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Nuovi napoletani

Nuovi napoletani

A cura di Vincenzo Sbrizzi

Storie di essere umani che sono arrivati a Napoli per vivere una vita migliore e che la città ha accolto come nuovi cittadini. Paure, speranze e sogni di persone che dagli angoli più disparati della terra hanno scelto di vivere all'ombra del Vesuvio

Nuovi napoletani

Oumar, il mediatore culturale rimasto senza lavoro a 51 anni

A Napoli da anni, lavorava in un centro accoglienza chiuso dopo il taglio di fondi del “decreto sicurezza bis”

Oumar è arrivato in Italia, in aereo. È entrato nel nostro Paese grazie al “decreto flussi” con il quale l'allora ministro degli Interni, Roberto Maroni, permise l'ingresso a 100mila persone. Tra loro duemila senegalesi, una delle comunità più presenti in Italia. Oumar era uno di loro. A differenza di tante persone che arrivano qui in cerca di una nuova opportunità, Oumar ha già 43 anni. Non è un ragazzino poco più che maggiorenne con tutta la vita davanti. È un uomo che deve ripartire da zero e deve farlo in Paese straniero di cui non conosce nulla. A cominciare dalla lingua che deve imparare da zero.

L'arrivo in Italia 

I primi mesi di Oumar sono a Manerbio. Prova ad andare in Francia, ad Annecy, ma le cose non vanno bene. Dopo un anno e mezzo arriva a Napoli. La prima cosa che fa per mantenersi è dare lezioni di francese, la sua lingua. Intanto comincia a imparare l'italiano seguendo dei corsi dello Ska di piazza del Gesù e poi alla Scuola della pace. Riesce anche a ottenere degli attestati. La parte più difficile resta sempre quella, il motivo per il quale è venuto in Italia: trovare un lavoro. Oumar ha una sua formazione, ha studiato in Senegal ma qui deve ripartire da zero. Inizia partendo dai ristoranti poi arriva la svolta. Partecipa a un corso di mediatore interculturale.

I lavori nei centri d'accoglienza 

Così riesce a trovare dei lavori in diversi centri d'accoglienza e finalmente può dare una mano a migranti come lui. «È difficile adattarsi alle regole dei centri d'accoglienza. Le persone che ci vivono in pratica possono solo andarci a dormire. Lavorano tutto il giorno e la sera quando tornano possono fare pochissimo. Non possono portare cibo né elettrodomestici. La convivenza è davvero dura per persone che si ritrovano a vivere in stanze in quattro o cinque. Il tuo compito però è quello di far rispettare le regole». Con tutte le difficoltà del caso, quel lavoro però gli piace e comincia a far diventare i centri casa propria. Case che però gli vengono tolte improvvisamente.

I decreti Salvini e il lavoro perso 

Una serie di tagli di fondi, gli ultimi dovuti al decreto sicurezza bis di Matteo Salvini, costringono alla chiusura i due centri dove lavora. Così si ritrova dopo anni di nuovo senza lavoro. «Vorrei continuare a vivere a Napoli ma non voglio stare senza un lavoro regolare. Ho lo stesso problema di molti napoletani. Se sarà necessario, dovrò spostarmi anche io come loro. Se non dovessi rimanere a Napoli proverei ad andare al Nord oppure in Francia. Magari in un posto dove la vita è più regolare e tranquilla. Un posto più vicino al mio carattere». Da mesi aspetta di sapere se potrà avere un permesso illimitato che gli darebbe la possibilità di cominciare un tirocinio, a 51 anni, senza paura, ricominciando da zero.

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