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A cura di Redazione NapoliToday

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Bruno Bavota, il pianista napoletano che ha conquistato la Apple e Sorrentino

La stampa lo ha definito il giovane Einaudi partenopeo. La sua musica ha incantato l'azienda di Cupertino, che ha scelto "Passengers" per un suo spot, e il noto regista napoletano, che ha inserito un suo brano nella colonna sonora della serie Sky "The Young Pope". L'intervista di NapoliToday

“Non c’è brano che scenda sotto il livello dell’eccellenza. Meraviglia”, così la rivista musicale OndaRock descrive la musica di Bruno Bavota. Il pianista e compositore napoletano, classe 84’, è stato paragonato dalla stampa ad artisti come Dustin O'Halloran, Nils Frahm, Ludovico Einaudi e Olafur Arnalds, da cui si distingue però grazie al suo stile unico. Bruno Bavota è il nuovo protagonista della scena modern classic/sperimentale non solo italiana ma anche, e soprattutto, internazionale. La sua musica, infatti, ha conquistato la Apple, che ha scelto il brano “Passengers” per lo spot che ha celebrato i 20 anni del design del marchio, e il regista napoletano Paolo Sorrentino che ha inserito "If only my heart were wide like the sea" nella colonna sonora della serie tv di Sky "The Young Pope”. Grande successo anche su Spotify per il brano “La Luce nel Cuore” che conta oltre cinque milioni di streaming. Bavota si è avvicinato al pianoforte per la prima volta all’età di vent’anni, prima suonava la chitarra acustica. Dopo l’esordio nel 2010 con il disco autoprodotto e registrato in una sola giornata “Il Pozzo d’Amor” (un disco di piano solo intimo e delicato), la sua carriera è decollata tre anni più tardi con il secondo disco “La Casa sulla Luna” che lo ha portato ad esibirsi presso la Royal Albert Hall di Londra. Nel Novembre del 2013 Bavota è stato l’unico artista italiano a partecipare al festival "Iceland Airwaves" dove ha presentato alcuni brani del suo terzo disco “The secret of the Sea”, uscito per l’etichetta Irlandese Psychonavigation. In questo album, Bavota, ha abbandonato il piano solo per sperimentare l’unione tra la chitarra e il piano. Nel 2015, dopo un tour sold-out in Giappone, è uscito “Mediterraneo” per l’etichetta russa Dronavrim. L’album, registrato al buio e in una sola giornata, ha riscosso grande successo sia tra il pubblico che tra la critica. Il 30 settembre scorso è uscito il suo quinto album “Out of the Blue”, attesissimo in Olanda, Francia, Belgio, Germania e Stati Uniti. L’album, pubblicato dall’importante etichetta americana Sono Luminus, ha visto la collaborazione del violoncellista Michael Nicolas (ICE and Brooklyn Rider) e del violinista J. Freivogel del Jasper String Quartet. Nei 13 brani che compongono questo album, Bavota si è spinto ancora più in là con la sperimentazione fondendo pianoforte, chitarra, archi ed elettronica, una fusione che accompagna l’ascoltatore in un’atmosfera mistica, pacifica e innocente, ma allo stesso tempo quotidiana e familiare. Il 9 giugno Bavota si esibirà nella sua Napoli, all’interno della splendida cornice di Villa Di Donato, situata nella cinquecentesca Piazza Sant'Eframo Vecchio. In questa occasione il pianista partenopeo presenterà “Impression”, il Best of (rilasciato ad aprile in tiratura limitata a 200 copie e solo su vinile) che racchiude 12 brani scelti dai suoi cinque album. Il titolo “Impression” non è scelto a caso, sta, infatti, a significare “impronta” (la copertina è composta dalle linee che lascia l’impronta digitale), nel senso di voler lasciare una traccia di sé in chiunque l'ascolti: questo è l'obiettivo che ha dato origine a questa raccolta.

L'intervista di NapoliToday al pianista e compositore napoletano Bruno Bavota.

Come e quando nasce la tua passione per il pianoforte?

