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Cronaca

"Il Cardarelli è l'inferno degli infermieri": le ragioni della denuncia

Il sindacato Nursing Up lamenta continue aggressioni al personale e la triste consuetudine che, alla morte di un paziente con i familiari in attesa, questi sfogano rabbia e tristezza contro gli operatori

"L'inferno degli infermieri". È così che il sindacato Nursing Up definisce due ospedali italiani: il Cardarelli di Napoli ed il Sant'Andrea di Roma. Il problema sono gli episodi di violenza ai danni degli operatori sanitari, in un anno circa 50 soltanto nel nosocomio partenopeo.

Numeri peraltro "decisamente sottostimati" per i sindacalisti, con il personale che vive in "un clima a dir poco drammatico, dove regna la paura, dove si registra una pericolosa assuefazione a subire nel silenzio assoluto, tra calci, pugni, capelli strappati e addirittura tentativi di strangolamento, per non parlare delle intimidazioni verbali e delle minacce". 

La situazione del Cardarelli è particolarmente grave soprattutto a causa di una "struttura vetusta - prosegue Nursing Up - disorganizzata e priva di personale sufficiente, con una voragine di infermieri mai sanata, e precariato all’ordine del giorno".

La "drammatica consuetudine" della furia dei familiari

La principale denuncia riguarda l'inquietante consuetudine per cui, quando muore un paziente con i parenti in attesa nel pronto soccorso - con l’uomo o la donna di turno arrivato già in condizioni critiche - accade l’incredibile: "interi componenti familiari si scatenano in raid punitivi, prendendo di mira gli infermieri di turno, considerati come i massimi responsabili del decesso del loro congiunto". "Un clima da film western o da poliziesco anni 70, dove il cittadino si faceva giustizia da solo. L’unica differenza è che questa è la triste realtà, e che gli infermieri non sono certo i criminali di turno da punire, ma sono professionisti valenti che fanno di tutto per salvare vite umane, troppo spesso vittime di una carenza di personale, da noi più volte denunciata, che tocca l’acme nei “malandati” pronto soccorsi di casa nostra, laddove un solo operatore sanitario si ritrova spesso, nel triage di un pronto intervento, a doversi occupare, da solo, anche di 10 pazienti".

"Numeri in aumento e grave assuefazione"

"Il nostro sindacato, da tempo - spiega Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up - denuncia la mancanza dei presidi di pubblica sicurezza da nord a sud, e racconta, attraverso campagne di sensibilizzazione che hanno coinvolto anche personaggi pubblici, che non solo gli infermieri non possono essere considerati come il capro espiatorio delle lacune degli ospedali, ma soprattutto occorre sanare, alla radice, il clima di “mala cultura” che vede nell’infermiere come la causa scatenante dei disservizi, dei ritardi, delle lunghe file nei pronti soccorsi, restituendo ai nostri professionisti l’immagine legittima che gli compete".

"I numeri evidenziano l’inesorabile aggravarsi della situazione - aggiunge De Palma - Le aggressioni sul posto di lavoro colpiscono in media in un anno un terzo dei professionisti sanitari, il 33%, ovvero circa 130mila casi, con un “sommerso” non denunciato all’Inail di circa 125mila casi ogni dodici mesi. E sono rilevanti le conseguenze fisiche, psicologiche ed economiche. Un dato che desta ulteriore apprensione è che il 75% delle aggressioni riguarda le donne, le nostre infermiere.In questo marasma, in questo clima drammatico e surreale, ecco che Cardarelli e Sant’Andrea, con cifre decisamente sottostimate legate agli episodi di violenza fisica e verbale, balzano ai primissimi posti in Italia e detengono la triste maglia nera di ospedali dove regna un vero e proprio clima infernale.Ma la cosa più grave è che siamo di fronte ad una inspiegabile assuefazione alla violenza che certamente mina la serenità di uomini, donne, padri e madri di famiglia, prima che valenti infermieri".

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