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Bus turistici, gli imprenditori: "Presi in giro da De Luca e de Magistris"

La proposta: "I nostri mezzi potrebbero servire per integrare il trasporto pubblico locale. Prima ci hanno detto si e poi hanno affermato di non avere i soldi. Siamo fermi da marzo e in 5mila rischiano il posto"

Da settimane, sui social o in piazza per protesta, molti cittadini si chiedono come mai per migliorare il trasporto pubblico locale ai tempi del Covid non siano stati utilizzati i bus turistici. La rete è piena delle immagini scattate sui mezzi di Anm o sui treni di Circumvesuviana e Cumana: foto che ritraggono centinaia di persone ammassate, dove il virus si propaga velocemente. 

Dall'altro lato, migliaia di autobus turistici sono fermi ad arrugginirsi da marzo, con altrettante migliaia di lavoratori che non percepiscono stipendio e sono alla canna del gas. E' facile intuire che si potrebbero risolvere due problemi in un colpo solo. "Fin dall'inizio dell'emergenza abbiamo offerto i nostri mezzi per il trasporto pubblico locale - afferma Massimo Castiello, responsabile dell'Associazione bus turistici della Campania - lo avremmo fatto a un costo decisamente inferiore rispetto a quanto costa all'amministrazione un pullman pubblico. Il nostro servizio costa 350 euro al giorno all inclusive, mentre un mezzo dell'Anm può costare anche 700 euro. Abbiamo parlato con il sindaco di Napoli, con il presidente della Regione e con i loro sottoposti. Tutti interessati al servizio, ma alla fine la risposta era sempre la stessa: non hanno i soldi".

Eppure, il ricorso ai bus privati è un'opzione sussurrata a ogni livello istituzionale, addirittura caldeggiata dal ministro ai Trasporti. "Ci sentiamo presi in giro - prosegue Castiello - Settimana scorsa, de Magstris ha annunciato in televisione che erano pronti 300 nostri mezzi per incrementare il servizio: è falso, non ce n'è nemmeno uno. Eppure ce ne sarebbe un bisogno disperato viste le condizioni del trasporto locale". 

Il settore del trasporto turistico non ha mai ufficialmente chiuso, anche se è venuta a mancare la materia prima: i turisti. Burocraticamente, però, la mancata chiusura del settore non ha dato alle imprese il diritto di accedere ai ristori del Governo. Adesso, le aziende sono allo stremo: "Ci hanno tolto anche le gite scolastiche, anche la possibilità di portare una parrocchia fuori provincia. Ci sono 5mila lavoratori che in pochi mesi perderanno il lavoro". 

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