Sconto in fattura per Bonus dell’Agenzia delle Entrate: come funziona nella vita reale
Per tutto il 2021 e fino al 30 giugno 2022, sconto in fattura al posto della detrazione Irpef per tutti i bonus dell’Agenzia delle Entrate, fatta eccezione per il bonus mobili ed il bonus verde. Cosa sapere. Il parere dell'Arch. Laura Palazzo
Il Decreto Rilancio, convertito in Legge n. 77 del 17 Luglio 2020, introduce lo Sconto in Fattura, quale alternativa alla detrazione Irpef, per tutti i bonus dell’Agenzia delle Entrate, fatta eccezione per il bonus mobili ed il bonus verde, ed è valido per tutto il 2021 e fino al 30 giugno 2022.
Quando è applicabile lo sconto in fattura
Sintetizzando lo sconto in fattura, come alternativa alla detrazione irpef su piu’ anni sarà applicabile per:
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Bonus Ristrutturazioni al 50%,
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Ecobonus al 110%,
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Ecobonus al 50% ed al 65%,
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Il sismabonus, bonus facciate, sostituzione o nuova installazione di impianti fotovoltaici e relativi accumuli;
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la posa di colonnine per la ricarica delle auto elettriche: quest'ultime beneficiano delle detrazioni al 110 % se installate contestualmente ad uno dei tre interventi trainanti dell'Eco-bonus al 110%.
Bonus e sconto: le differenze
La differenza sostanziale tra le due modalità di rimborso è:
nel caso di detrazione, il cittadino che affronta una spesa per lavori edili e impiantistici recupera in più anni parte o tutte le spese ( a seconda della tipologia di opere e quindi di bonus applicabile) sostenute attraverso “sconti” sulle tasse IRPEF. Quindi il cittadino dovrà pagare la totalità dell’importo entro la fine dei lavori, ed in questi importi risultano anche inclusi i compensi relativi alla progettazione e direzione lavori, e di questi una quota sarà scalata dalle tasse dovute nei dieci anni successivi;
nel caso di sconto in fattura, il cittadino spenderà solo una percentuale sull’importo totale. In caso di bonus ristrutturazioni ad esempio, l’impresa anticiperà il 50% della spesa che a sua volta riprenderà dalla banca. I soldi vengono liquidati dalle banche o a fine lavori oppure per stati di avanzamento, che possono essere massimo di 2: il primo al 30% della spesa totale e il secondo ad almeno il 60%. Il professionista nel frattempo, anticipando il suo lavoro senza alcun corrispettivo in denaro ed assumendosi invece tutti i rischi, dovrà redigere una serie di documenti assumendosi la responsabilità delle dichiarazioni fornite che saranno poi validate attraverso un visto di conformità rilasciato da un intermediario abilitato: commercialista, esperto contabile, consulente del lavoro etc. Tramite questo visto, l'intermediario verificherà che il tecnico abbia prodotto tutte le asseverazioni, le attestazioni e che possieda la polizza assicurativa obbligatoria. L’impresa edile, invece, dovrà anticipare uomini e mezzi oltre che materiali e coprire almeno fino al 30% delle opere da realizzare contando solo sulle sue forze e dovrà poi sperare che la banca approvi le documentazioni pervenute ed eroghi il denaro.
Diverse banche e intermediari finanziari sono scesi in campo per accaparrarsi i benefici del Superbonus al 110% e co. ma se, per il suddetto superbonus, mediamente le offerte dei maggiori istituti di credito si aggirano intorno all’8-10% di competenze per condurre le suddette operazioni finanziarie, per il bonus Ristrutturazioni, quello che per intenderci, diventa il pane quotidiano per Progettisti ed imprese di medie, piccole o piccolissime dimensioni, le banche e gli intermediari finanziari arrivano a trattenersi il 20% per erogare il denaro, sempre nell’ambito delle condizioni fin qui esposte.
Il quadro della situazione
Il privato cittadino che deve affrontare una ristrutturazione del suo immobile di media dimensione, (es. 100 mq), dovrà dare mandato di incarico ad un Architetto il quale redigerà un progetto preliminare e poi definitivo da sottoporre ad una o piu’ imprese per ottenere le relative offerte per la materiale esecuzione delle opere.
