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L'inchiesta

Il controllo della camorra sugli ospedali: chiesto il processo per 48 persone

Sono appartenenti al gruppo del Vomero, i Basile-Cimmino-Caiazzo, satellite nel quartiere dell'Alleanza di Secondigliano

La procura di Napoli ha chiesto il processo per 48 persone ritenute coinvolte nell'inchiesta sugli affari dell'Alleanza di Secondigliano negli ospedali di Napoli. In particolare i sostituti della Direzione distrettuale antimafia, Henry John Woodcock e Celeste Carrano, insieme all'aggiunto Raffaello Falcone e coordinati dal procuratore Giovanni Melillo, hanno chiesto il rinvio a giudizio per gli uomini del cosiddetto gruppo del Vomero. L'udienza preliminare è stata fissata dinanzi al gip Maria Luisa Miranda il prossimo 15 aprile e si svolgerà all'interno dell'aula bunker di Poggioreale. La procura ha individuato i ruoli dei principali appartenenti al gruppo che faceva capo all'alleanza e che era riuscito a infiltrarsi nella vita degli ospedali cittadini. È il caso degli appalti all'interno degli ospedali Cardarelli, Delli Colli (Monaldi, Cotugno e Cto) e Federico II.

Ci riusciva grazie a una serie di strumenti criminali come le estorsioni alle ditte vincitrici degli appalti oppure alla corruzione di pubblici ufficiali in modo da falsificare delle gare. Un complesso sistema che vedeva a capo alcuni pregiudicati. È il caso di Andrea Basile, ritenuto a capo del gruppo Basile-Cimmino-Caiazzo. Secondo gli investigatori, Basile si occupava di gestire le estorsioni alle ditte e gestire le casse del clan. Anche Luigi Cimmino era ritenuto uno dei promotori dell'organizzazione di cui riusciva a tenere le fila attraverso il figlio Franco Diego nonostante fosse detenuto dal 2016. Un ruolo strategico era svolto da Giovanni Caruson che curava le relazioni e le alleanze con altri gruppi criminali oltre che a prendere delle decisioni strategiche insieme a Basile e ad Alessandro Desio.

C'erano poi dei semplici partecipanti all'associazione mafiosa come Salvatore Arena, Salvatore Pellecchi, Domenico Gargiulo e Mario Simeoli, oppure come Anna Esposito che si occupava di tenere la cassa del clan e pagare le famiglie degli affiliati. Il gruppo aveva poi un folto gruppo di esattori delle estorsioni formato da Andrea Teano, Abramo Maione, Vincenzo Pone, Franco Diego Cimmino ed Eduardo Fiore. Sempre a giudizio dell'Antimafia c'erano poi dei personaggi di collegamento molto utili al clan.

È il caso, per esempio, di Massimiliano De Cicco che si occupava di tenere sotto controllo i nuovi cantieri che venivano aperti al Vomero e di segnalarli al clan. Stesso discorso anche per interventi delle forze dell'ordine. Nell'inchiesta è coinvolto anche Salvatore Riccio, deceduto nel frattempo, che si occupava di fare da scorta a Basile. Fondamentali per il controllo degli appalti all'interno delle strutture ospedaliere erano anche personaggi come Sergio D'Andrea, Rosario Somma e Salvatore Zampini, dipendenti delle ditte che si occupavano delle pulizie negli ospedali e pronti a segnalare informazioni utili al gruppo oltre che rivelare i nomi delle ditte a cui fare le estorsioni e porsi anche da intermediari. Sono tante altre le figure che ricorrono tra le carte dell'inchiesta a formare una rete complessa di controllo della vita negli ospedali. Decine i reati contestati di cui potrebbero rispondere, a vario titolo, tutti i 46 indagati coinvolti nell'inchiesta e che adesso rischiano il processo.

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