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Mercoledì, 24 Aprile 2024
In giro con Antonia

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A cura di Antonia Fiorenzano

Andare in giro alla scoperta di ciò che accade incontrando personaggi e persone per raccontare storie, fatti e notizie dove non manca quel pizzico di curiosità. A cura di Antonia Fiorenzano

In giro con Antonia

Intervista a Silvio Orlando: "Napoli sta cambiando pelle in meglio anche grazie al turismo, ma non deve perdere la sua anima"

Al cinema con Il bambino nascosto di Roberto Andò, un film che lo riporta a Napoli. Una chiacchierata con l’attore sulla sua visione della città, sul suo modo di approcciarsi ai ruoli che sta interpretando, dove fa capolino anche il tifo per il Napoli. L'intervista di NapoliToday a Silvio Orlando

Il bambino nascosto di Roberto Andò è stato tra i film italiani più amati dal pubblico del festival di Venezia, se fosse stato nella gara ufficiale non sarebbe stato improbabile vederlo in lizza per qualche premio. Merito anche dell’interpretazione di Silvio Orlando che ha determinato il cammino di questa storia dando volto e anima a Gabriele Santoro, un professore di musica sessantenne molto colto e molto solitario che appartiene a un ceto alto borghese anche se lo ha ripudiato. Insegna pianoforte al Conservatorio San Pietro a Majela e vive in un palazzo alla Sanità, in un appartamento al piano inferiore di quello di una famiglia camorrista, gli Acierno.  

Una mattina un bambino di dieci anni si insinua nel suo appartamento e vi si nasconde. E’ Ciro, il figlio degli Acierno, il quale è interrogato sul perché della sua fuga Ciro non parla. Nonostante questo, il maestro decide di nasconderlo in casa, ingaggiando una singolare, e tenace, sfida ai nemici del piccolo Ciro. 

Una storia filiale in una Napoli di contrasti

Rispetto alla fine del romanzo, per il cinema Roberto Andò sceglie una chiusura che lascia un senso di speranza che rincuora perché incoraggia un nuovo inizio per Gabriele e il piccolo Ciro, interpretato dal bravissimo Giuseppe Pirozzi selezionato dopo aver provinato 1000 ragazzini.

Un rapporto filiale che nasce in una casa che diventerà la loro prigione, nel quartiere di Mater Dei, accanto al rione Sanità, (nel libro è a Forcella). Il raffinato appartamento del maestro Santoro dove due persone di età e di estrazione sociale diverse sono costrette a convivere e a conoscersi è una situazione che, per motivi ovviamente diversi, c’è ormai familiare. Un elemento che probabilmente oggi, rispetto a due anni fa, aiuta a empatizzare con le dinamiche che scattano tra Gabriele e Ciro.

Una storia così non può che essere ambientata a Napoli, animata dai forti contrasti dove degrado e bellezza vanno a braccetto in cui non meraviglia che nello stesso palazzo sia abitato da un malavitoso e da un fine intellettuale. Una Napoli insolita, vista di sbieco, filtrata attraverso gli interni. Una città che abitualmente è consegnata a una immagine molto solare e che qui invece è crepuscolare e ritrosa. Da quando Roberto Andò ci abita per dirigere il Teatro Stabile di Napoli - Teatro Nazionale, ha scoperto l'anima nascosta della città scevra dai cliché e ne Il Bambino Nascosto così la rappresenta inserendola in un film che potrebbe essere claustrofobico ma che invece si rivela una storia dalla scrittura semplice, immediata pur affrontando temi delicati e con un ottimo cast, quasi tutto proveniente dal buon teatro napoletano, che non è mai lento proprio perché è strutturato su diversi piani narrativi che cambiano di continuo, andando ben oltre il dramma intimista.

L'intervista a Silvio Orlando

Orlando, parlando del suo personaggio, il maestro Gabriele Santoro ha dichiarato: “Confrontarmi con questo ruolo mi ha consentito di attingere a tutto quello che ho imparato negli ultimi anni, portandomi in qualche modo a restituirlo in scena". Cosa ha restituito che ha imparato?

Come attore ho cercato di assecondare quello che era il flusso della mia anima. L’anima cambia a seconda delle gioie e dei dolori che capitano nella vita. Si entra in una fase in cui si guardano le cose con un certo distacco e ciò comporta anche il raggiungimento di un equilibrio e di un certo disincanto. Questo personaggio, come quelli che ho portato in teatro negli ultimi anni, incarnano questo spirito proiettato verso queste due tendenze: guardare il mondo da lontano e il rischio di cadere in un’aridità umana e sentimentale, che indietreggiano sempre fino a sparire, per poi esplodere”.

Anche per questo ha accettato senza avere dubbi ?

Sì! Sicuramente, Gabriele Santoro mi corrisponde in questa fase di vita e che sento molto mio all’interno di una storia molto avvincente. Questo film poi offre un ritratto di Napoli inedito al di là dei cliché vecchi e nuovi, purtroppo la nostra città ci cade spesso o in stereotipi da cartolina o quello in cui è abitata solo da diavoli che si squartano. Napoli è una città sfuggente, stratificata”.

