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Giovedì, 25 Aprile 2024
Paese, città e coscienza

Paese, città e coscienza

A cura di architetto Mariano Lebro

Salviamo Napoli…o ciò che resta

Domenica scorsa ho avuto la pessima idea di tornare nei miei luoghi della “napoletanità”

Domenica scorsa ho avuto la pessima idea di tornare nei miei luoghi della “napoletanità”. Ammetto da subiro di essere rimasto scioccato dall’evidente perdita di identità, carattere e, oserei dire, dignità che ho constatato. Eppure parliamo di quelle realtà che in altri Paesi vengono considerate risorse turistiche e culturali. Certo questo è quanto accade quando i  geni dell’amministrazione pubblica, ovviamente nel nostro caso principalmente comunale e regionale (ma non solo) guardano alle risorse come merce “bruta”, anche perché  le risorse materiali  le puoi decontestualizzare, spostare, vendere senza problemi. Sfortunatamente era passato un po’ di tempo dall’ultima volta che mi recavo al mercato storico di Porta Nolana... forse sarebbe stato meglio se avessi desistito. Devo precisare che conosco bene quell’area mercatale: durante la mia infanzia ho spesso accompagnato mio padre o mia madre ad acquistare il pesce. Come per molti napoletani era quasi un rito, la domenica, fare spese lì dove vi era un’abbondanza incredibile, forse unica di prodotti ittici. Ma quel mercato è molto di più, è ciò che resta dei mercati antichi napoletani e forse, nostalgicamente per me, il più importante. La sua fortuna era dovuta a quelle merci che oggi definiremmo “a chilometro zero”: verdura frutta ed ortaggi, provenienti dalle paludi a ridosso della città e al ricco e movimentato ingresso delle merci provenienti dal nolano. Insomma, non il supermercato del commercio globalizzato e standardizzato. Ben lo sanno i napoletani: chi non è mai stato in quei luoghi quasi magici del  al mercato notturno che si tiene ormai da immemore tempo a Natale? Una ricchezza enorme in termini culturali, antropologici, ma anche potenzialmente economici.

"Napoli va tutelata e coccolata"

Ebbene domenica sono rimasto davvero scioccato. Che il mercato di Natale non piacesse a qualche gruppo di patetici snob che si ammantano di una falsa cultura borghese “evoluzionista”, è cosa certamente risaputa. Quello che invece è per me cosa incomprensibile è come sia possibile che nessuna classe politica, di un qualsiasi schieramento avvicendatosi negli ultimi 30 anni (ma anche più) abbia compreso che andava tutelata, coccolata, guidata nelle trasformazioni che il tempo, impietoso, certamente compie. Oggi ho visto uno scenario vergognoso ove l’identità territoriale non solo viene calpestata, ma finanche quasi derisa con interventi pubblici mal gestiti. Porta Nolana oggi è prerda del globalismo cieco e più colpevole. È di certo il fallimento della politica sui territori e segna inequivocabilmente il distacco di una governance cieca dai cittadini. Il nostro storico commercio viene sostituito dal piccolissimo commercio extracomunitario. Là dove i nostri cittadini, vessati da tasse e altro, finiscono per cedere, per “mollare”, vengono ad insediarsi “mercanti” provenienti dai più diversi Paesi. Se è giusto ed auspicabile che chiunque trovi la possibilità di poter vivere, è altrettanto vero che occorrono regole precise che tutelino la cultura dei “padroni di casa”. Se questa invece finisce per cancellare l’identità di un territorio, ebbene io credo che vi sia da indagare e correggere. Qualcosa non funziona, qualcosa che finisce per pesare gravemente negli equilibri dei nostri “luoghi”. La politica deve recuperare i valori che sono alla base dell’identificazione culturale dei cittadini. Lo deve fare fattivamente con idee precise, identitarie, “utopiste” e nel contempo anche concrete ed economicamente impegnative. Le istituzioni sono latitanti e colpevoli: non ci credete? Andate a Porta Nolana e tutto ciò vi apparirà limpidamente in tutta la sua “onesta gravità”. Ne avete il coraggio? È un’emergenza generale: di ordine pubblico, di rispetto delle norme sanitarie e –cosa ancor più grave– di rispetto dei luoghi. Alle istituzioni: non si pensi come si è abituati ipocritamente a fare di risolvere il tutto inviando agenti e inscenando la solita commedia dei i controlli e “delle punizioni”. Fate il vostro dovere, quello istituzionale, quello di tutela e guida alla crescita dei territori. In altre parole sappiate governare. Mostrate di amare anche questa città, o almeno provateci…

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