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Vomero

A cura di Gennaro Capodanno

Napoli: 1° maggio con negozi aperti

Se è vero come è vero che il diritto al lavoro è il primo a dover essere garantito, in ossequio al dettato della nostra Carta costituzionale è ancor più vero che il “diritto alla vita” rappresenta il presupposto fondamentale dal quale necessariamente discendono tutti gli altri diritti della persona umana

 

 

 

A testimonianza del solco sempre più profondo che si va tracciando tra istituzioni e cittadini il dato che il 1° maggio, festa del lavoro, durante la quale negli anni scorsi tutte le attività lavorative sono rimaste ferme, al Vomero, quartiere commerciale per antonomasia del capoluogo partenopeo, la maggior parte degli esercizi commerciali è rimasta aperta per una normale mattinata di shopping, con tanta gente in strada, complice la bella giornata di sole. Tutto ciò nonostante l’appello dei giorni scorsi sulla sacralità della festa dedicata ai lavoratori, appello che evidentemente è stato ignorato dagli addetti al terziario commerciale che hanno deciso di alzare le saracinesche anche in questo giorno. D’altra parte se è vero come è vero che il diritto al lavoro è il primo a dover essere garantito, in ossequio al dettato della nostra Carta costituzionale è ancor più vero che il “diritto alla vita” rappresenta il presupposto fondamentale dal quale necessariamente discendono tutti gli altri diritti della persona umana. E’ proprio il diritto ad una vita dignitosa e serena, come dimostrano i tanti, troppi recenti episodi alla ribalta delle cronache, che viene oggi negato a coloro che si vedono costretti a rinunciare ad un’esistenza che sembra non aver più ragione d’essere, costretti a sacrifici intollerabili per se stessi e per le proprie famiglie. A testimonianza anche il dato che l’appello, da me lanciato nei giorni scorsi per la creazione da parte delle istituzioni preposte, per l’intera area di Napoli e provincia, di uno sportello anti suicidi, è caduto completamente nel vuoto, non ricevendo alcuna risposta operativa. Un atteggiamento indifferente e superficiale se rapportato alla scia di sangue che si allunga giorno per giorno. Di fronte all’ennesima vita spezzata lo stesso arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, ha levato con forza la sua voce gridando: “Spezziamo la dolorosa catena di suicidi! Fermiamo la mano dei nostri fratelli più deboli!“. Speriamo che questo grido non resti anch’esso una “vox clamantis in deserto” e che le istituzioni preposte accolgano, con decisioni consequenziali, l’appello del presule per una “terapia che deve portare ad una società più sana e più giusta, non ad una società più povera“, fermando così l’escalation di queste “morti innaturali”.

 

 

Gennaro Capodanno

gennarocapodanno@gmail.comprimomaggio1-3

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