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Il Comune abbatte i Bipiani, 83 famiglie restano senza casa

Sono state realizzate con l'amianto nel post-terremoto e dovevano essere case parcheggio. Dopo oltre trent'anni sono destinate alla demolizione, ma l'amministrazione non ha offerto nessuna alternativa alle persone che abitano le baracche

Trent'anni passati nell'amianto, a camminare tra i cavi elettrici scoperti, con il rumore di topi e altri animali che corrono nei sottotetti. A camminare tra i Bipiani di Ponticelli neanche sembra di essere in Europa, in Italia, a Napoli. Eppure, sono l'unica casa possibile per le 83 famiglie che li abitano. Ancora oggi, che il Comune di Napoli vuole abbatterli, per queste persone non ci sono alternative. "Dopo decenni passati senza che si muovesse nulla - racconta Patrizio Gragnano, portavoce dei residenti - il Comune ha fatto la cosa più semplice. Caccia queste persone senza preoccuparsi di dove andranno a vivere"

Quasi la metà dei residenti vive qui dal giorno della loro costruzione, abbandonati e dimenticati da tutte le amministrazioni che si sono succedute negli anni. "Alcuni li ha portati qui il Comune stesso - prosegue Gragnano - quando furono abbattuti gli altri Bipiani della zona, ma non c'erano case per tutti". Nell'attesa di un alloggio dignitoso, in molti si sono ammalati di tumore o di malattie respiratorie, come Antonietta: "Sia io che mio marito siamo malati. Lui ha un cancro, io ho problemi cardiaci. Viviamo da 17 anni in queste case d'amianto e nessuno si è mai occupato di noi. Vorremmo una casa, certo non una villa, solo una casa dove poter vivere"

Anche Cira è malata di cancro: "Queste non sono abitazioni, questo è un cimitero. Sapete quante volte, negli anni, sono venuti a promettermi una casa? Non le conto neanche più". Cira è vedova ed è madre di 10 figli: "Tutti cresciuti tra queste lamiere". Ad attendere le chiavi di un nuovo alloggio è anche Enrichetta, albanese con cittadinanza italiana, iscritta nei registri nel Comune dal 1997: "Per me la casa è un sogno, un sogno a cui tutti hanno diritto. Ma io non ho più la forza di lottare. Noi lottiamo, ma non otteniamo mai nulla"

Promettono, però, che troveranno ancora la forza per alzare la voce. Perché, come dice Cira: "...se non ci trovano un'altra sistemazione non permetteremo al Comune di abbattere i Bipiani. Io con 500 euro di pensione non me la posso permettere una casa". Nel frattempo, da Palazzo San Giacomo sono arrivate le diffide che intimano ai residenti di lasciare le baracche: "Per noi sono come una dichiarazione di guerra - replica Gragnano - Abbiamo proposto soluzioni abitative dal 2019 e non ci hanno mai ascoltato, dimostrando solo disprezzo per gli ultimi della società"

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