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A cura di Redazione NapoliToday

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Maratona fotografica Napoli, Del Vecchio: "La fotografia per conoscere le meraviglie della città"

L'evento, previsto per domenica 28 maggio, è stato organizzato dallo storico Gran Caffè Gambrinus in collaborazione con Mutart, Grande Napoli e Spazio Tangram. L'intervista a Michele Del Vecchio, direttore artistico dello Spazio Tangram

Dopo Copenaghen, Berlino, Caracas, New York, Torino, Genova, Milano, Bologna e Roma, anche Napoli avrà la sua prima “Maratona fotografica”. Domenica 28 maggio, al Gran Caffè Gambrinus, prenderà il via la prima edizione della “Maratona fotografica Napoli”. L’evento, organizzato dal Caffè Gambrinus, Grande Napoli, Spazio Tangram e Mutart, ha l’obiettivo di far scoprire e riscoprire il centro storico della città (area di scatto scelta per questa prima edizione) in maniera originale e divertente attraverso la fotografia. Si tratta di un concorso fotografico in cui i partecipanti (fotografi professionisti e amatoriali) dovranno, in un lasso di tempo definito, interpretare attraverso i propri scatti, i tre temi asseganti di volta in volta nel corso della giornata. Le fotografie saranno poi consegnate al Gran Caffè Gambrinus, dove una giuria tecnica ed una popolare selezioneranno gli scatti vincitori. Le foto finaliste saranno poi stampate ed esposte per una settimana nei locali dello storico Caffè. All’evento potranno partecipare anche i bambini fino a 14 anni gareggiando in categoria Junior, i loro scatti saranno valutati da una giuria tecnica composta da loro coetanei. Mentre i ragazzi tra i 15 e i 18 anni parteciparanno in categoria senior.

NapoliToday ha intervistato Michele Del Vecchio, fotografo e direttore artistico dello Spazio Tangram (teatro di esposizioni artistiche, concorsi fotografici ed eventi culturali di vario genere), nonché organizzatore della "Maratona fotografica Napoli".

Domenica 28 maggio si svolgerà la prima edizione della “Maratona fotografica Napoli”. Come si articolerà l’evento?

“La prima edizione della “Maratona fotografica di Napoli” è un’iniziativa a partecipazione gratuita organizzata dallo storico Gran Caffè Gambrinus in collaborazione con Mutart, Grande Napoli e Spazio Tangram, ed è aperta a tutti, adulti e bambini. La mattina di domenica 28 maggio i partecipanti dovranno registrarsi al Gran Caffè Gambrinus e verrà loro consegnato il primo tema da raccontare fotograficamente ed un itinerario di cammino consigliato. I partecipanti dovranno successivamente recarsi in altri due checkpoint dove verranno consegnati gli altri due temi. Il rientro al Gambrinus è previsto tra le 15:00 e le 18:00 per consegnare le tre immagini che parteciperanno al concorso fotografico”.

Quale zona di Napoli è stata scelta per questa prima edizione?

“Per questa prima edizione della Maratona Fotografica è stato scelto il centro storico di Napoli, patrimonio dell’UNESCO. Ci affascina l’idea che tanti partenopei, allontanandosi dal tran tran quotidiano, possano finalmente girare per cardi e decumani con macchina fotografica al collo e cartina alla mano, sentendosi per un giorno “turisti della propria città”. Quindi la fotografia diventa un pretesto per conoscere zone della città meno vissute e magari far vivere ai propri figli le meraviglie di Partenope”.

Quale sarà il premio del vincitore?

“Ci saranno premi per tutti i partecipanti e premi per i vincitori. Nello specifico, all’atto della consegna delle fotografie, tutti i partecipanti riceveranno una latta di caffè offerta dallo sponsor. I tre vincitori che avranno più voti dalla giuria popolare riceveranno una targa. I tre vincitori selezionati dalla giuria tecnica, invece, riceveranno una targa e i premi messi a disposizione dagli sponsor. La giuria tecnica selezionerà 20 fotografie che saranno stampate ed esposte la sera della premiazione in formato 30 x 40 presso il Gran Caffè Gambrinus. Tra queste verranno scelte le tre fotografie vincitrici. I vincitori della categoria junior saranno selezionati da una giuria composta da loro coetanei. Le fotografie finaliste saranno 5 e tra queste verrà scelta la fotografia vincitrice”.

Napoli è stata e continua a essere musa ispiratrice di tantissimi fotografi e artisti in generale. Quali sono gli elementi che la rendono una città unica al mondo?

