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Sciopero generale, i Cobas: "Nel Porto di Napoli si rischia di morire in ogni momento"

Mezzi pesanti bloccati per ore in entrata e in uscita. Oltre alla sigla sindacale, in strada anche i disoccupati 7 novembre, gli studenti e i Carc

Lunga giornata nel Porto di Napoli dove, fin dalle 9 i lavoratori di Si Cobas hanno bloccato i mezzi pesanti in entrata e in uscita. Una mobilitazione che rientra nell'ambito dello sciopero nazionale indetto dalla sigla sindacale. Porto come luogo simbolico della produttività campana, ma anche come specifico terreno di rivendicazioni sindacali: "In questi cantieri, le aziende calpestano i diritti dei lavoratori - spiega Peppe D'Alesio, coordinatore provinciale Si Cobas - non rispettano i contratti, non investono in sicurezza e se qualcuno si permette di chiedere viene cacciato, come successo in queste settimane a nove lavoratori". 

Il tema della sicurezza è centrale: "Nel Porto di Napoli si muore ancora - racconta un lavoratore - In ogni momento si svolgono attività in cui si rischia la vita perché per le aziende la sicurezza è solo un peso. Anche durante una pandemia, l'unico pensiero dei titolari è quello di andare avanti, senza preoccuparsi della nostra incolumità". 

Nell'arco della mattinata, ai Cobas si sono aggiunti gruppi di studenti, disoccupati 7 novembre, il centro sociale Iskra e i Carc. Il blocco dei mezzi pesanti ha causato disagi alla circolazione anche sull'A3 Napoli-Salerno. Per una mezz'ora, alcuni manifestanti hanno bloccato anche via Marina, chiedendo che fossero aperti i varchi del Porto per consentire l'accesso ad altri lavoratori in protesta.

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