“La mia passione per il pianoforte è nata un pò per caso.. è uno strumento che mi ha sempre incuriosito. Un caro amico aveva a casa un pianoforte digitale che non utilizzava più, gli chiesi di prestarmelo. Appena toccai i tasti e sentii il suono, capii che nella sua melodia c’era qualcosa che riempiva la mia anima!”

Perché la musica classica contemporanea trova meno spazio in Italia rispetto all’estero?

“Fuori dall’Italia si è creato, nel tempo, un circuito molto ben strutturato di locali, promoters ed etichette che segue con molta attenzione il genere e riesce a fargli avere un ampio ed importante respiro. All’estero poi c’è un pubblico molto più curioso musicalmente, che vuole scoprire musica nuova: questo è un fattore importantissimo, perché il pubblico si fida della programmazione musicale dei locali, indipendentemente dal genere proposto. In Italia, invece, c’è mancanza di curiosità , anche se devo dirti che con l’ultimo disco (“Out of the blue") mi sono esibito in tantissime date in Italia e sono andate tutte molto bene!”.

Ci racconti in breve la tua storia? Da dove è partito il tuo percorso professionale?

“E’ iniziato tutto nel dicembre del 2010, quando è uscito il mio primo album autoprodotto “Il Pozzo d’Amor”. Erano 12 brani che avevo registrato per me, per chiudere in un cerchio una serie di emozioni provate in un determinato periodo. Iniziai a inviare il disco un pò in giro, all’estero anche, e ci furono molte risposte positive. Questo mi ha spinto a continuare”.

Dopo il “Il Pozzo d’Amor" è arrivata la svolta con il tuo secondo disco “La casa sulla Luna”, ma l’album che ti ha consacrato è stato “The Secret Of The Sea”. In quest’ultimo hai abbandonato il piano solo per sperimentare l’unione tra la chitarra e il piano. Come mai questo cambiamento rispetto ai dischi precedenti?

“Prima del pianoforte suonavo la chitarra acustica: è stato questo il primo strumento che mi ha avvicinato alla musica. Ho cercato semplicemente un modo per averla con me accanto al pianoforte ed ampliare la mia cifra stilistica. Sentivo di dover dare qualcosa in più”.

Il tuo brano “If Only My Heart Were Wide Like The Sea” è entrato a far parte della colonna sonora della serie tv Sky “The Young Pope”. Com’è stato ascoltare un tuo brano in una scena di una serie diretta da Paolo Sorrentino?

“E’ stata un’emozione unica e difficile da spiegare. Sono un grande appassionato del cinema e delle colonne sonore dei film, la musica riesce sempre a dar risalto ad una scena regalando una maggiore carica emozionale. Quando ho visto la scena di “The Young Pope” con la mia musica è stato davvero uno dei momenti più belli della mia vita”.

Dopo il grande successo di “Mediterraneo” che ti ha portato ad esibirti in tutto il mondo, lo scorso 30 settembre è uscito il tuo quinto album: "Out of The Blue”. In questo album ti sei spinto ancora più in là  con la sperimentazione fondendo pianoforte, chitarra, archi ed elettronica. Nel disco compaiono diverse collaborazioni (come il violoncellista Michael Nicolas e il violinista J. Freivogel). C’è qualche artista, anche lontano dal tuo genere, con cui ti piacerebbe collaborare per una nuova sperimentazione?

“Sicuramente il gruppo rock minimalista Balmorhea e il duo musicale ambient/post-rock statunitense Hammock”.

Se dovessi associare un aggettivo ad ogni tuo album, quali sceglieresti?

“‘Istintivo’ il primo, ‘Riflessivo’ il secondo, ‘Intimo’ il terzo, ‘Passionale’ il quarto e ‘Consapevole’ il quinto”.

Il 9 giugno ti esibirai nella tua città a Villa Di Donato. Che rapporto hai con Napoli? Quanto, la tua città, ha condizionato il tuo modo di fare musica?

“Napoli è una città che adoro, una costante fonte di ispirazione. Se non fossi nato a Napoli, probabilmente non avrei avuto la capacità di descrivere così a fondo le mie emozioni con la musica”.

Progetti per il futuro? Già  stai lavorando al prossimo album?

“Ci sono tantissime novità  in arrivo, ma ve le svelerò più avanti".

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