Le 4 cisterne sotterranee più belle di Napoli: ecco dove visitarle
Dal Museo dell'Acqua alla Galleria Borbonica, da Napoli Sotterranea alla Piscina Mirabilis, NapoliToday vi accompagna in tour alla scoperta delle antiche vie dell'acqua della città
Ad aver iniziato a scavare il sottosuolo di Napoli sono stati i greci nel III secolo a.C. per ottenere il tufo necessario per costruire le mura e i templi di Neapolis. In seguito, i romani in epoca augustea decisero di riutilizzare queste cave sotterranee per costruire una rete di acquedotti complessa, alimentata da condotti sotterranei provenienti dalle sorgenti del Serino, a 70 km di distanza dal centro di Napoli. I cunicoli dell’acquedotto si diramavano in tutte le direzioni, nel sottosuolo della città, con lo scopo di alimentare fontane ed abitazioni situate in diverse zone della Napoli superiore. Altri rami si estendevano fino Miseno per alimentare la Piscina Mirabilis, l'antica riserva d’acqua della flotta romana. Nel 1627, poi, il vecchio acquedotto e le moltissime cisterne pluviali, non riuscendo più a soddisfare il bisogno d’acqua della città che si era espansa a macchia d’olio, fu ampliato da un altro acquedotto progettato dal patrizio napoletano Cesare Carmignano, che conduceva le acque dalle sorgenti del Monte Taburno fino all'acquedotto della Bolla. Questo sistema, costruito in soli due anni, è rimasto in uso fino alla fine del 1884, quando una epidemia di colera ha contaminato l’acqua e portato all’abbandono di queste cisterne sotterranee. Al loro posto è stato costruito un nuovo acquedotto del Serino, un sistema di tubazione che convoglia due grandi serbatoi presenti allo Scudillo e a Capodimonte, e che ancora oggi portano l’acqua a Napoli.
Ma che fine hanno fatto le cave del vecchio acquedotto? Sono diventate prima una discarica abusiva, e, poi, durante la Seconda Guerra Mondiale sono state illuminate e sistemate per accogliere decine e decine di persone che al suono della sirena si affrettavano a scendere in profondità per rifugiarsi dalle bombe. Oggi è possibile visitare alcune di queste vecchie vie dell’acqua, alcune delle cisterne greco-romane che costituiscono l’antico sistema idrico che riforniva la città. NapoliToday vi accompagna in tour alla scoperta delle antiche cisterne nel sottosuolo di Napoli che rendono questa città unica al mondo.
Museo dell’Acqua (Lapis Museum)
Nel sottosuolo della Basilica di S. Maria Maggiore in Pietrasanta, a pochi passi da San Gregorio, vi è un suggestivo percorso sotterraneo, oggi ancora più agevole grazie ad un ascensore (il primo “ascensore archeologico” di quest’area), che accompagna i visitatori alla scoperta di un decumano sommerso e del suo Museo dell’Acqua. La cabina trasparente dell’ascensore consente ai visitatori di ammirare la discesa tra le viscere del tufo fino a 35 metri sotto il livello del suolo: si parte dalle antiche cisterne dell’Acquedotto della Bolla (il primo acquedotto cittadino creato dai greci e ampliato dai Romani tra la zona di Caponapoli e lo sbocco a mare del Chiatamone) per finire coi tanti graffiti e mosaici del periodo romano, e gli antichi pezzi idraulici della rete postbellica dell’acquedotto napoletano. Una volta arrivati a 35 metri di profondità, si inizia lo straordinario percorso a piedi nel ‘Decumano sotterraneo’, lungo l’antico tracciato dell’Acquedotto della Bolla alla scoperta due cisterne greco-romane (la ‘Cisterna delle anguille’ e la ‘Sala delle onde’). Quest’ultima, denominata “Piscina del Principe” perchè situata esattamente sotto il Palazzo del Principe Gaetano Filangieri d’Arianello in via Atri, è considerata la più grande del centro antico, larga dieci metri, lunga oltre venti, profonda più di cinque e con una capacità di 400 metri cubi di acqua. Le antiche cisterne sono ritornate all’originaria funzione grazie ad una preziosa collaborazione con ABC Napoli e valorizzate con un sofisticato impianto illumino-tecnico che enfatizza volte e volumi per una visita esperienziale davvero unica. Insomma, un percorso straordinario che solo a Napoli è possibile fare.
Dove: Piazzetta Pietrasanta
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