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Giovedì, 18 Aprile 2024
L'Oro di Napoli

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A cura di Redazione NapoliToday

Classifiche e curiosità sulla Napoli da vivere. Food, eventi, arte, cultura e tradizione: una guida sui tesori cittadini

L'Oro di Napoli

La storia della Pastiera napoletana tra leggenda e bontà

Si racconta che ad averla creata sia stata la Serena Partenope, secondo altre fonti, invece, pare sia stata una suora nel convento benedettino di San Gregorio Armeno ad avere ideato la ricetta

Come tutti i dolci della tradizione culinaria partenopea, anche la Pastiera, simbolo della Pasqua, ha origini molto antiche che risalgono all’era pagana e si intrecciano con il mito. La Pastiera è per i napoletani la torta di tutte le torte perché è simbolo di accoglienza e di integrazione: al grano e alla ricotta italiani, vengono, infatti, aggiunti il cedro che è libanese, la vaniglia che è messicana, la cannella che è srilankese, tutti ingredienti che si sposano, infine, con l’acqua Millefiori e gli agrumi della costiera amalfitana. Ma, oltre al simbolismo legato al suo aspetto, sono tante le storie e leggende che si tramandano ancora oggi su come sia nato questo favoloso dolce a base di ricotta, grano e uova.

La Pastiera e la leggenda di Partenope

Seccondo una leggenda, per ringraziare la sirena Partenope che aveva scelto come sua dimora il Golfo di Napoli, i partenopei incaricarono sette tra le più belle fanciulle del villaggio di portarle in dono sette regali: la farina, simbolo di ricchezza e fecondità; la ricotta, simbolo di abbondanza; le uova, simbolo di fertilità; il grano cotto nel latte, simbolo della fusione di regno animale e vegetale; i fiori d'arancio, simbolo del profumo della terra campana; le spezie, omaggio di tutti i popoli; e lo zucchero, per celebrare la dolcezza del canto della sirena. Partenope gradì così tanto quei doni che decise di mescolarli creando un dolce magnifico: la Pastiera. Secondo un’altra leggenda, invece, la Pastiera origina dal rito di Primavera celebrato dalle sacerdotesse di Cerere (Dea della Terra e della Fertilità), durante il quale venivano portati in processione le uova, simbolo della vita nascente poi diventato “Rinascita” e Resurrezione con il cristianesimo, il grano o il farro, misto alla crema di ricotta, ingredienti che probabilmente derivano dal pane di farro delle nozze romane. E’ chiaro come in entrambe le leggende esista un forte legame tra la ricetta della Pastiera e gli antichi riti pagani per la celebrazione della Primavera.

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La Pastiera e il Convento di S. Gregorio Armeno

Secondo altre fonti, la Pastiera sarebbe nata molto più tardi, nel XVI secolo, in un convento, quello di San Gregorio Armeno, nella famosa strada dei pastori. Ad inventare la ricetta sarebbe stata una delle suore benedettine del Convento che volle creare un dolce che potesse unire insieme alcuni degli ingredienti più simbolici del periodo pasquale, in primis le uova, che rappresentano nella simbologia cristiana la nascita a vita eterna dell'uomo attraverso la morte e la Resurrezione del Figlio di Dio. Questo dolce realizzato dalle suore del monastero, che lo preparavano in grandi quantità durante la settimana Santa per offrirlo ai signori della ricca borghesia partenopea, iniziò così a diffondersi rapidamente entrando a far parte della tradizione culinaria partenopea come simbolo della Pasqua.

La Pastiera e la “Regina che non sorride mai”

Sulla Pastiera circola anche un’altra storia, forse la più famosa. Si racconta che Maria Teresa D'Austria, moglie del Re Ferdinando II di Borbone, soprannominata "la regina che non ride mai", assaggiò, dopo una certa insistenza del marito, famoso per essere molto goloso, una fetta di pastiera. Al primo assaggio, la tristezza della regina svanì e comparve sul suo viso un meraviglioso sorriso, che colpì a tal punto il sovrano che esclamò: "Per far sorridere mia moglie ci voleva la pastiera, ora dovrò aspettare la prossima Pasqua per vederla sorridere di nuovo". Da qui deriverebbe anche il famoso detto napoletano "E mammamì, magnatell’ na risat!”.

Il significato delle rete di pastafrolla 

Secondo alcune fonti, la rete di pastafrolla che ricopre la Pastiera è legata ai marinai. Le mogli, per implorare il mare di riportare i propri mariti sani e salvi dalle lunghe battute di pesca, gli offrirono doni della natura quali uova, ricotta, farina, ecc che ricoprirono con una rete da pescatore. Durante la notte il mare mescolò gli ingredienti dando vita a questo meraviglioso dolce con una rete di pastafrolla che lo copriva. Secondo un’altra storia, la rete della Pastiera, che peraltro ha un ruolo funzionale perché impedisce che l’impasto durante la cottura cresca troppo mantenendolo compatto e soprattutto morbido e spugnoso, simboleggia la pianta di fondazione della città di Napoli, la pianta a cardini e decumani del centro antico della città. Le strisce in un senso e le altre 3 in un altro senso sarebbero l’immagine stessa delle strade del centro antico della città, famosa per la sua tipica forma reticolare.

Per conoscere la ricetta della Pastieta clicca qui 

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