pilotata a favore di alcune strutture: canali privilegiati offerti a specifiche case famiglia costituiti dai funzionari comunali indagati per trarne benefici. In più, l'offerta educativo/assistenziale praticata era stata diversa e comunque inferiore a quella poi documentata per l'ottenimento dei fondi.

L'assessore alle Politiche Sociali di Napoli, Sergio D'Angelo, ha ricordato che le indagini hanno preso inizio da una denuncia dell'amministrazione partenopea: "Abbiamo offerto alla magistratura massima collaborazione e continueremo a farlo affinché si faccia piena luce sulla vicenda che, però, non deve offuscare il prezioso lavoro sociale che tanti operatori pubblici e del Terzo settore hanno svolto e continueranno a svolgere".

I rappresentanti del comitato 'Il welfare non è un lusso', a cui fanno riferimento oltre duecento organizzazioni di settore, hanno spiegato: "Da anni chiediamo chiarezza e trasparenza, il paradosso consiste nel fatto che mentre c'é chi lucra sulla pelle dei minori i nostri centri d'accoglienza non percepiscono finanziamenti dal novembre del 2009. Molti centri sono stati dunque costretti a chiudere i battenti e altri hanno accumulato debiti ben oltre le loro possibilità di sopportazione".

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