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Scavi illegali e furti nelle tombe, "collezionista" nei guai: l'operazione dei carabinieri

I beni archeologici recuperati, databili tra il V ed il III secolo a.C., sono prevalentemente costituiti da vasellame. I militari li hanno consegnati alla Soprintendenza

Il comando dei carabinieri Tutela patrimonio culturale ha restituito alla Soprintendenza partenopea 18 reperti archeologici di inestimabile valore sequestrati ad un privato collezionista e provenienti da scavi archeologici clandestini. La restituzione è avvenuta il 4 aprile a Nola.

I beni, databili tra il V ed il III secolo a.C., sono prevalentemente costituiti da vasellame prelevato da corredi funerari antichi, come crateri, anfore, skyphoi, unguentari, hydriai, ollette e gutti. Rinvenuti inoltre nella disponibilità dell’indagato diversi manufatti di area mesoamericana importati illecitamente.

Le indagini, condotte dal Nucleo Tpc di Napoli in collaborazione con i carabinieri di Torre Annunziata, sono state sviluppate anche attraverso i canali internazionali delle rappresentanze diplomatiche estere e coordinate dalla procura del tribunale di Nola. Hanno permesso di acclarare - secondo gli inquirenti - l’illecita provenienza dei beni oggetto della restituzione, tutti riconducibili a scavi archeologici clandestini ed al traffico illecito di beni culturali.

Di fondamentale importanza per le indagini è stato inoltre l’ausilio della banca dati dei beni culturali illecitamente sottratti del comando carabinieri Tutela patrimonio culturale, che può contare sul database di opere d’arte da ricercare più grande al mondo, contenendo oltre 1.2 milioni di oggetti asportati e quasi 56mila furti denunciati.

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