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Cronaca

"Senza residenza? Senza diritti!": ActionAid lancia la campagna #DirittiInGiacenza

Con una manifestazione simbolica in piazza Montecitorio gli attivisti denunciano l'emergenza sommersa delle persone straniere e italiane escluse dall’anagrafe: “Una discriminazione invisibile verso i più fragili che nega l’accesso a salute, istruzione, vaccini e assistenza sociale”. A Napoli, dati e storie in un dossier realizzato a Soccavo e Pianura

Vivere in uno stato di attesa e di incertezza, privati dei diritti fondamentali: non avere diritto al medico, alle cure di base e al sistema sanitario nazionale, discriminazione nell'accesso ai vaccini, problemi per la mensa scolastica e il bonus libri dei propri figli, difficoltà ad accedere ai sussidi, ai buoni spesa Covid e all’assistenza sociale, non votare, spesso non poter rinnovare il permesso di soggiorno, essere costretti a registrarsi come senza fissa dimora. È quanto sperimenta un numero imprecisato di persone italiane e migranti in Italia, oltre 300mila stimati solo quelle di origine straniera (Dati Ismu), che resta escluso dall’anagrafe. Uno scenario approssimativo che non consente una stima certa a causa dell’assenza di dati verificabili da parte delle istituzioni, che non permettono di conoscere l'ampiezza reale di una importante parte della popolazione effettivamente presente sul nostro territorio, ma nei fatti tagliata fuori dai servizi e dai diritti essenziali. Storie e racconti che ricorrono in due Dossier realizzati da ActionAid a Roma nel quartiere del Quarticciolo e a Napoli nei quartieri di Soccavo e Pianura, e dalle video testimonianze raccolte grazie alle associazioni partner a Bologna, Carmagnola (TO) e Catania.

Nei giorni in cui si celebra la digitalizzazione dell’Anagrafe nazionale della popolazione residente (Anpr), ActionAid lancia la campagna #DirittiInGiacenza per denunciare che troppo spesso nel nostro Paese l’esclusione dalla residenza è discrezionale, illegittima e discriminatoria verso le persone più fragili. Per chiedere alla politica e alle amministrazioni di garantire l’iscrizione anagrafica, giovedì 22 luglio attiviste e attivisti hanno invaso piazza Montecitorio a Roma con pacchi vuoti restati “in giacenza”, tornati al mittente per mancanza di indirizzo, simbolo dei diritti sospesi.

“Soltanto chi è iscritto nei registri anagrafici è “visibile” dal punto di vista amministrativo e, quindi, è parte della popolazione per la quale le istituzioni pensano le politiche e erogano la spesa sociale. Sono le persone più fragili, costrette o indotte a vivere in condizioni di irregolarità contrattuale o in immobili non congrui - molto spesso perché povere o impoverite – doppiamente penalizzate e escluse, spesso illegittimamente, dalla registrazione della residenza. Con la campagna #DirittiInGiacenza portiamo alla luce un problema sommerso e sconosciuto. Ancora troppe persone in Italia, in particolare di origine straniera, non hanno accesso ai diritti primari. Chiediamo di garantire l’iscrizione anagrafica senza discriminazioni.” spiega Katia Scannavini, Vice Segretaria generale ActionAid.

Il sondaggio sul territorio: l’esclusione dei migranti. ActionAid ha condotto nel mese di giugno un sondaggio su 23 associazioni del Terzo settore impegnate nella tutela dei diritti delle persone migranti, dei senza dimora e dei più vulnerabili, per verificare quanto il problema sia diffuso e radicato nei diversi territori. Il 48% di queste testimonia che sono le persone straniere che più spesso vedono negata la residenza. Un dato che fotografa come siano i migranti più spesso in condizioni di povertà economica e abitativa e vivono più frequentemente in alloggi ritenuti
(illegittimamente) non idonei per l’iscrizione anagrafica (ad es: appartamenti o stanze in affitto non registrato, case con molte persone presenti, ecc). Inoltre, in molti uffici anagrafici il personale non è adeguatamente formato – sia sulla normativa, sia con riferimento alla capacità di dialogo interculturale. Per il 62% delle associazioni sono proprio le persone migranti a subire gli effetti più gravi e di forte impatto dell’esclusione dall’anagrafe. Barriere linguistiche, difficoltà delle pratiche burocratiche, mancato dialogo tra le diverse istituzioni, discrezionalità e discriminazioni, sono le cause principali che senza l’intervento diretto e la presa in carico delle associazioni non sarebbero superati. Un dato e un problema che accumunano Nord, Centro e Sud d’Italia dove emerge chiaramente la difficoltà di assistenza per i lavoratori e i braccianti agricoli. Nelle comunità dove non sono presenti Ong, associazioni e sindacati non c’è nessuna forma di sostegno e orientamento legale.

DATI E RACCONTI NEL DOSSIER REALIZZATO A NAPOLI

“A Napoli il bisogno abitativo diventa in alcuni casi vera e propria emergenza. Il nostro contesto è caratterizzato da un’offerta di alloggi ridotta, un diffuso mercato immobiliare informale e bassi standard qualitativi. Le persone subiscono l’esclusione dalla residenza sia a causa di comportamenti e prassi illegittime, perché in contrasto con le leggi costituzionali, sia per l'esistenza di norme profondamente discriminanti. Con la campagna #DirittiInGiacenza portiamo alla luce un problema volutamente sommerso e sottovalutato. Ancora troppe persone in Italia, in particolare di origine straniera, non hanno accesso ai diritti primari. Chiediamo di garantire l’iscrizione anagrafica senza discriminazioni.” spiega Daniela Capalbo, Referente per ActionAid a Napoli.  

