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Il pasticciere Alessandro: "Caro energia del 500 per cento. Rischio di chiudere dopo 4 generazioni"

Il bar-pasticceria Gallozza è in attività dal 1896: "Fino a un anno fa pagavo circa 700 euro a bolletta, adesso sfioriamo i 4mila euro e mi hanno annunciato altri aumenti per l'autunno. La paura di non farcela c'è, anche perché lo Stato non fa nulla"

"Dicono che il caro energia è colpa della guerra, ma io non ci credo. Gli aumenti sono cominciati un anno fa, molto prima della guerra in Ucraina". Alessandro Gallozza è il titolare dell'omonimo Bar Pasticceria di corso Bruno Buozzi, la strada principale del quartiere Barra, a Est di Napoli. La sua attività esiste dal 1896, quanto fu aperta dal bisnonno. Adesso, dopo quattro generazioni di Gallozza, sta vivendo uno dei periodi più difficili della sua storia: "Questo locale è sopravvissuto a due guerre mondiali - afferma - credo che stiamo tornando a quei livelli di vità, quelli bellici, stiamo scendendo rapidamente i gradini". 

L'aumento del 500 per cento

La pandemia, l'aumento delle materie prima, la riduzione dei guadagni. Come per ogni commercianti, anche per Gallozza gli ultimi due anni e mezzo sono stati da incubo: "Il caro energia è stata la botta finale. Fino a oggi eravamo riusciti a resistere. Dopo il Covid ci stavamo rimprendendo e adesso arriva questo altro colpo". Il cambiamento lo si è avvertito circa 12 mesi fa: "Pagavo mediamente 700 euro a bolletta, potevamo arrivare a 900 nei mesi caldi, per l'uso del condizionatore, mai di più. Poi, il costo è cominciato a crescere. Siamo passati da 10 centesimi a chilowatt/ora a 82 centesimi. Ad agosto ho dovuto dilazionare una bolletta da 3.200 euro. E non è finita, la proiezione attuale sfiora i 4mila euro al mese. E' un aumento del 500 per cento". 

Le materie prime

L'aumento del costo dell'elettricità è solo una faccia della medaglia: "Anche i fornitori subiscono questi aumenti e, quindi, le materie prima che ora compro sono più care. Quindi, i commercianti come me subiscono un doppio aumento. In un quartiere come Barra, con disoccupati e persone con poche possibilità economiche, non posso certo vendere il caffè a 1,50 euro. Era meglio la pandemia. Lo dico nel rispetto di chi non ce l'ha fatta, ma economicamente era meglio perché il Governo ci aiutava, adesso non fa nulla". 

Basterebbero poche semplici azioni per aiutare il commercio: "Sarebbe necessario defiscalizzare le bollette, cioè eliminare tutti quei costi che non riguardano la spesa viva dell'energia. E poi, dovrebbero ridurre il cuneo fiscale per aiutare anche i nostri dipendenti. Troppa la differenza tra quanto paghiamo noi e quanto arriva nelle loro buste paga". 

La paura del futuro

Ci sono giornate in cui Alessandro si sente schiacciato dalle preoccupazioni: "Non passa minuto che io non pensi a come ridurre le spese. Abbiamo trascorso un'estate senza accendere il condizionatore, facendo anche una pessima figura con la clientela. Sono consapevole che ogni decisione deve essere ponderata, perché anche un solo sbaglio può portarci alla chiusura. Non sono il solo, da queste parti tutti siamo in questa condizione e dopo l'autunno molte serrande chiuderanno per sempre". 

Con uno scenario del genere è sempre più difficile guardare avanti: "Non riesco a proiettarmi da qui a un anno. Non so che fine faremo. La paura c'è, la possibilità di non farcela c'è. Spero ci daranno la possibilità di andare avanti". 

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