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Cronaca Castellammare di stabia

Usura e estorsioni nel Vesuviano, si è costituito il nipote del boss 'o Mostr

È il terzo arresto per l'inchiesta delle fiamme gialle scattata dopo la denuncia di alcuni imprenditori vessati dal sodalizio camorristico. Inizialmente irreperibile, Cafiero si è costituito nel pomeriggio

Si è costituita, nel pomeriggio di oggi, la terza persona destinataria di misura cautelare in carcere nell'ambito dell'indagine anti usura della Guardia di Finanza di Torre Annunziata e Castellammare di Stabia. Si tratta di Antonino Cafiero, 29 anni, figlio del fratello di Annunziata Cafiero - anche lei arrestata nell'ambito della stessa indagine - moglie del boss Nicola "'o Mostr" Esposito detenuto al 41bis e ritenuto reggente del clan Cesarano.

Antonino Cafiero era stamane irreperibile. È accusato di estorsione con metodo mafioso dal sostituto procuratore Giuseppe Cimmarotta e dal procuratore aggiunto Rosa Volpe. Ad emettere l'ordinanza cautelare è stato il Gip Cananzi del tribunale di Napoli.

Sulla base delle indagini, condotte mediante intercettazioni telefoniche, ambientali, escussioni testimoniali e l’esame dei sistemi di videosorveglianza comunali e privati, le Fiamme Gialle hanno ricostruito un circostanziato quadro indiziario a dimostrazione dell’illecita attività usuraria posta in essere sin dal 2011 da Nicola Esposito, 48 anni, che avrebbe prestato all’imprenditore-denunciante circa 550mila euro in contanti richiedendone il pagamento di interessi annui pari al 120%.

Dopo il suo arresto, avvenuto nel 2014, la riscossione delle rate mensili sarebbe - secondo gli inquirenti - stata effettuata e garantita da sua moglie, Annunziata Cafiero, che si è avvalsa anche della collaborazione di Antonino Cafiero.

In particolare, gli indagati avevano costretto le vittime al pagamento mensile degli interessi (5.500 euro) fino a quando quest’ultime non fossero state in grado di restituire in un’unica tranche anche l’intero ammontare del prestito elargito (cd. “usura conto capitale”) con il rischio, quindi, di non porre mai fine al soffocante rapporto di soggezione con i propri aguzzini e l’incombente pericolo, in alternativa, di cedere agli aguzzini la direzione e la gestione aziendale delle attività imprenditoriali.

Le vittime, esasperate dopo veri e propri “agguati” in stile camorristico, hanno denunciato.

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