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Cronaca San giuseppe vesuviano

Accusato di tentato omicidio a Milano: "Sto meglio in carcere che a Napoli"

Il 31enne bengalese - accusato di tentato omicidio per aver colpito con cocci di bottiglia una 65enne sconosciuta - aveva lavorato per anni in una fabbrica tessile nel napoletano, dalle 7 alle 20, per 3 euro l'ora

Un uomo "triste", con pochi amici, "sottopagato" che vive "meglio in carcere rispetto alla condizione in cui si trovava a Napoli", dove lavorava nelle fabbriche del tessile per una paga di "3 euro l'ora". E' una descrizione da nuovo 'schiavo' quella che emerge dalla perizia del 31enne bengalese arrestato per tentato omicidio lo scorso 12 agosto a Milano dopo aver ferito alla gola, con dei cocci di bottiglia, una 65enne sconosciuta in largo La Foppa. 

Dalla consulenza si ricostruisce la vita dell'uomo arrivato in Italia nel 2012. Lascia il Bangladesh e l'università frequentata "con buoni voti" - sogna di fare l'avvocato - si legge nella relazione firmata dal perito del giudice Mario Mantero e condivisa dal consulente della difesa Marco Frongillo.

Il 31enne si trasferisce nel Napoletano, a San Giuseppe Vesuviano, "dove lavora in una fabbrica tessile, dalle 7 alle 20, per una paga da 3 euro l'ora vivendo con connazionali, da 4 a 8 nella stessa camera, il che spiega la sua incapacità di esprimersi e comprendere l'italiano". Lingua che sta imparando in carcere.  Al 31enne, che non ha mai ricevuto cure psichiatriche in passato, - e che compie quel gesto di passaggio a Milano - è stata riconosciuto al momento del fatto di essere affetto da un "disturbo psicotico breve acuto che ha escluso totalmente la capacità di intendere e di volere" da cui ne discende una "elevata pericolosità sociale".

Per il 31enne il suo difensore, l'avvocato Andrea Aloi, ieri ha chiesto l'abbreviato e che sia affidato a una struttura alternativa al carcere.  La notizia è riportata da AdnKronos. 

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