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Sabato, 20 Aprile 2024
Cronaca

La storia di Abdullah, napoletano islamico: "La religione musulmana è di pace"

Il fotografo convertito all'Islam risponde alle domande degli ascoltatori della trasmissione di Gianni Simioli "La Radiazza": "Per colpa di alcuni terroristi non si può condannare un’intera comunità"

La Radiazza alla scoperta dell’Islam. La trasmissione in onda tutte le mattine su Radio Marte e condotta da Gianni Simioli, ha ospitato in studio Abdullah Mexico Ferdinando Ottaviano Quintavalle, fotografo convertitosi alla religione che venera Allah

A seguito degli attentati di Parigi da parte di cellule dell’Isis avvenuti il 13 novembre scorso, la Radiazza - si legge in una nota - ha intrapreso un piccolo viaggio nel mondo musulmano, ignaro per molti, intervistando personalità di spicco come il presidente della comunità islamica Amar Abdallah, imam della moschea di corso Arnaldo Lucci, uno dei primi a condannare l’attacco al cuore della Francia da parte del sedicente Stato Islamico.

Davvero interessante la storia di Abdullah, nome che tradotto significa “servo di Dio’’, nato a Caracas, per un periodo a Il Cairo in Egitto ed ora a Napoli. «In un momento per me particolare – le sue parole nel corso della trasmissione -  quando dormivo alla stazione di Napoli perché non avevo un posto dove stare, piano piano ho iniziato a frequentare alcuni locali arabi che mi hanno dato pieno sostegno ed aiuto. In questo modo mi sono avvicinato a questo all’Islam, tenendo conto del fatto che oramai non mi riconoscevo più negli elementi fondanti del Cristianesimo. Quando sono stato in Turchia, paese dove è avvenuta la mia conversione all’Islam, sono stato diretto protagonista dell’ospitalità e gentilezza dei musulmani».

Diverse le domande poste in diretta dai radioascoltatori alle quali Abdullah ha risposto tentando di far comprendere quale sia il vero significato della religione islamica, tralasciando i pregiudizi. Dal ruolo delle donne, alla tolleranza delle minoranze al rispetto delle regole in paesi, fra cui l’Italia, dove la maggioranza è cattolica. Queste le domande poste dagli amici della comitiva de La Radiazza. «Non sono 8 persone dello Stato Islamico protagonisti degli attentati di Parigi a poter infangare il nome dell’Islam – la risposta di Abdullah -  Non sappiamo davvero cosa sia l’Isis e chi lo sostiene. Il discorso, rispetto a quello che sta succedendo, non è religioso ma politico. Quando l’America, per esempio, ha sganciato la bomba atomica su Hiroshima e Nakasaki o usato bombe al Napalm in Vietnam, non c’è stato nessuno che in Oriente abbia fatto titoli del tipo “Bastardi Cristiani’’, come invece avvenuto dopo quello che è successo a Parigi. La religione non c’entra niente con quello che sta accadendo. A qualcuno, anche nel mondo politico e dei media, forse serve confondere le idee sull’Islam e dire che tutta una religione è contro l’Occidente. In diversi paesi arabi, per esempio in Egitto dove vivevo, la convivenza tra religioni realmente esiste, come il ruolo della donna è assolutamente paritario all’uomo. È nei territori dove vige ancora la legge tribale che la donna ha maggiori problemi. Il burka non è contemplato nell’Islam, è un'usanza tribale dell’uomo. La religione musulmana è di pace: non tollera tagliare un albero perché è peccato, uccidere un uomo perché è peccato. Stessa cosa per un animale, tranne se è per la necessità di mangiarlo».   
 
Poi la chiusa di Abdullah: «Noi musulmani viviamo un senso di disagio. Ma per colpa di alcuni terroristi non si può condannare un’intera comunità».  

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