Scelta l’impresa dal committente, l’architetto dovrà richiedere le relative autorizzazioni (Es. CILA) e assistere il suo cliente nella sottoscrizione del contratto con l’impresa edile, iniziare a preparare gli elaborati relativi alla progettazione esecutiva e nel frattempo indirizzare e coadiuvare il committente nell’acquisto di pavimenti, rivestimenti, igienici, rubinetterie, caldaia, corpi scaldanti, apparecchi illuminanti etc. Fin qui senza incassare alcunchè. Il committente nel frattempo pretende dall’impresa che questa si carichi della percentuale relativa al bonus applicabile (in tal caso bonus ristrutturazioni al 50%) ma l’impresa di medie o piccole dimensioni, nel frattempo, dovrà pagare gli operai per il lavoro svolto e acquistare i materiali e le strumentazioni necessarie per eseguire le opere.
La banca difficilmente, su importi medi e piccoli, potrà applicare condizioni vantaggiose e o il cittadino o l’impresa si vedranno decurtare dalla somma finanziabile il 20% di commissioni per aver erogata la relativa somma e dovranno aprire, in ogni caso, un conto dedicato su cui saranno versati i soldi e attraverso il quale saranno effettuati i pagamenti, rischiando peraltro che non venga poi ottenuto il visto di conformità e di non vedere il loro lavoro pagato. A questo punto i piccoli soggetti, i liberi professionisti e le imprese, non potendo garantire lo sconto in fattura saranno scavalcati dalle grandi società di ingegneria, dai consorzi edili e dalle imprese di grandi dimensioni. Già l’abolizione dei minimi tariffari aveva dato il colpo di grazia ai liberi professionisti che si sono visti schiacciati dalla concorrenza delle grandi società di ingegneria con cui difficilmente potevano competere. Il libero professionista rappresenta ad oggi l’unica garanzia per il cittadino.
Schiacciare i liberi professionisti significa rendere i cittadini “schiavi” delle grosse compagnie che imporranno i loro prezzi e tuteleranno i loro profitti prima di tutelare i loro clienti.
La proposta di modifica
Cosa si può fare? Innanzitutto rendere omogenei e trasparenti gli importi trattenibili a titolo di commissione per gli istituti di credito e fissando per questi delle soglie. Questo accorgimento normativo eviterebbe che per rientrare delle percentuali decurtate a titolo di commissione si attuino meccanismi poco virtuosi che portano a favorire l’evasione fiscale e le transazioni di denaro “a nero”.
Il sistema innescato dal decreto rilancio, invece di favorire il settore dell’edilizia, rischia di comprometterlo definitivamente, facendo scomparire le piccole realtà che spesso si caratterizzano per eccellenza e competenza favorendo invece quelle grandi e molto strutturate.
Noi Architetti auspichiamo che intervengano regole che tengano in adeguato conto le conseguenze reali sulla prassi professionale. Se ciò non accadesse il nostro lavoro sarebbe ulteriormente compromesso ed in molti, in linea con la tendenza in atto gia’ da alcuni anni, si troveranno costretti, perché schiacciati dalla pressione fiscale e dai costi, a chiudere la loro attività ed a rinunciare ad esercitare la Professione Libera.
Le leggi andrebbero promulgate tenendo ben presente tutte le specificità reali, cercando di favorire i più deboli come regola generale. La pubblicità inizialmente fatta al bonus al 110 aveva fatto insinuare nell’opinione pubblica l’idea di poter ristrutturare non spendendo nulla, anzi guadagnando il 10% dell’importo totale. Per fortuna pian piano sono arrivati i chiarimenti ma l’opzione sconto in fattura è apparsa talmente appetibile che invece di innescarsi sistemi di cooperazione virtuosa tra piccole realtà sta andando piuttosto ad innescarsi una guerra tra poveri triste e avvilente.
Sono architetto, iscritta all’albo ed all’Inarcassa dal 2003 e non ho mai ricevuto nessun pagamento per le mie competenze professionali senza emettere relativa regolare fattura. Faccio due lavori per sostenere le esigenze della mia famiglia e desidero continuare a lavorare nell’ambito della legalità e correttezza.
(Arch. Laura Palazzo)