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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca

Bus nella scarpata, le motivazioni delle 15 richieste di rinvio a giudizio

I pm della procura di Avellino Adriano Del Bene e Cecilia Annecchini hanno chiesto che 15 indagati vengano processati. Sarebbero responsabili, a vario titolo, della strage di Monteforte Irpino in cui, il 28 luglio 2013, morirono 40 persone

Sarebbero morti in 40, a causa di quell'incidente. Della strage di Monteforte Irpino, la tragedia che il 28 luglio 2013 vide un bus di pellegrini puteolani precipitare giù dal viadotto Acqualonga dell'A16 Napoli-Bari, si stanno ancora accertando le responsabilità.

Il prossimo 16 luglio si terrà, nell'ampia sala dell'ex carcere borbonico di Avellino, l'udienza preliminare nei riguardi di 15 persone ritenute dai pm Adriano Del Bene e Cecilia Annecchini coinvolte – a vario titolo – nelle responsabilità di quell'incidente. Secondo i consulenti della Procura Vittorio Giavotto, Lorenzo Caramma, Andrea Demozzi e Alessandro Lima, le condizioni del bus e carenze strutturali nella barriera avrebbero determinato l'incidente.

Tra gli indagati di cui si è chiesto il rinvio a giudizio Gennaro Lametta, titolare dell'agenzia che noleggiò il bus. Nell'incidente perse suo fratello, che di quel veicolo era il conducente. Per Lametta le ipotesi di reato formulate dai pm sono omicidio colposo plurimo, disastro colposo e falso in atto pubblico, questo in concorso con due funzionari della Motorizzazione civile di Napoli.
I due, nei giorni immediatamente successivi all'incidente, avrebbero falsificato secondo gli inquirenti la pratica relativa alla revisione del pullman, in realtà messo in viaggio – sempre secondo i pm – in condizioni compromesse.

Chiesto il rinvio a giudizio anche i direttori di tronco di Autostrade per l'Italia che si sono avvicendati nella responsabilità del tratto dell'incidente, nonché i responsabili dell'Area Esercizio di Aspi (gestione finanziaria) e due responsabili del posto di manutenzione che non avrebbero segnalato le lacune nei dispositivi di sicurezza della zona.

Incidente bus A16 © Tm NewsInfophoto

"La procura di Avellino conferma che avevamo ragione – commentano Michele Dell'Orco e Carlo Sibilia, deputati M5S – i guardrail non erano a norma e Autostrade per l'Italia è responsabile". "Su questa questione – hanno proseguito i parlamentari pentastellati – già da novembre 2013 abbiamo presentato una dettagliata interrogazione ponendo precise domande all’allora ministro Lupi e successivamente abbiamo sollecitato anche il ministro Delrio, ma ancora attendiamo una risposta”.

“Le barriere – è la spiegazione di Dell'Orco e Sibilia – non solo non erano certificate, ma erano lasciate in stato di degrado e non più efficienti. In pratica la società avrebbe dovuto sostituirle nei lavori eseguiti su quel tratto di strada nel 2009, ma sembrerebbe non aver programmato né l’adeguamento con barriere più efficienti e a norma, e neppure la necessaria manutenzione delle vecchie barriere già installate”.

Intanto il processo civile è già in corso. Il 2 luglio prossimo dovrebbe iniziare, dopo due udienze rinviate per difetti nelle notifiche, il procedimento volto a risarcire i familiari della vittime.

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