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L'Oro di Napoli

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A cura di Redazione NapoliToday

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Giovedì Santo, le 7 chiese di Napoli dove fare i Sepolcri

L'usanza napoletana, detta anche "Struscio", prevede che i fedeli entrino in sette diverse chiese e recitino in ognuna di esse il Gloria, l’Ave Maria e il Padre nostro, chiedendo benevolenza al Signore

L’arrivo della Pasqua a Napoli porta con sè numerose tradizioni, culinarie e spirituali, che cominciano la Domenica delle Palme con la benedizione dei rametti di ulivo e terminano il Lunedì di Pasquetta con la gita fuori porta. Tra le usanze tipiche del periodo pasquale c’è quella del Giovedì Santo a cui i napoletani sono particolarmente legati: in questa giornata, oltre che mangiare la tradizionale zuppa di cozze , si usa visitare, attraverso un pellegrinaggio, sette chiese diverse (il rito dei Sepolcri). Tradizione vuole che il fedele entri nelle diverse chiese e reciti in ognuna di esse il Gloria, l’Ave Maria e il Padre nostro, chiedendo benevolenza al Signore. L’ultima chiesa nella quale si entrava solitamente era la Chiesa di San Francesco di Paola, la più importante di Napoli nell'ottocento, per la sua collocazione e per la sua struttura che ricorda il Pantheon romano sia all’esterno sia all’interno. La pratica dei Sepolcri, detta anche "Struscio" dai napoletani, pare risalga alla visita delle “Sette Chiese” praticata dalle antiche comunità cristiane, ed è stata poi riscoperta e recuperata, a partire dal 1552, da San Filippo Neri come itinerario quaresimale divenendo ben presto un'usanza molto radicata in tutta la popolazione.

L’usanza napoletana della Struscio

L’usanza napoletana dello Struscio risale ai tempi del Vicereame Spagnolo: nel 1704 il viceré Fernández Pacheco de Acun͂a emanò a Napoli, per questioni di ordine pubblico, un bando per bloccare la circolazione della carrozze dal mezzogiorno del Giovedì Santo fino all’ora della Messa solenne del Sabato Santo, in un primo momento per tutte le principali strade cittadine, poi solamente per la più importante strada di Napoli, via Toledo. Lungo il tragitto che andava da Via Toledo fino a Piazza del Plebiscito, la famiglia reale era solita passeggiare a piedi dopo il vespro del Giovedì Santo e con l’intera compagnia delle Real Guardie del Corpo e un corteo di cortigiani al seguito, per onorare la visita dei Sepolcri. Presto anche i napoletani, non solo nobili ma anche borghesi e popolani, cominciarono a imitare la tradizione spagnola importata dal viceré sapgnolo, e durante la quale si esibivano con abiti nuovi, eleganti e fruscianti. Lo Struscio divenne col tempo una sorta di gara di sfarzo tanto che nel 1781 il re Ferdinando IV di Borbone intervenne per 'moderare' lo sfarzo e richiamare il popolo a un rispetto maggiore della sacralità della ricorrenza.

Perché si chiama “Struscio”

Poiché nella giornata del Giovedì Santo vi era il divieto di circolazione con i carri, i fedeli che desideravano seguire la tradizione dei Sepolcri erano costretti a percorre a piedi il percorso di visita alle chiese. Da qui nasce il termine “struscio” che indica lo scalpiccio di piedi che “strusciano” senza fretta e richiama il suono onomatopeico degli abiti da festa, inevitabilmente lunghi, che spazzano il marciapiede lungo il percorso.

Il giro delle “sette” Chiese di Napoli

Perché proprio sette? Il numero "sette" ha un valore altamente simbolico: si riferisce ai 7 gradi della perfezione, alle 7 sfere celesti, ai 7 rami dell’albero cosmico, ai 7 maggiori pianeti del sistema solare. Indica, quindi, il rinnovamento umano e spirituale. Anticamente l’itinerario delle sette Chiese era prestabilito e formalizzava un traguardo (ottenere l’indulgenza plenaria, concessa in occasione del Giubileo): partiva da piazza Dante per proseguire lungo tutta via Toledo e si concludeva in Piazza Plebiscito, e ‘e ssette chiesielle erano tutte su questo percorso (Spirito Santo, San Nicola alla Carità, San Liborio alla Pignasecca, Madonna delle Grazie, Santa Brigida, San Ferdinando di Palazzo, e, infine, San Francesco di Paola). Oggi, invece, si sceglie liberamente le chiese da visitare. E, allora, visto l’elevato numero di chiese stupende presenti a Napoli, NapoliToday vi consiglia le sette più belle da visitare per onorare il rito dei Sepolcri.

1) Chiesa di San Domenico Maggiore

Voluto da Carlo II d'Angiò, come voto fatto alla Maddalena durante la prigionia patita nel periodo dei vespri siciliani, ed eretto tra il 1283 e il 1324, l'edificio di culto divenne la casa madre dei domenicani nel regno di Napoli e chiesa della nobiltà aragonese. I domenicani erano giunti a Napoli nel 1231 per stabilirsi nell'antico monastero dùella chiesa di San Michele Arcangelo a Morfisa, gestita dai padri benedettini: era questo l’antico nucleo dell’odierno edificio sacro, che era stata già precedentemente consacrata a San Domenico. La “nuova chiesa” fu realizzata in senso opposto a quella preesistente, vale a dire con l'abside rivolta verso la piazza (è la parte visibile da piazza San Domenico) alle cui spalle fu aperto un ingresso secondario durante il periodo aragonese. Il progetto richiamava i canoni classici del gotico, con tre navate, cappelle laterali, ampio transetto e abside poligonale, anche se gli interventi realizzati nel corso del tempo hanno mitigato questo stile. Nel complesso visse e insegnò il frate e filosofo San Tommaso d’Aquino (di cui è ancora visibile la cella), che non fu l’unico uomo illustre ad avere rapporti con la chiesa. Significativo il patrimonio artistico accumulato nel corso dei secoli della chiesa, che custodiva anche la Flagellazione del Caravaggio e l’Annunciazione di Tiziano (traslate al museo di Capodimonte), la Madonna del Pesce di Raffaello (portata in spagna dal vicerè duca di Medina ed esposta al Museo del Prado di Madrid), due Santi di Guido Reni (scomparsi) e la Madonna col Bambino e San Tommaso D’Aquino di Luca Giordano (rubata).

Dove: P.zza S. Domenico Maggiore, 8

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