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Martedì, 23 Aprile 2024

NapoliToday

Redazione

Politica di piazza, numeri da circo

Da Piazza del Popolo a Piazza del Plebiscito, dal padiglione 6 a Piazza San Giovanni. Il nuovo modello di campagne elettorale: + numeri e - programmi x promesse (o Patti).

2010, la campagna elettorale si fa nelle piazze, ma i numeri questo anno valgono più degli argomenti. L’opulenza sembra diventata il metodo migliore per generare il consenso, le potenzialità di un partito commisurate alla grandezza dei luoghi che riesce a riempire.


Le opposizioni scendono in piazza a Roma, intorno allo slogan “Si alle regole. No ai trucchi” per manifestare a favore dello Stato di Diritto. Il Pdl dopo aver riempito appena mezzo padiglione alla Mostra d’Oltremare, nonostante l’annunciata presenza del Cavaliere, mira a gremire Piazza S. Giovanni con numeri faraonici.


Alla festa del Pdl i trucchi per riempire la piazza non mancano, c’è la giusta dose di spettacolo e amore e le speranze per il futuro, nonché la puntualizzazione degli esperti matematici del giorno dopo, con le sospese (apparenti) minacce.


In Campania, sembra che De Luca abbia organizzato centinaia di pullman da Salerno per riempire Piazza Plebiscito, ingaggiando però solo gli autisti. Ho letto con interesse l’articolo di Anna Trieste su Il Roma, mi fido di lei se dice che De Luca si è portato anche la banda, io non c’ero. Presumo lei invece non sia mancata al comizio del sindaco e che abbia sentito tutte le offese che descrive. Ho provato a sostituire il nome di De Luca con quello del premier e “centrosinistra” con “centrodestra” ma il risultato è scadente; A San Giovanni c’erano i cori fascisti e Berlusconi ha insultato a tutto spiano giudici, giornalisti e avversari e poi, i suoi anche la questura, De Luca ne deve fare di strada: il «pastorello di San Gregorio Armeno» è anche carino come appellativo.


Ben più matura è la capacità oratoria, e alla fine del discorso calibra le parole alla ricerca degli elettori da sedurre: «Non sono le elezioni. Siamo una comunità unita da una comune sensibilità. Siamo quelli che si commuovono vedendo una donna al mercato che si conta l’euro, quelli che guardano al calvario degli handicappati, respiriamo la sofferenza del mondo nelle guerre, siamo quelli che almeno una volta si sono ribellati alle ingiustizie, quelli che hanno insegnato ai figli a non vergognarsi per il sudore dei padri».


Preciso che la mia non è una critica alla giornalista, solo trovo moralmente improponibile mettere su un piano negativo il sindaco per suoi comportamenti, quando quelli leader della maggioranza peccano di altrettanta sfrontatezza. Un atteggiamento eticamente scorretto lo è e basta, non conta che sia tenuto da un sindaco di Provincia, da un capo del Governo o da un prete irlandese.


E’ evidente però, che Caldoro sa ben poco del il suo avversario, lo definisce comunista”,i cittadini saranno invece “costretti” a scegliere tra due tipi di destra, quella di Cosentino e quella di De Luca. In ogni caso c'è poco da gioire, le candidature di Ferrero e di Fico  invece, hanno mete lontane dalla presidenza.


Il candidato del MoVimento 5 stelle, sta valutando l’ipotesi di ricorrere alla commissione elettorale centrale per il posizionamento dalla sua lista sul facsimile della scheda elettorale. «Abbiamo potuto constatare» - dichiara Fico - «che il rettangolo con il simbolo del movimento ed il mio nome come candidato presidente si trova nella seconda colonna sotto le 8 liste di Caldoro mentre la lista di Ferrero si trova da sola nella terza colonna della scheda». La disposizione dei simboli potrebbe trarre in inganno gli elettori e il candidato grillino non trova vantaggiosa la possibilità di confondersi con le liste del Pdl.


Ferrero invece, mette in guardia sui voti di scambio: «De Luca fa bene a denunciare i fenomeni di voto di scambio nello schieramento di centrodestra, ma non deve dimenticare che tale pratica riguarda sia il centrodestra che il centrosinistra, perche’ ci risultano anche nel suo schieramento casi di compravendita di voti, di passaggio di denaro e di promesse che non possono essere mantenute».


Fabio Raimo

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