Chi sono e cosa fanno di preciso gli acquafrescai di Napoli? E come mai la limonata "a cosce aperte” ha un nome tanto curioso? Nel video vi portiamo con noi per le strade della città, passando di chiosco in chiosco per raccogliere tutte le storie insieme ai loro protagonisti.
Le “acque fresche” dal sottosuolo di Napoli
Un tempo, tra il centro storico e Borgo Santa Lucia, dal sottosuolo sgorgavano acque minerali dalle diverse caratteristiche, vendute in appositi “bancarielli” e chioschetti presso le fonti. Spesso nelle “mummarelle”, piccole anfore di terracotta che avevano il pregio di mantenere l’acqua a lungo fresca. Quella suffregna (ovvero sulfurea) e quella ferrata erano le più famose e ricercate, e tipicamente si servivano al bicchiere con un po’ di succo di limone fresco.
La granita prima dell’invenzione della granita
Gli acquafrescai vendevano inoltre la "rattatella", progenitrice della granita moderna. Si trattava infatti di ghiaccio tritato al momento da un blocco avvolto in teli di lino, grazie a uno strumento simile a una grattugia. Da servire poi direttamente nelle mani o su foglie di fico o limone, aromatizzato con succhi e pezzi di frutta fresca: ovviamente limone oppure arance, amarene e anguria. Con il “risanamento” urbanistico di fine ‘800 prima e con le norme di contenimento dell’epidemia di colera negli anni ’70 poi, le fonti sono state del tutto cancellate. Ma non il loro ricordo e nemmeno alcuni degli storici chioschi. Questi, con il tempo e l’ingegno, si sono trasformati in punti vendita di spremute e granite, tramandati di generazione in generazione.
Gli acquafrescai più longevi di Napoli
Il banco di Piazza Trieste e Trento risale al 1836. Con sorriso accattivante, orgoglio e maestria, a preparare la limonata — da bere rigorosamente a cosce aperte, spiegheremo il perché — e la granita di limone è Vincenzo Masiello. Spesso in compagnia del padre, per tutti “Cocò”, spera di poter tramandare l’attività alla sua bambina, che oggi ha 7 anni e quando può gli fa compagnia. Non molto lontano, a Via Chiaia e vicino al Teatro Sannazaro, dal 1902 c’è invece l’Oasi. Questo banco dell’acqua un tempo era gestito dalle “vecchierelle”, come tutti nel quartiere chiamavano le proprietarie che, circa 30 anni fa, hanno passato il testimone all’amico Claudio Di Dato, oggi coadiuvato dai figli.
La vera storia della limonata “a cosce aperte”
Sarebbe stato proprio Di Dato, giocando con un ardito doppio senso, a coniare l’espressione “limonata a cosce aperte”, poi ripresa un po’ ovunque. Così si indica la spremuta di limone con aggiunta di acqua e un pizzico di bicarbonato, dall’immediato effetto tanto effervescente da farla straboccare dal bicchiere. È bene, quindi, ricordarsi di divaricare le gambe al primo sorso, per evitare di sporcarsi. Da tempo, oltre alla limonata, qui si servono spremute di frutta di ogni tipo, oltre a drink e cocktail di tendenza, come l’immancabile spritz.
Limonate, granite un po’ di “food porn”
Per trovare un altro chiosco storico bisogna spostarsi alla Riviera di Chiaia, verso Piedigrotta, dove da oltre 50 anni lavora Aurelio. Una vera e propria meta di golosi a ogni ora del giorno e della notte. Non solo limonata a cosce aperte e infinite varietà di granita — anche al cioccolato — ma pure crêpes, churros e cornetti con farciture un po’ “food porn”. Talmente richiesti che sono sorti altri punti vendita nel quartiere collinare del Vomero, in centro storico e dentro al parco divertimenti Edenlandia.
Per chi oltre alla limonata cerca un’atmosfera da Napoli Anni ‘70 e infiniti gusti ghiacciati, una meta imperdibile è Lello delle granite: dalla sede originaria di Via Foria, nel 1996 si è spostato a Via Casanova, nella cosiddetta zona della Ferrovia, poco lontano dalla Stazione Garibaldi. Se la folla lo consente, il proprietario racconterà volentieri anche a voi tante storie e aneddoti, gustosi quanto le sue granite.