Marina Abramovič al San Carlo: "A Napoli ho presentato i miei capolavori"
La celebre artista presenta alla stampa "7 Deaths of Maria Callas", la sua performance dedicata alla leggendaria soprano greca
“La mia storia con la Callas inizia molti anni fa, quando avevo14 anni sedevo nella cucina di mia nonna che aveva sempre la radio accesa: a un certo punto ascolto una voce: ricordo di essermi alzata in piedi ed essermi messa a piangere. Non avevo idea di chi fosse quella voce, era una voce di donna e lo speaker disse che si trattava di Maria Callas” così Marina Abramovi? descrive l’impatto che ha avuto con una delle soprano che è entrata nella storia della lirica. Una devozione che l’ha spinta a dedicarle la perfomance 7 Deaths of Maria Callas che da venerdì fino a domenica sarà al Teatro di San Carlo.
L’invito del Teatro Massimo di Napoli ha onorato la nota artista cogliendo subito la volo l’occasione di ritornare in una delle città che più ha ispirato il suo lavoro.
“Napoli mi ha sempre dato la possibilità di presentare lavori che sono diventati capisaldi della mia carriera. Quando è arrivato l’invito del San Carlo per 7 Deaths of Maria Callas mi sono sentita estremamente onorata e fortunata”, dichiara Abramovi? presentando alla stampa questo progetto a cui ha pensato da oltre 20 anni.
Il progetto
7 Deaths of Maria Callas, coproduzione internazionale tra il Teatro di San Carlo e alcuni dei più importanti teatri al mondo: Bayerische Staatsoper, Deutsche Oper Berlin, Greek National Opera Athens, Liceu de Barcelona, Opéra National de Paris. Un progetto che identifica la direzione del San Carlo che mira a creare ponti con l’arte contemporanea.
“Marina Abramovi? rappresenta oggi la massima espressione vivente della identificazione tra arte e vita, così come Maria Callas ha incarnato questa unione, diventando un’icona di tutti i tempi. Fa parte della nostra missione come teatro pubblico, ospitare sul palcoscenico del teatro, i grandi artisti del nostro tempo, e questa performance di Marina Abramovi? risuona nel nostro sentire, anche attraverso un altro artista quale Willem Dafoe” sottolinea il Sovrintendente del Teatro di San Carlo, Stéphane Lissner che ha fortemente voluto allestire la performance.
Ideato, diretto e interpretato da Marina Abramovi? , 7 Deaths of Maria Callas è strutturato da una parte di video perfomance dove Marina Abramovic è accanto al candidato all’Oscar Willem Dafoe e in parte dal vivo in cui l’Abramovic si esibisce con sette interpreti vocali che danno vita a sette delle eroine più celebri incarnate dalla mitica soprano greca: Annalisa Stroppa (Carmen), Valeria Sepe (Floria Tosca), Nino Machaidze (Desdemona), Jessica Pratt (Lucia Ashton), Roberta Mantegna (Norma), Kristine Opolais (Cio-Cio-San), e Selene Zanetti (Violetta Valery).
Fulcro della perfomance sono le morti inscenate sul palco dalla Callas interpretando Carmen, Floria Tosca, Desdemona, Lucia, Norma, Cio-Cio-San, Violetta Valery.
“Ho trovato tante similarità tra la mia vita e la vita della Callas. Entrambe abbiamo avuto madri forti, estremamente ambiziose, che un po’ ci hanno rubato l’infanzia spingendoci verso la nostra carriera. E poi il suo grande sentimento per Onassis, il suo grande amore, fino alla morte di crepacuore. Nella mia vita è successo qualcosa di simile, il mio lavoro mi ha salvata. E’ per questo che ho voluto fare questo omaggio alla Callas, morta a soli 53 anni tragicamente come gran parte delle protagoniste donne delle opere da lei cantate”, rivela Marina Abramovic.
La guerra in Ucraina
Sin dall'inizio della sua carriera a Belgrado, nei primi anni Settanta, Marina Abramovi? è stata una pioniera della performance art e da artista sente la responsabilità civile del suo ruolo tanto che sei ore dopo lo scoppio della guerra in Ucraina ha fatto subito sentire la sua voce: “Sono stata la prima artista a lanciare il mio messaggio di vicinanza completa all’Ucraina. Pochi mesi prima dello scoppio della guerra ho fatto un progetto per Babyn Yar, su richiesta di Zelensky che ha chiesto a degli artisti di commemorare l’olocausto del 43 e ho creato un grande muro nero lungo 40 metri con dei cristalli conficcati dentro e l’ho chiamato ‘Crystal Wall of crying’. Pochi mesi dopo l’inaugurazione la torre televisiva vicino a quell’installazione è stata bombardata, l’opera è rimasta intatta e se questo muro per miracolo resisterà alla guerra, avrà la funzione di servire due memorie, la memoria dell’olocausto mondiale e quella della invasione russa di oggi”.
Video intervista di Antonia Fiorenzano a sovrintendete del San Carlo Stéphane Lissner.