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Paese, città e coscienza

Paese, città e coscienza

A cura di architetto Mariano Lebro

Un dibattito aperto sul destino della città

La mostra “Gli architetti e il Paesaggio, tra Natura e Artificio” al Palazzo delle Arti di Napoli si è arricchita di un nuovo capitolo

La mostra “Gli architetti e il Paesaggio, tra Natura e Artificio” al Palazzo delle Arti di Napoli si è arricchita di un nuovo capitolo. Ieri pomeriggio nella sala Roberto Di Stefano si sono avvicendati, come da programma della conferenza, gli architetti  Massimo Pica Ciamarra, Vito Cappiello
Valter Luca De Bartolomeis, Ferdinando Giampietro, Franco Lista. I relatori si sono mostrati appassionati ed hanno in tal senso soddisfatto le aspettative dei presenti riaprendo, dopo anni di silenzio, un onesto dibattito sul futuro dell’architettura e dell’urbanistica. L’appuntamento ha visto anche la partecipazione dell'assessore regionale alla scuola dott.ssa Lucia Fortini per i consueti saluti istituzionali. Tutti hanno svelato i loro punti di vista in un incontro interessante e ben moderato dalla prof.ssa Clementina Gily Reda. Così come la mostra, la conferenza ha offerto un sincero panorama sulla visione artistica e progettuale del paesaggio, e dunque dell’ambiente naturale e antropizzato letto e proposto dagli architetti. Il principale merito dell’appuntamento ben organizzato dall’arch. Paola Lista è stato senz’altro quello di essere riuscita a coinvolgere esponenti molto diversi tra loro, ravvivando di fatto il panorama culturale napoletano sull’architettura di questi anni, nei fatti davvero triste.   Gli interventi si sono distinti per qualità e garbo. A questi va riconosciuto fondamentalmente l’onestà intellettuale di non concedersi all’autocelebrazione ed il significativo valore accademico. Praticamente assenti le istituzioni se si esclude la presenza dell’assessora Lucia Fortini: senz’altro da apprezzare. Questa ha espresso la sua “ammirazione” alla professione dell’architetto. Opinione sincera e cortese che potrebbe divenire spunto di una più approfondita indagine. Al momento risulta interessante perché mostra la percezione della professione di molti “non addetti ai lavori”. Si evince una figura professionale concepita come “spirito libero” che seppure rappresenta una bella visione è in contraddizione con la situazione reale della maggior parte dei liberi professionisti: disastrosa. Su questo sarebbe stato interessante ascoltare l’opinione dell’Ordine degli Architetti, ma quest’ultimo era praticamente assente… peccato! Un’occasione mancata. 

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Da segnalare l’intervento del prof. arch. Massimo Pica Ciamarra: unico intervento in programma ad affrontare i problemi della professione con considerazioni attente, scomode e mai scontate. Una lettura ed una analisi che molti dei presenti hanno condiviso. Sulla stessa linea l’intervento fuori programma del prof. Aldo Capasso, mentre il prof. Sergio Brancaccio è intervenuto con brevi commenti sulle opere esposte nella mostra. Proviamo a riassumere e fissare i punti salienti: un dibattito come tanti altri? Decisamente no.  Il dibattito, e la mostra, proprio nella loro interazione hanno rappresentato un momento di autentico spessore culturale, sapientemente aperto al libero dibattito. L’ottimo risultato in termini di pubblico premia meritatamente lo staff organizzativo. I tanti visitatori giunti al PAN confermano la reale condivisione del dibattito con l’intera città. Questa rappresenta una novità importante. A quanto pare il tema è più presente nella coscienza civica e culturale dei cittadini che nei luoghi istituzionalmente deputati. Non è un mistero che molti professionisti lamentino una situazione tutt’altro che semplice e certamente poco felice. La novità è che se parli apertamente e che le posizioni siano tutte effettivamente critiche. A ben vedere, il comportamento delle istituzioni, le fa apparire come latitanti, o in netta contraddizione con le soluzioni necessarie o, peggio, capaci di generare solo burocrazia. Il paesaggio costituisce un tema alquanto complesso che ha però il merito di avvicinare i comuni cittadini ai professionisti. Sembrerebbe sia giunto il tempo di recuperare la cultura del “fare bene”.  

Ho già avuto modo di dirlo, ma è ricorrente che molti, tra architetti e ingegneri, si chiedano il perché per le grandi opere non si ricorra a concorsi aperti a tutti i professionisti, specialmente visto anche che l’indirizzo promosso dalla Comunità Europea va in tal senso. Questa domanda forse dovremmo porla parimenti al Comune, alla Regione, e ai Ministeri preposti. Ai nostri rappresentanti, politici e culturali, dovremmo chiedere una risposta esaustiva e convincente sul perché si preferisce ricorrere al “supermarket dell’architettura” internazionale. Quanto si nota è un panorama professionale, dove al di fuori delle consuete “cariatidi” e degli “archi-stars”, si scorge una egemonia culturale ed economica molto distante dai principi costituzionali e finanche del libero “mercato”. Dove sono le pari opportunità nella professione e cosa fanno gli Ordini professionali nella loro funzione istituzionale di tutori. A Napoli fino ad oggi poco hanno fatto. Si attendono novità dal rinnovato Consiglio dell’Ordine degli architetti di Napoli: faranno qualcosa di utile o si allineeranno alla folta platea di burocrati più attenti alla cassa che ai problemi degli iscritti? Sapranno porsi quali garanti? Recupereranno un ruolo culturale da anni perso e tanto necessario quanto utile alla città? Si vedrà… il tempo saprà essere galantuomo. Nel frattempo ci si può godere le poche belle iniziative indipendenti, anche perché queste riescono a donare nobiltà e speranza a quella che resta, sulla carta e nella mente di alcuni, ancora una delle più belle professioni.

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