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Venerdì, 29 Marzo 2024
In giro con Antonia

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A cura di Antonia Fiorenzano

Andare in giro alla scoperta di ciò che accade incontrando personaggi e persone per raccontare storie, fatti e notizie dove non manca quel pizzico di curiosità. A cura di Antonia Fiorenzano

In giro con Antonia

Il premio Oscar Paolo Sorrentino: “A 50 anni ho deciso di raccontare la mia storia di amore e dolore”

A Venezia 78 è il giorno di Paolo Sorrentino e del suo E’ stata la mano di Dio, il suo film più personale in cui si scoprirà un Sorrentino inedito, intimo e commuovente dove racconta la sua giovinezza. Nel cast Servillo, Luisa Ranieri e Teresa Saponangelo

Il mio rammarico è che non posso far vedere E’ stata la mano di Dio a Maradona, era uno dei miei primi desideri quando ho deciso di realizzare il film. Non sono riuscito a confrontarmi con lui perché parlare con Diego Armando Maradona non è stata cosa facile ma io credo che in Maradona ci fosse un potere semi divino” la venerazione di Paolo Sorrentino per Maradona è prevedibile che sia rinnovata oggi alla Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia dove è in concorso E’ stata la mano di Dio, sorvolando sulla parentesi polemica sollevata qualche mese prima della sua morte dallo stesso calciatore “Quando si diceva che volesse intentare una causa non penso che fosse partito da lui ma che fosse più una lamentela partita dal suo entourage.”

Dietro ogni pellicola scritta e diretta dal regista Premio Oscar per La Grande Bellezza c’è sempre tanta aspettativa ma nessun suo film è atteso da tutti come E’ stata la mano di Dio perché segna contemporaneamente un ritorno e un nuovo punto di partenza nel suo cinema: dopo il suo esordio con L’uomo in più è ritornato a girare a Napoli che esattamente 20 anni fa è stato presentato proprio al Festival di Venezia dove oggi è in concorso con un film che per molti, compresi i suoi detrattori, è un capolavoro annunciato ma, soprattutto, è il suo film più personale e commuovente. “Forse, per la prima volta nella mia carriera, posso evitare critiche che ho spesso affrontato, di chi dice che non so di cosa sto parlando. In questo caso, lo so fin troppo bene" rivela Sorrentino rispondendo a quanto le sue storie siano algide e impersonali, unici rimproveri che in genere vengono fatti al suo cinema.

The young Sorrentino

E’ stata la mano di Dio racconta la Napoli degli anni ‘80 in cui vive la sua adolescenza Fabietto Schisa alias Sorrentino. Fabietto (Filippo Scotti) ha 17 anni è un ragazzo goffo che lotta per trovare il suo posto nel mondo, ma che trova gioia in una famiglia straordinaria e amante della vita soprattutto grazie ai genitori (Toni Servillo e Teresa Saponangelo) ma alcuni eventi cambieranno tutto. Uno è l'arrivo a Napoli di una leggenda dello sport simile a un dio: l'idolo del calcio Maradona, che suscita in Fabietto, e nell'intera città, un orgoglio che un tempo sembrava impossibile. L'altro è un drammatico incidente, la morte improvvisa dei genitori che farà toccare a Fabietto il fondo, indicandogli la strada per il suo futuro. Apparentemente salvato da Maradona, toccato dal caso o dalla mano di Dio, Fabietto trova l'unica via d'uscita dalla catastrofe totale attraverso la propria immaginazione e nell’amore per il cinema.

L’infanzia di Sorrentino è stata toccata davvero dalla tragica e improvvisa scomparsa dei genitori e davvero la presenza di Maradona, il cinema e l’incontro con il regista Antonio Capuano suo mentore sono state le ancore per elaborare quel precoce lutto “il lutto non è esprimibile a parole almeno io non ne sono capace” confessa “La storia ruota intorno agli sforzi del protagonista Fabietto di sopravvivere alle conseguenze della sua improvvisa perdita sullo sfondo maestoso di Napoli, e la catarsi nello scoprire la sua vocazione al cinema e alla regia”.

