Nella seduta n. 372 di mercoledì 22 settembre 2010 della Camera dei deputati sono state esaminate diverse questioni d'insindacabilità ai sensi dell'art. 68, 1° comma, della Costituzione. Tra queste ve n'era una, indicata con la sigla Doc. IV-ter n.9 (https://leg16.camera.it/_dati/leg16/lavori/documentiparlamentari/indiceetesti/004ter/009/INTERO.pdf), legata ad un procedimento contabile, nei confronti di alcuni deputati all'epoca dei fatti, promosso dalla Corte dei Conti, sezione giurisdizionale della Campania. In tale procedimento venivano chiamati in giudizio i suddetti parlamentari insieme ad amministratori del Comune di Napoli, con la richiesta di condanna in solido per una somma complessiva di oltre 17milioni e mezzo di euro, oltre alla rivoluzione monetaria, agli interessi legali e alle spese di giustizia, a favore dello stesso Comune, in parte per danni patrimoniali ed in parte per danni non patrimoniali all'immagine. Nell'ordinanza, depositata il 30 giugno 2009 dai giudici contabili e pervenuta alla Camera il 15 luglio 2009, si legge, tra l'altro: " I fatti posti a base della suddetta richiesta riguardano i lavori di costruzione della linea metropolitana della città di Napoli, che sono stati oggetto di interesse anche della giurisdizione penale. Il materiale probatorio raccolto nell'ambito del processo penale de quo appare al requirente contabile rilevante per l'asseverazione della vicenda anche sotto il profilo della responsabilità gestoria di tipo amministrativo conosciuta da questa Corte, previa un'autonoma attività di acquisizione dei verbali e altri documenti. Nella puntuale ricostruzione di essa risulta un continuato e ampio sistema di corruttela svoltosi dal 1974 al 1992, destinato a procurare ingenti mezzi finanziari richiesti e riscossi da eminenti esponenti delle istituzioni locali e statali, a sostegno di interessi particolari. L'occasione è stata rappresentata dalla realizzazione di un'importante e complessa opera pubblica, quale la metropolitana napoletana, da parte dell'impresa costruttrice M.N. s.p.a. risultata aggiudicatrice nel 1974 con contratto stipulato nel 1976. Quest'ultima risulterebbe così aver versato in una pluralità di occasioni, direttamente e indirettamente, ingenti somme di denaro ai convenuti in cambio dell'appoggio delle forze politiche da essi rappresentate con condizionamento dell'azione pubblica condotta dalle istituzioni. L'importo delle cosiddette tangenti erogate con periodicità a favore dei predetti convenuti è stato quantificato in lire 20.000.000.000, pari ad euro 10.329.137,00 ". Pur con le perplessità espresse, segnatamente per il tempo decorso dal verificarsi dalla vicenda in oggetto, che risale, come già sottolineato, ad un periodo tra il 1974 ed il 1992, la Camera ha approvato la proposta della Giunta per le autorizzazioni a procedere di dichiarare che i fatti ascritti siano coperti dall'insindacabilità ( https://www.camera.it/412?idSeduta=372&resoconto=stenografico&indice=alfabetico&tit=00090&fase=#sed0372.stenografico.tit00090). Sollevando così un dubbio sul quale è auspicabile che si faccia chiarezza: ma i Padri Costituenti con l'art. 68, 1° comma, della Costituzione che recita testualmente: " I membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle loro funzioni " intendevano esonerare i parlamenti in carica anche dalle responsabilità patrimoniali e non patrimoniali derivanti da attività del tipo di quelle succitate?