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Cronaca

La storia delle chiacchiere napoletane

Derivano dalle frictilia, dolci fritti nel grasso che nell'antica Roma venivano preparati durante il periodo appunto di Carnevale

Le chiacchiere: ecco a voi un dolce che a seconda della collocazione geografica ha assunto nomi differenti. Cróstoli o cróstołi o gròstoi o grustal, strufoli o melatelli, cioffe, lattughe o latǖghe, maraviglias, rosoni o sfrappole e così via.

In Campania, Basilicata, Sicilia, in parte dell'Emilia e a Milano sono conosciute appunto come chiacchiere e hanno sempre la forma di una striscia, talvolta manipolata a formare un nodo. Sono fatte con un impasto di farina che viene fritto o cotto al forno e successivamente spolverato di zucchero a velo. In alcuni casi vengono anche coperte da miele, cioccolato e/o zucchero a velo, innaffiate con alchermes o servite con il cioccolato fondente o con mascarpone montato e zuccherato. Nel periodo di Carnevale (il martedì grasso quest'anno cade il 17 febbraio) non possono mai mancare sulle tavole dei napoletane, accompagnate dal sanguinaccio.

Storicamente derivano dalle frictilia, dolci fritti nel grasso che nell'antica Roma venivano preparati durante il periodo di quello che oggi è il Carnevale e che poi sono stati introdotti con grande successo a Napoli.

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