Ma cosa è scattato in Sorrentino che gli ha fatto pensare che fosse giunto il momento di condividere la storia della sua giovinezza con il pubblico?

A un certo punto mi sono reso conto che ci fosse una grande parte della mia vita in cui c'è stato tanto amore ma anche tanto dolore e compiendo 50 anni ho pensato che fosse il momento giusto per parlarne, raccogliendo anche la provocazione di un mio caro amico e collega che mi ha detto io non faccio film personali” racconta Sorrentino “È stato un film difficile. Mi ci sono voluti 20 anni, e ci ho pensato per tutto il tempo. Ma questo film mi ha dato una chiave stilistica che ho intenzione di esplorare per il futuro".

Un stile essenziale per un film in odore di Leone

Al Festival di Venezia, anche chi non ha visto ancora E’ stata la mano di Dio, si fa il tifo per il Leone o gli altri premi principali d’altronde Sorrentino non è solito presentare i suoi film a Venezia, infatti, ci manca da 20 anni e ci è tornato con un film che potrebbe essere un punto di svolta rappresentando un nuovo inizio.

Chi si aspetta la solita estetica onirica, surreale con qualche tratto qua e là barocco resterà deluso. Per questo film totalmente diverso Sorrentino cambia musica e sceglie un stile essenziale: “Io sono venuto 20 anni fa all'inizio della mia carriera e ora sono qui alla ricerca di un nuovo inizio artistico. È un film diverso dai precedenti è essenziale perché dovevano parlare i sentimenti. È un film basato sulla percezione del dolore e della gioia di un ragazzo, ed è narrato attraverso gli occhi dell'uomo adulto che è diventato, vale a dire io

Proprio nel pieno rispetto di quei sentimenti in questo gioco continuo in cui non si capisce cosa sia vero e cosa sia fantasioso di quella infanzia beata e di quella adolescenza funesta, Sorrentino è inamovibile nel ricreare la sincerità delle emozioni vissute: “Quello che non andava tradito erano i sentimenti e quelle sensazioni realmente provate infatti per questo stilisticamente è molto semplice perché devono essere loro a parlare”.

Paolo Sorrentino, in genere, è schivo, parla lo stretto necessario, ma nel presentare il suo film in anteprima mondiale a Venezia è affabile ben disposto d aprirsi di più venendo allo scoperto anche di più come uomo.“Sono molto pauroso nella vita ma nei film che faccio sono coraggioso. Il coraggio è stato più nello scrivere E’ stata la mano di Dio che ne farlo perché si entra nella dinamica del set quindi quelle paure di affrontare di nuovo quel dolore sono svanite grazie ai problemi quotidiani e pratici che si affrontanodice Sorrentino.

Antonio Capuano, Napoli e il cinema

Solo perché hai avuto una vita difficile e ti sei sentito impotente non significa che sei automaticamente un buon regista. Ma se sei in grado di prendere tutte le difficoltà che hai vissuto nella vita con i sentimenti aspri che ti sono rimasti e hai l'intelligenza per trasformare tutto questo in uno stile poetico unico, a quel punto bé, forse puoi essere un buon regista" sostiene Sorrentino ed è partito da qui per costruire la sua carriera da regista aiutato e spronato proprio dal regista Antonio Capuano il primo a credere in lui e a vederne il potenziale “Capuano è stato per me importante e mi ha insegnato molto. Lui scatena il conflitto ed è la cosa che, secondo me,genera il cinema molto più della pacificazione”.

