Camorra, regolamento di conti: 10 arresti tra i casalesi
Le forze dell'ordine stanno eseguendo nel casertano dieci decreti di fermo, emessi dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli, nei confronti di altrettanti elementi di vertice e affiliati della fazione del clan dei Casalesi
Altro duro colpo ai casalesi guidati da Francesco Sandokan Schiavone: i carabinieri del Ros e agenti della Squadra mobile della Questura di Caserta hanno eseguito 9 dei dieci decreti di fermo emessi dalla Direzione distrettuale di Napoli nell'ambito di indagini sulle attività estorsive messe in atto tra Aversa, Parete e comuni vicini da alcuni componenti del gruppo dei casalesi, ritenuto ancora guidato da Francesco Schiavone, detto 'Sandokan', da molti anni in carcere dove sta scontando condanne all'ergastolo.
Otto dei nove indagati sono stati arrestati tra Aversa, Casal di Principe, Carinaro e Casaluce, mentre il nono, Pietro Falcone, figlio di Ettore, capo zona di Aversa ucciso in un agguato a Parete, nel 1990, è stato bloccato e catturato a Ravenna mentre nella tarda serata di ieri rientrava nell'abitazione della compagna, che di recente ha dato alla luce una bambina. Falcone ed un altro affiliato alla cosca, Salvatore Orabona, di 37 anni, di Trentola Ducenta, furono al centro di una delle azioni intimidatrici del gruppo stragista di Giuseppe Setola. Nella notte del 12 dicembre di due anni fa, il boss ed altri affiliati, a Trentola Ducenta, spararono contro le abitazioni dei due oltre cento colpi di pistole di grosso calibro e kalashnicov, ma ,in una delle due sparatorie ferirono alle gambe ed all'anca per errore, Giuseppina Molitierno, una donna di 47 anni, che si trovava nella cucina del villino preso di mira. Tra gli arrestati anche una ex guardia carceraria, Gaetano Di Biase, di 33 anni, di Teverola, Antonio Maione, detto "o modenese".
Le indagini, condotte in sinergia dalla Squadra mobile di Caserta, dal Commissariato di Aversa, dai Carabinieri del Ros e del Nucleo investigativo di Caserta e coordinate dalla Dda partenopea, hanno avuto impulso a seguito dell'omicidio di Crescenzo Laiso, esponente di primo piano del gruppo Schiavone, operante tra Aversa, Trentola Ducenta e comuni limitrofi, ritenuto esattore di tangenti imposte a commercianti ed imprenditori. Secondo gli investigatori, l'omicidio sarebbe da ricondursi ad un regolamento di conti interno allo stesso gruppo Schiavone.
Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione mafiosa, tentato omicidio, porto e detenzione illegale di armi ed estorsione.
Laiso sarebbe stato ucciso per uno sgarro, perché non avrebbe consegnato ai capiclan i proventi delle estorsioni raccolte negli ultimi mesi.