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Vomero

A cura di Gennaro Capodanno

Festeggia i 97 anni l’osteria “Donna Teresa” al Vomero

Iniziative serie per salvaguardare le botteghe storiche

 

 

 

            In un quartiere che cambia pelle ogni giorno con esercizi commerciali che chiudono per riaprire, dopo pochi giorni, con un nuovo gestore e con diversi prodotti, con “cediture” che si vocifera arrivino a cifre a sei zero di euro, con trasformazioni che hanno modificato la destinazione originaria d’uso di immobili, ai piani cantinati e ai primi piani degli edifici, trasformandoli in esercizi commerciali, se non addirittura in ristoranti, con supermercati o esercizi della grande distribuzione, che sono stati impiantati anche in locali, interrati o seminterrati, realizzati come depositi o garage, e  con la scomparsa dal novero delle ditte di molti negozi che fino a qualche anno fa erano gestiti da famiglie che operavano da quasi un secolo al Vomero, tramandando l’attività di padre in figlio, spicca un caso più unico che raro. La presenza, proprio al Vomero, di un’osteria che fu inaugurata nel lontano 1913 in un piccolo locale in via Michele Kerbaker al civico n. 58 e che in questi giorni ha festeggiato, dunque, i 97 anni di vita.

            La caratteristica peculiare di questa trattoria è che, fondata da “ donna Teresa “, un donnone che per tutta la giornata si dedicava ai fornelli posti nel retrobottega, è poi passata ai figli ed è oggi gestita, con amore e competenza, dal nipote, Luigi Sorvino. Altra caratteristica è che all’interno dell’unico locale, dove trovano posto appena una ventina di persone si possono assaggiare ancora gli antichi manicaretti, le pietanze tipiche della trattoria, più simili ai prodotti della cucina di casa che a quelli della moderna ristorazione.

            Nulla a che vedere, insomma, con altri locali similari, i quali dell’antica tradizione culinaria partenopea non hanno mantenuto molto, se non, in qualche caso, il nome.

            Con l’occasione invito ancora una volta il governatore della Campania e il sindaco di Napoli ad adoperarsi affinché, dopo un censimento di tutte le antiche attività presenti a Napoli, vengano studiate forme d’incentivazione anche economica, da parte della Regione e del Comune, per preservare le “botteghe storiche”, che rappresentano un punto di riferimento, anche culturale, della Città, così come già fatto in altre realtà urbane del Paese, non sponsorizzando manifestazioni che nel maldestro tentativo di ricordare la storia del commercio, ignorano poi l’esistenza di esercizi  quasi centenari come quello indicato.

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