La IX municipalità di Napoli, che include Soccavo e Pianura, conta 100.922 abitanti - gli stranieri sono 2.310, poco meno del 4% della popolazione residente nella municipalità - ma è forte l’eterogeneità sociale che si riflette nelle condizioni abitative, tra edilizia residenziale pubblica e privata, situazioni informali e altre di vera e propria emergenza, come quelle che caratterizzano il rione Traiano. Un’indagine dell’Unione Inquilini segnala, solo in città, 17.000 persone in emergenza abitativa mentre il turnover all’interno dell’edilizia residenziale pubblica è bloccato dalla pubblicazione dell’ultima graduatoria comunale, oltre vent’anni fa. Nonostante l’amministrazione cittadina abbia emanato in questi anni una serie di deliberazioni per attutire gli effetti dell’articolo 5 del decreto Lupi - che impedisce a chi vive in stabili occupati di avere la residenza - la loro applicazione risulta disomogenea da parte degli uffici territoriali, minando la possibilità da parte dei cittadini di ottenere il godimento pieno dei loro diritti. Ad esempio, sono state quasi mille le domande per il bonus spesa rifiutate dal comune di Napoli (su circa 18.000) perché i richiedenti, in gran parte occupanti casa e inquilini a nero, sono stati considerati non residenti.

Pierre è il presidente di un’associazione senegalese che organizza attività culturali e soprattutto assistenza per i propri connazionali. La diffusissima pratica di non stipulare regolari contratti d’affitto da parte dei proprietari ha gravissime conseguenze sulle vite delle persone. “I senegalesi – dice Pierre – affittano le case anche a nero perché il proprietario spesso non vuole fargli il contratto, non vuole pagare le tasse. Molti proprietari non danno alternativa: o prendi o lasci; tanto troveranno sempre qualcuno. La conseguenza è che i ragazzi sono costretti a dichiarare la propria residenza dove non dormono, dove non vivono, o addirittura comprano la residenza attraverso intermediari, sia italiani che stranieri”. Senza ricevute di pagamento dell’affitto si è esposti a ogni forma di ricatto.

Perché si viene esclusi dall’anagrafe? L’art. 43 del codice civile stabilisce che «la residenza è nel luogo in cui la persona ha la dimora abituale». Si tratta di una definizione molto chiara e semplice. Non può essere di ostacolo alla iscrizione anagrafica la natura dell'alloggio, quale ad esempio un fabbricato privo di licenza di abitabilità ovvero non conforme a prescrizioni urbanistiche, grotte, alloggi in roulotte, né la presenza o meno di un contratto regolare di proprietà o di locazione. Nonostante questo, il legislatore negli anni ha escluso dall’anagrafe specifici gruppi sociali con finalità “punitive” (ad esempio i richiedenti asilo con i Decreti Sicurezza del primo Governo Conte), prima ancora l’art. 5 del “Piano Casa” del 2014, nato per contrastare le occupazioni abusive, ha di fatto posto delle barriere insormontabili anche a migliaia di persone impossibilitate a dimostrare presso gli uffici dell’anagrafe un titolo di possesso dell’immobile ritenuto valido.

Per le persone straniere la situazione è ancora più grave: molti uffici non registrano le dichiarazioni di residenza presentate dai cittadini stranieri con il permesso di soggiorno in fase di rinnovo, conversione o rilascio: è una procedura illegittima molto diffusa. Inoltre, sono numerosi i casi di errori burocratici che rendono impossibile arrivare a chiudere positivamente la richiesta di iscrizione. Per sfuggire all’invisibilità chi è escluso dalla residenza per potersi registrare nel Comune dove vive è costretto a ricorrere alla cosiddetta iscrizione fittizia, cioè iscriversi come senza fissa dimora. Una soluzione difficile e che toglie dignità alle persone perché richiede un colloquio preliminare con i servizi sociali e ha tempi di gestione lunghissimi. I numeri crescenti delle persone senza iscrizione anagrafica hanno creato anche il “mercato delle residenze”, non di rado infatti si è costretti ad acquistare la possibilità di essere registrati presso un appartamento nel quale non si vive. 

Le raccomandazioni alle amministrazioni e alla Politica. A Napoli ActionAid è impegnata nel migliorare le condizioni delle famiglie in disagio abitativo e tramite uno sportello dedicato al diritto all’abitare viene fornita assistenza alle persone che hanno bisogno di conseguire l’iscrizione all’anagrafe. In attesa che venga abolito l’articolo 5 del Piano Casa, le amministrazioni locali possono mettere in campo alcune misure: rendere omogenee le prassi applicate negli uffici anagrafici e azzerare ogni prassi non conforme alla normativa; cessare ogni prassi non conforme in relazione alla richiesta del titolo di godimento dell’immobile; restringere l’ambito di applicazione dell’art. 5 del decreto legge 47/2014 e favorire la deroga indicata nel comma 1 quater dell’art. 5, secondo il quale «il sindaco, in presenza di persone minorenni o meritevoli di tutela, può dare disposizioni in deroga a quanto previsto ai commi 1 e 1-bis a tutela delle condizioni igienico-sanitarie», così come attuato dal sindaco di Palermo nel 2019, che ha autorizzato l’iscrizione anagrafica in base a questa specifica previsione; allineare le procedure per l’iscrizione anagrafica per le persone senza fissa dimora al contenuto della legge, consentendo loro la possibilità di fornire autodichiarazioni, dichiarazioni di esercenti commerciali, di associazioni, ecc. nell’ambito delle tempistiche e con le modalità definite dalla legge; incentivare la formazione interculturale dei funzionari d’anagrafe; rendere effettiva la registrazione telematica dell’iscrizione per tutti gli interessati.

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