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Redazione

Campania, frizioni trasversali

Le coalizioni in balìa degli alleati.

La tortuosa questione Campania corre tra le altre sul filo dell’intesa tra Pd e Udc. Il partito di Casini sta operando scelte mastelliane, individuando per ogni regione i migliori possibili alleati o gli eventuali scalatori solitari. Per Lorenzo Cesa: «E’ il momento di sciogliere i nodi» - e avverte - «lo faremo nelle prossime ore. E’ fin troppo chiaro che l’Udc è determinante, non solo in termini numerici, ma anche e soprattutto politici. Per noi non esiste la possibilità di un’intesa separata tra la Regione e la Provincia di Caserta: o si trova un’intesa chiara su tutto o con molta serenità sarà meglio prenderne atto al più presto». Il Pdl è restio a cedere sul nome del deputato Domenico Zinzi per le Provinciali di Caserta, preferendo il senatore Pasquale Giuliano, con l’improbabile ambizione di trovarsi tra le mani la botte piena e nel letto la moglie ubriaca. «L’ultimatum è di un’imbarazzante chiarezza, l’intesa non c’è.» - secondo il segretario Regionale del Pd Amendola - «è evidente che questa telenovela non ha nulla di programmatico, ma è solo una rincorsa del Pdl ad occupare tutte le caselle elettorali. L’ultimatum, inoltre, denota l’assenza di leadership di Caldoro, un candidato fantasma che non riesce a tenere a bada gli interessi dei suoi veri leader, Cosentino e Landolfi, impegnati ad occupare tutte le postazioni libere, inclusa la Provincia di Caserta». La campagna elettorale del centro destra ha in calendario Mara Carfagna che, presentando la sua candidatura a capolista ha dichiarato: «Sarò il consigliere regionale della Campania da Palazzo Chigi. Anzi: sarò il sessantaduesimo consigliere che con la forza del consenso farà valere al governo le ragioni della Campania». Sarà in pratica un consigliere al telefono, utile al Berlusconi qualora Caldoro non bastasse a far avanzare il progetto del nucleare. Il candidato alla regione ha infatti ammesso che quello degli impianti campani è un punto fermo: il Governo, d’intesa con le istituzioni locali, sceglierà i siti più idonei per le centrali nucleari» - e - «le scelte verranno fatte garantendo la sicurezza e la salute dei cittadini». Tuttavia i siti sono già stati determinati dal ministero dello Sviluppo economico nell’area del Garigliano e alla foce del Sele. Sul versante opposto De Luca parla di sprechi inammissibili, promettendo trasparenza, un’efficace distribuzione delle risorse e intransigenza: «chi sbaglia va a casa». La questione più vibrante però, anche qui sono le alleanze. La capacità amministrativa di De Luca si scontra con la questione morale dell’Idv che nonostante l’appoggio condizionato dalle cinque richieste di Di Pietro, mostra segni d’insofferenza per le vicende giudiziarie del candidato:

- se lo condannano deve dimettersi.

- nel periodo del suo mandato non deve mai invocare il legittimo impedimento. Deve correre dal giudice e farsi giudicare il più velocemente possibile.

- non deve permettersi di attaccare la magistratura anche se è sotto processo.

- se riesce a diventare presidente, come primo atto deve prendere la ramazza e togliere di mezzo tutta quella classe dirigente, di nomina politica, che ha rappresentato il clientelismo, l'affarismo e il nepotismo di tutti questi anni.

- deve istituire una casa di vetro regionale, trasmettendo sul web tutti i consigli e le giunte regionali, e deve mettere in Rete ogni provvedimento che prende. Insomma, una casa trasparente certificata da un assessorato alla trasparenza e al controllo, affidata a persone esterne, che possano verificarne la legittimità.

La Campania non vale una nazione e l’ex magistrato rischia dopo questo passo, ritenuto necessario per non consegnare la regione ai casalesi, di perdere parte del consenso guadagnato come forza unica d’opposizione. Gli approfondimenti de Il Fatto quotidiano sulle inchieste a carico di De Luca, mettono di fronte agli elettori un personaggio sconosciuto per i suoi meriti, ma chiaramente discutibile. Di Pietro oramai non può che metterci la faccia, affrontando in prima persona gli accordi presi e candidandosi pur senza speranze, in alleanza con i Radicali, Sel, il Prc e i movimenti

 

Fabio Raimo

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