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Cronaca

Evitata guerra di camorra a Rimini: blitz dei carabinieri, dieci misure cautelari

Disposto il sequestro di due società, un autonoleggio e conti correnti per un valore di mezzo milione di euro. Le accuse: associazione a delinquere di stampo camorristico, estorsione, rapina, sequestro di persona. Sette in carcere, tre ai domiciliari

Un blitz dei carabinieri contro due gruppi camorristi operanti in provincia di Rimini è scattato nelle ultime ore, fin dall'alba. Sono dieci le misure cautelari emesse dal Gip di Bologna su richiesta della Dda. I dieci soggetti sono indagati per associazione a delinquere di stampo camorristico, estorsione, rapina, sequestro di persona, detenzione e porto abusivo di armi, intestazione fittizia di beni, impiego di denaro di provenienza illecita, lesioni personali aggravate. Sono 150 i militari impegnati, con l'ausilio di unità cinofile e un elicottero del nucleo di Forlì. 

Disposto il sequestro di due società, di un autonoleggio e di conti correnti per un valore di 500mila euro. L'operazione è scattata anche nelle province di Caserta, Napoli, Prato e Latina. I dettagli saranno resi noti nel corso di una conferenza stampa programmata alle 11 al comando provinciale dei carabinieri di Rimini. 

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L'operazione è stata denominata 'Hammer'. I carabinieri hanno condotto indagini per un anno, scoprendo le infiltrazioni della malavita organizzata nel territorio riminese. Le indagini prendono le mosse da un fatto di cronaca nell'ottobre 2018, quando tale 'zio Pio', Rosario De Sisto, sessantenne ritenuto vicino al clan Nuvoletta, si presenta in ospedale con una mano massacrata a martellata. L'uomo denunciò di essere stato vittima di aggressione da parte di nordafricani. 

La versione non aveva convinto i carabinieri, che erano arrivati a una società di autonoleggio di lusso riconducibile al clan Contini. 

Il quadro si è composto nei mesi successivi: il clan Contini aveva mire espansionistiche in Riviera, ed era pronta a far partire richieste estorsive agli imprenditori locali. Per questo doveva cadere l'organizzazione dei vecchi boss, una cellula operante nel riminese per conto del clan Nuvoletta.

L'episodio di 'zio Pio' era dunque spiegabile come intimidazione a un membro del clan rivale. C'erano infatti tre picchiatori del nuovo clan, che utilizzavano un martello per ridurre in frantumi le ossa delle mani. 

I vecchi boss locali si sono quindi rivolti ai clan Nuvoletta e Mazzarella, durante un summit di camorra in cui era stato deciso che il nuovo clan non sarebbe stato ben accetto in Romagna. Una guerra era sul punto di sorgere, proprio nel cuore della riviera romagnola. 

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