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Sabato, 20 Aprile 2024
Storie&Controstorie

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A cura di Mario Amitrano

Dolore e dignità. La "casa" di cartone del clochard

Sotto i portici della Galleria Principe di Napoli trovano riparo gli "ultimi", i disperati, gli "invisibili"

Sole o pioggia. Bufera o no, loro sono sempre lì. Sotto i portici. Ogni posto coperto è buono per i clochard, per ripararsi dalle intemperie, dal freddo che di notte si sente, eccome se si sente, ma anche dagli sguardi indiscreti.

E sì, perché anche se sono “invisibili”, ci tengono lo stesso alla propria dignità. E ne hanno tanta.

Poveri, senza dimora, né fissa né itinerante.

Sotto i portici della Galleria Principe di Napoli sono tantissimi i “barboni”, gli ultimi, i disperati. Uno di loro colpisce per lo scrupolo e l’accortezza con cui si costruisce la sua “casa”. Con i cartoni da imballaggio, ma quelli alti, per proteggersi meglio. Le coperte nascoste alla meno peggio in un angolo, per evitare furti.

Furti, sì. Perché ci si ruba anche tra poveri, per quanto paradossale possa sembrare. La famosa e tristissima “guerra tra i poveri” è anche realtà, e bisogna difendersi.

Il clochard con la “casa” di cartone mette tristezza e fa tenerezza allo stesso tempo. Ma la dignità nell’affrontare la sua condizione è grande, più grande di tanti che invece quella dignità neppure sanno più dove stia di casa.

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