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Giovedì, 18 Aprile 2024
Cronaca

Maxi sequestro ai Casalesi: 50 milioni tra case e società

Gli agenti della Dia di Napoli, da stamattina, stanno eseguendo quattro decreti di sequestro nei confronti di 30 prestanomi del clan dei casalesi. I provvedimenti sono stati notificati in carcere a Giosué Fioretto, Antonio Della Ventura, Nicola Verolla, Giuseppe Setola e Pasquale Setola

Cinquanta milioni di euro, a questa cifra ammonta il sequestro ai danni dei casalesi, il più grande dai tempi dell’operazione Spartacus. Nella rete della Dia sono finiti anche oltre 30 prestanome appartenenti al clan.

Sono più di 100 gli agenti del Centro Operativo della Dia di Napoli che stanno eseguendo quattro decreti di sequestro emanati, su proposta del Direttore della Dia, dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere, nei confronti dei 30 prestanomi di persone del clan dei Casalesi.

L'operazione è frutto di indagini patrimoniali che hanno portato all'emissione di provvedimenti nei confronti di cinque persone e di 30 prestanome ricollegabili alle stesse, dietro ai quali si celavano le attività di reimpiego e di riciclaggio dei proventi dell'attività criminale del clan.


I provvedimenti della magistratura sono stati notificati in carcere, dove sono detenuti per altri reati, a Giosué Fioretto, Antonio Della Ventura, Nicola Verolla, Giuseppe Setola e Pasquale Setola. Quest'ultimo, fratello di Giuseppe, leader dell'ala stragista dei Casalesi, imprenditore attivo nel settore degli appalti pubblici, attraverso la società 'General Impianti sas di Pagano Massimiliano & C.', di Casal di Principe, oltre ad essere affiliato al clan del Casalesi, è stato individuato quale terzo intestatario di numerosi dei beni illecitamente accumulati, che sono stati sequestrati stamani nel corso dell'operazione.

Pasquale Setola era già titolare di imprese commerciali, poi cedute a terzi per evitare i sequestri una volta che il fratello Giuseppe era divenuto un personaggio noto, a seguito delle stragi e dei molti omicidi avvenuti nell'estate del 2008.

Le indagini patrimoniali hanno messo in luce l'esistenza di numerosi altri immobili e società intestate ad insospettabili terzi nel tentativo di aggirare le attività investigative e la conseguente attuazione della normativa antimafia.
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