Proprio questo conflitto e questo tumulto nell’animo uniti a quell’avere qualcosa di raccontare e di saperlo anche fare, ha portato Sorrentino a imboccare la strada per il cinema e nel film è raccontata in una scena cardine in uno scontro tra Fabietto e un personaggio ispirato ad Antonio Capuano: “Nel film c'è un personaggio ispirato al regista Antonio Capuano. È una delle poche persone che ha creduto in me quando non credevo in me stesso. Prima di incontrarlo, pensavo che il cinema fosse troppo grande per me. Non ero sicuro di meritare di diventare anch'io un regista. Mi ha insegnato la necessità di affidarmi al mio istinto".

Il cinema, prima salvifico e successivamente vocazione e passione, è unito doppio filo anche alla Napoli che il regista ha vissuto da ragazzo e che è al centro di molte scene di E’ stata la mano di Dio in cui Fabietto/Sorrentino ne scopre la fascinazione come le riprese di un film nella Galleria Umberto.

Il cast

Per raccontare questa storia di famiglia legata alle gioie quotidiane ma anche alla perdita Paolo Sorrentino si affida a Toni Servillo, Teresa Saponangelo, Luisa Ranieri, Massimiliano Gallo, Enzo De Caro e al giovane Filippo Scotti nel ruolo di Fabietto

Toni Servillo e Teresa Saponangelo interpretano gli adorati genitori, mentre Luisa Ranieri è una zia del protagonista della quale non si ha certezza se sia esistita o meno.

Servillo è l’attore feticcio di Sorrentino e a Venezia 78 è presente in altri due film, Qui Rido Io e Aria ferma. Lavora con Sorrentino dall’Uomo in Più ed è stato presente in quasi tutti i suoi film. “Siamo venuti 20 anni fa a Venezia e io sono felice di aver partecipato a questi 20 anni di cose da dire. Mi ha sempre detto che sono per lui una sorta di fratello maggiore e nel film sono stato promosso sul campo. Ci sono stati anche momenti di ilarità ma la vita è così : si ride e si piange; si piange e si ride” dichiara Toni Servillo e aggiunge “spesso mi ha detto che prima o poi avrebbe trovato la giusta distanza di raccontare questa parte dolorosa della sua vita e mi ha detto che mi avrebbe chiesto di fare il padre. Ci siamo divertiti a immaginare questo padre che rappresenta quella fase di amore e spensieratezza di un ragazzo che all'improvviso deve affrontare la propria vita e passare bruscamente alla maturità”.

Per Teresa Saponangelo sceglierla nel ruolo della madre è stata: “ una dimostrazione di affetto da parte di Paolo. Non ci conoscevamo benissimo professionalmente e non era sicuro il risultato che ne sarebbe venuto fuori e invece è stato sorprendente e ne sarò sempre grata di questo personaggio che rappresenta l’amore”. 

Luisa Ranieri interpreta il ruolo di zia Patrizia l'unico legame immaginifico che fa da ponte al suo cinema : “ Il personaggio di Patrizia l'ho riconosciuta subito già alla prima lettura ho sentito il suo dolore e ho lavorato su quello. È pazza ma non è quello il punto dal quale sono partita bensì dal suo desiderio di scappare dalla realtà. Poi era scritta benissimo e volevo restituire quella bellezza”.

Per Fabietto il regista napoletano ha scelto un volto sconosciuto quello di Fabio Scotti. Capelli arruffati, orecchino all’orecchio e sguardo intenso e malinconico così si presenta agli spettatori e trova la giusta dimensione per incarnare lo stesso Sorrentino facendolo scegliere. “Per interpretare il protagonista ho scelto volutamente un esordiente. Non volevo che qualcuno mi interpretasse come un personaggio di un altro film” racconta Sorrentino e confessa “ cercavo un attore bravo e Filippo ha facilmente sbaragliato la concorrenza dei ragazzi. Mi sembrava che avesse la timidezza e un senso di disagio simile a quella che avevo io a 17 anni”.

Per vedere E’ stata la mano di Dio si dovrà attendere il 24 novembre uscendo in alcune sale selezionate per poi approdare il 15 dicembre su Netflix che ha prodotto per la prima volta un film di Paolo Sorrentino.

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