Napoli è l’altra protagonista. A parte per le tournée dei suoi spettacoli, non ha girato molti film qui. Come l’ha trovata?

Il solito meraviglioso delirio che travolge, con la sua densità umana che non ha pari. Quando abbiamo girato eravamo durante la seconda ondata della Pandemia quando tutto era chiuso, per cui ho assistito a quella frenesia di ritornare alla normalità unita alla frustrazione di non poter uscire e alla paura del virus. Quindi il momento storico non mi ha fatto assaporare la città. Però, prima del Covid e dopo le riaperture, ho notato che Napoli sta cambiando pelle e in modo positivo. Il mondo si sta accorgendo delle risorse di Napoli anche grazie al turismo anche se il turismo rischia di non essere a costo zero”.

Cioè?

Il turismo è positivo, ma a volte cambia il volto delle città, rischiando di snaturarle. Napoli non deve perdere la sua anima, ha il suo popolo che abita il centro storico che è la sua essenza, il patrimonio dell’UNESCO si fonda anche su questo. Non deve perdere la sua straordinarietà, perciò bisognerebbe auspicare a un turismo controllato che non prenda troppo il sopravvento”.

A volte quando si promuove un film si tende a ribadire concetti simili. C’è qualcosa che ancora non ha dichiarato su Il bambino nascosto ma che, pensandoci, bisognerebbe dire?

Come capisco la sua domanda. Si fatica alle volte a trovare nuove cose da dire. E’ la parte più angosciante perché a volte si divaga o si scava dentro come se fosse una seduta di psicanalisi gratuita. Forse abbiamo messo poco in evidenza la storia del piccolo Giuseppe Pirozzi. E’ un ragazzo talentuoso ed è molto sensibile. E’ un piccolo miracolo determinato sicuramente dagli straordinari genitori che ha. Lui è nato e cresce negli stessi luoghi dove abbiamo girato il film. Nel Rione Sanità tante cose stanno cambiando in meglio ma il sistema criminale non è ancora sparito e per un ragazzino non è sempre facile sfuggire. Giuseppe è riuscito a non conformarsi a quell’ambiente. Per questo lui è un miracolo grazie anche a suo padre, l’attore e regista Vincenzo Pirozzi, che, a sua volta, è stato lui stesso un miracolo. All’età di suo figlio, Vincenzo rischiava ancora di più di perdersi ma per fortuna l’incontro con il cinema e Antonio Capuano gli hanno indirizzato una strada diversa, dimostrazione che il libero arbitrio esiste anche nelle situazioni più disperate (Vincenzo Pirozzi è il figlio del boss Giulio Pirozzi, ex braccio destro del clan Misso, e grazie al cinema e agli studi, da ragazzino si è opposto alla criminalità ndr). Questo, poi, è anche il messaggio principale del nostro film: gli incontri positivi esistono e possono anche cambiare la vita.”

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Un personaggio così sfaccettato come Gabriele Santoro lo attendeva da sempre. Mettiamo un’altra spunta verde. Un ruolo bello come questo è arrivato. Un personaggio che resterà un cult come il cardinale Voiello c’è. Adesso, cosa vorrebbe aggiungere alla sua carriera tra cinema, tv e teatro?

Nel nostro mestiere non si può mai prevedere cosa succederà. Per fortuna può riservare tutto, l’esempio è proprio l’esperienza con Paolo Sorrentino per The Young Pope. Non mi sarei mai immaginato che alla mia età mi sarei trovato in un cast pieno di star internazionali a recitare in inglese. Questa è la bellezza e anche la dannazione di essere attori, si lavora e ci cerca di farsi trovare pronti. Io sono entrato nella terza età che fino a un certo punto è rappresentata al cinema, forse perché si pensa che sia un’età poco seduttiva e depressiva. A 64 anni a volte ci si sente in colpa a occupare degli spazi che dovrebbero essere occupati dai giovani, però, alla fine, ci sono spazi di racconto per qualsiasi fascia di età. Penso che l’età, diciamo crepuscolare, sia un mondo che vada indagato soprattutto in chiave comica. Ci sarebbero risorse buffe che sarebbero perfette in una commedia scritta bene. Già, una bella commedia sarebbe perfetta!”

In qualche modo il sodalizio con Roberto Andò continua. A dicembre sarà a Napoli al Mercadante, teatro del quale Andò è direttore artistico.

Sì sarò in scena con La Vita davanti a sé. E’ uno spettacolo a cui tengo molto. Ringrazio Roberto per aver scelto di inserirlo nella programmazione dello Stabile”.

Il Bambino nascosto è uscito in questa settimana nelle sale, però domenica lei e Roberto Andò avrete una giornata densa di impegni napoletani per presentare il film…

Sì, saremo domenica mattina alle 11.30 alla Fondazione Premio Napoli per incontrare le persone per parlare del libro e del film, poi, la sera saremo alle 20.30 per salutare il pubblico del cinema Filangieri. Però, nel pomeriggio, c’è un altro evento importantissimo: Napoli-Verona, una partita imperdibile”.

Adesso sta parlando il Voiello che è in lei?

Quando si parla del Napoli, Voiello è sempre un po’ fuori...”

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