rotate-mobile
Cronaca Somma vesuviana

Carabiniere ucciso, il comandante provinciale: “Cerciello non aveva l'arma con sé”

Emergono nuovi dettagli sulla morte di Mario Cerciello Rega nel corso della conferenza stampa a Roma

"Cerciello non aveva l'arma con sé, probabilmente l'aveva dimenticata. L'aveva lasciata in caserma nel suo armadietto. Aveva le manette. Solo lui sapeva perché". Sono queste le parole più importanti del comandante provinciale dei carabinieri di Roma, Francesco Gargaro, nel corso della conferenza stampa sulle indagini per l'omicidio del vicebrigadiere Mario Cerciello Rega. Il militare ha spiegato come sono andati i fatti nella notte tra il 25 e il 26 luglio.

Conferenza stampa carabiniere ucciso, Mario Cerciello Rega (Foto Ansa)

La ricostruzione dei carabinieri 

"Sergio Brugatelli ha denunciato il furto del suo zainetto. È stato invitato ad andare in una nostra caserma. Un'ora dopo è arrivata la chiamata al 112, girata poi al nostro operatore. Brugatelli ha affermato di avere ricevuto una richiesta estorsiva per il furto e la restituzione dello zaino. La centrale ha inviato una pattuglia in divisa che, valutando i contatti telefonici intercorsi, ha illustrato i fatti alla centrale operativa che a quel punto ha inviato una pattuglia in borghese composta dai carabinieri Cerciello Rega e Varriale. I due si sono incontrati con Brugatelli, il quale ha fatto una telefonata per prendere appuntamento per farsi riconsegnare lo zaino. Brugatelli è stato lasciato lontano per questioni di sicurezza dal luogo dell'appuntamento e i carabinieri sono andati dai due che avrebbero dovuto riconsegnare lo zaino rubato. Entrambi erano incappucciati, avevano una felpa con il cappuccio tirato su. Quando Rega e Varriale si sono qualificati come carabinieri sono stati subito aggrediti. Varriale è stato buttato a terra, e quando si è girato ha visto il collega a terra e i due fuggire".

Le pattuglie già sul posto

Inoltre il comandante provinciale ha specificato che "c'erano quattro pattuglie nei paraggi che non dovevano essere visibili per non pregiudicare l'operazione.Pattuglie che sono intervenute dopo l'allarme dato" e che Andrea Varriale, il collega di Cerciello, "non poteva sparare ad un soggetto in fuga altrimenti sarebbe stato indagato per un reato grave. I colpi in aria a scopo intimidatorio non sono previsti dal nostro ordinamento". Il militare ha aggiunto che "I primi contatti e la notizia li hanno avuti i militari di piazza Farnese e quindi sono intervenuti loro. Da Trastevere sono tre chilometri e i tempi dell'appuntamento erano molto stretti, quindi neanche ci sarebbe stato il tempo di passare la chiamata. Per quanto riguarda le quattro pattuglie, erano già lì e sono state lasciate lì perché sapevano che sarebbero potute intervenire".

Le ultime parole del carabiniere prima di morire 

L'indagato bendato

Anche il procuratore vicario Michele Prestipino ha ammesso che ci siano degli aspetti da chiarire. "Vi sono alcuni aspetti della vicenda che devono essere ancora approfonditi. Accertamenti saranno condotti dal mio ufficio con scrupolo e tempestività". Il capo della procura si è soffermato sugli aspetti più controversi delle ultime ore a cominciare dal fatto che uno degli indagati fosse stato bendato. "Uno degli indagati è stato ritratto bendato, seduto. Il fatto è stato oggetto di segnalazione da parte della stessa Arma. I vertici hanno definito il fatto grave e inaccettabile. La procura ha avviato le indagini per accertare quanto accaduto e definire le relative responsabilità. La procura lavorerà senza alcun pregiudizio e con il rigore solito".

L'avvocato americano: “La foto può invalidare il processo”

La falsa pista dei magrebini 

Il procuratore si è poi soffermato, andando a ritroso, sul fatto che in un primo momento fossero stati indicati come autori dell'omicidio due cittadini di probabile origine magrebina. "L'indicazione del fatto che fossero stati due magrebini è stata data da Brugiatelli. Ha parlato di due persone di carnagione scura, presumibilmente magrebini. Lo ha detto perché aveva il timore di dire che conosceva gli autori dell'omicidio. Non voleva essere associato al fatto. Solo dalle immagini si è scoperto l'antefatto".

Le strazianti parole della moglie 

I carabinieri già sul posto 

Sul fatto che alcuni carabinieri liberi dal servizio fossero già intervenuti, facendo saltare lo scambio di droga tra gli americani e lo spacciatore presentato da Brugiatelli, è intervenuto ancora il comandante provinciale dei Carabinieri di Roma, Francesco Gargaro. "Non è biasimabile ma apprezzabile che dei carabinieri liberi dal servizio si preoccupino di individuare spacciatori e ladri nei loro quartieri o in quelli limitrofi, si è carabinieri anche quando si è liberi dal servizio". Il procuratore Pristipino ha comunque elogiato il lavoro degli investigatori. "Ringrazio l'Arma dei carabinieri e la procura che fin dalle prime ore dal delitto hanno lavorato senza sosta fianco a fianco raggiungendo un grandissimo risultato a meno di 24 ore dalla commissione del fatto. All'esito della prima fase, la procura della Repubblica ha ritenuto di avere raccolto un quadro di gravi indizi di colpevolezza nei confronti degli indagati e in sussistenza di tutti i presupposti di legge ha disposto il fermo, poi convalidato dal Gip che ha disposto la custodia cautelare in carcere innanzitutto in ordine al reato di concorso in omicidio".

Tutte le notizie sul caso 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Carabiniere ucciso, il comandante provinciale: “Cerciello non aveva l'arma con sé”

NapoliToday è in caricamento