“Napoli è stata da sempre crocevia di mercanti, artisti, letterati ed anche semplici flâneur. All’epoca del Grand Tour era tappa obbligata dei giovani e ricchi aristocratici di mezza Europa. Venendo ai tempi nostri, il grande gallerista Lucio Amelio, a seguito della catastrofe del terremoto dell’Irpinia nel 1980, riuscì a catalizzare attorno a Napoli il meglio dell’arte contemporanea mondiale per produrre la bellissima esposizione collettiva “Terrae Motus”, di cui il “Vesuvius” di Andy Warhol ne è il manifesto, mostra ancora tutt’oggi visitabile alla Reggia di Caserta. Napoli attira da sempre grandi fotografi. Vorrei ricordare, tra i tanti, Piergiorgio Branzi, il grande Henri Cartier-Bresson e la corrispondente del Life Magazine, Margaret Bourke White che venne in città durante la seconda guerra mondiale, per ritrarre le famiglie povere sfollate che si rifugiavano nelle grotte di tufo. E non ci dimentichiamo che Napoli è anche la città di Mimmo Jodice e di Antonio Biasiucci (nato a Dragoni, nel casertano, ma napoletano di adozione), due maestri riconosciuti a livello internazionale”.

Napoli mantiene salda la tradizione senza rinunciare alla modernità. Le sue tradizioni hanno resistito a tutte le dominazioni, dagli Angioini ai Borbone. Secondo lei, il turismo, che negli ultimi anni si sta sviluppando in maniera mostruosa, va considerato come una risorsa o come una minaccia per l’identità della città?

“Napoli è una delle poche città al mondo che, seppur a grande vocazione turistica, riesce ancora a mantenere una sua forte identità. Ed è proprio questo che la rende unica! Potrei scegliere una qualsiasi trattoria della città e veder mangiare, uno accanto all’altro, un turista tedesco, una studentessa fuori sede ed un avvocato del foro di Napoli”.

Lei ha preso parte al progetto fotografico #insideout dell’artista francese JR esposto lungo via Parthenope all’interno della cornice dello Sky Art Festival. Cosa pensa delle polemiche dei cittadini napoletani nate intorno a questo progetto?

“Con la mia associazione culturale “Tangram” siamo stati coinvolti dal fotografo Mario Spada ad uno degli shooting che hanno portato a realizzare oltre tremila visi di partenopei senza distinzione di sesso, razza o età; ritratti che sono poi finiti nella grande istallazione dell’artista francese JR per il progetto “Inside Out". Le polemiche, quando riconducibili a mere strumentalizzazioni politiche, lasciano il tempo che trovano. Quando, invece, gli scettici sono stati resi edotti sul progetto, lo hanno apprezzato e sostenuto”.

Il 31 marzo ha esposto la sua mostra fotografica “Santini pagani” al Riot Laundry Bar in via Kerbaker. Chi sono i “Santini pagani”?

" 'Santini pagani' è un divertissement nato prendendo spunto da un’anonima fototessera che mi ritraeva. Nell’epoca del selfie la fototessera riesce ancora ad avere una sua valenza, pur essendo la non-fotografia per eccellenza: nessuno sceglie di farla ma tutti dobbiamo necessariamente averne. Ma dietro questa anonima immagine in cui è vietato far trasparire qualsiasi stato d’animo, c’è un mondo fatto di tante anime pagane, perché poi alla fine il bene ed il male è in ognuno di noi".

“Sfocata o meno, nitida o meno, una fotografia buona è una questione di proporzioni, di rapporti tra neri e bianchi” diceva Henri Cartier-Bresson. E’ d’accordo con lui? Quando una fotografia è “buona” secondo lei?

“Il discorso è interessante e da sempre terreno fertile di dibattito. HCB è stato il fotografo del "momento decisivo”. Agli allievi dei nostri corsi di fotografia, insegniamo che tutto è suscettibile di essere raccontato fotograficamente e ci piace l’idea di superare l’idea di un singolo scatto, ma di narrare attraverso una serie di immagini. Questo ci fa allontanare dalla visione bressoniana della fotografia, e ci fa pendere più verso l’utilità o meno di un’immagine”.

Qual è la sfida di ogni nuovo scatto?

“Rimanendo su Henri Cartier-Bresson, lui disse che “i primi 10.000 scatti sono i peggiori". Quindi, ogni giorno, c’è una sfida nuova!”

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