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Venerdì, 19 Aprile 2024
In giro con Antonia

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A cura di Antonia Fiorenzano

Incontro con Marco D’Amore, protagonista di Security

L’attore campano insieme al regista e al cast parla del thriller in prima visione su Sky Cinema. Attualmente impegnato nella post produzione degli episodi di Gomorra 5, D’Amore ha anche debuttato nell’editoria con il romanzo Vesuvio, uscito da pochissimo in libreria

Qualche giorno fa con un video pubblicato su Instagram, Marco D’Amore ha salutato definitivamente Ciro Di Marzio e il set di Gomorra che, con la quinta stagione, chiude la serie. Per lui si apre un nuovo capitolo della sua carriera, fatto di nuovi personaggi in film che sono sempre più lontani da Gomorra e L’Immortale. In questo momento che potrebbe rappresentare per lui uno spartiacque sarà disponibile da lunedì 7 giugno su Sky Cinema "Security", film diretto dal regista inglese Peter Chelsom noto principalmente per i suoi film hollywoodiani Serendipity, Shall We Dance? e Hanna Montana: The Movie.

Prodotto da Vision Distribution e Indiana, il film è il primo thriller targato Sky Original, che dopo le felici esperienze di Tutti per Uno e Uno per Tutti di Veronesi e di Genitori vs Influencer, sceglie per il suo ingresso nel noir una storia raffinata dal respiro internazionale ispirata all’omonimo romanzo di Stephen Amidon già acclamato autore de Il capitale umano da cui nel 2014 è stato tratto il film di Paolo Virzì e puntando come protagonista su D’Amore, uno dei volti simbolo delle produzioni SKY.

L’attore campano è il capitano di un cast italiano eterogeneo che abbraccia tre generazioni di attori: Maya Sansa, Tommaso Ragno, Valeria Bilello, Beatrice Grannò, Silvio Muccino (il quale è tra gli autori della sceneggiatura) e Fabrizio Bentivoglio, che è stato anche tra gli attori principali de Il Capitano Umano.

Come Il Capitale Umano di Virzì, Security è stato adattato in Italia e non negli USA per offrire uno spaccato della società odierna affrontando un argomento universale che, in questo caso, è quello della sicurezza, ponendo inevitabilmente quesiti e riflessioni su quale significato potrebbe avere su ogni singolo individuo e fino a che punto è lecito arrivare per garantirla a tutti i costi: “Security non mette punti esclamativi ma, semmai interrogativi lasciando gli spettatori liberi senza rispondere alla domanda:‘non risponde alla domanda che pone fin dal romanzo:quanto sei disposto a pagare per essere al sicuro?’" sostiene Marco D’Amore quando l’abbiamo incontrato via ZOOM insieme al regista e agli altri interpreti del film “Nel racconto ci sono una moltitudine di punti di vista  giocando su diversi filtri: quello tecnologico, narrativo ed emotivo dei personaggi”.

Una storia con personaggi che si muovono nell’oscurità

Dalla piccola cittadina estiva del New Egland in cui è ambientato il romanzo, per il film si sceglie Forte dei Marmi, paradiso estivo per il turismo d’élite. Ma anche lì, d’inverno, le giornate si accorciano, le notti si allungano e le ville diventano fortezze, custodite da sofisticati circuiti di telecamere di sicurezza. La scoperta della violenza subita dalla giovane studentessa Maria Spezi (Beatrice Grannò), fa infatti emergere intorno a loro un ambiente corrotto e pieno di pregiudizi. 

Sulla vicenda comincia a indagare Roberto Santini (Marco D’Amore), responsabile della sicurezza delle tante ville protette dai circuiti di video-sorveglianza, che non è convinto della colpevolezza del padre alcolizzato della ragazza, Walter Spezi (Tommaso Ragno), su cui sono caduti i primi sospetti. La ricerca del colpevole porterà Roberto a confrontarsi anche con una verità che ha scelto di seppellire per quasi vent’anni, proprio quando sua moglie Claudia Raffelli (Maya Sansa) sta affrontando la campagna elettorale come Sindaco, sostenuta dall’imprenditore Curzio Pilati (Fabrizio Bentivoglio), e mentre vive un forte contrasto con la figlia adolescente Angela (Ludovica Martino), travolta dall’amore clandestino per il suo professore Stefano Tommasi (Silvio Muccino).

Roberto non dovrà solo risolvere un crimine, ma salvare se stesso e l’intera comunità dal pericolo di perdere la propria anima.

È un sogno realizzato, per me, ci avevo provato tre volte prima a fare un film in Italia, ho casa dall’altra parte delle Alpi Apuane. Avevo dei timori, ma lavorare con attori italiani è stato fantastico, sono tutti stati bravissimi. Avevamo una lingua in comune, quella del cinema. Abbiamo adattato il romanzo come era, creando un protagonista che non c’era, ossia Roberto che nel libro non è il personaggio principale. Era utile per vedere tutta la storia attraverso i suoi occhi. Non è stato difficile, perché i temi sono universali.” racconta il regista che vive da alcuni anni anche in Italia non molto lontano dalla cittadina della Versilia “Forte dei Marmi funziona benissimo, meglio dell’ambientazione originaria del romanzo. Questa era la storia di una piccola ed elitaria comunità. La città doveva essere una sorta di microcosmo, isolato dal mondo esterno e gli uni dagli altri. Ovviamente, la storia è completamente inventata e il fatto che Forte Dei Marmi sembri il posto più sicuro del mondo, dove non succede molto d’inverno, funzionava benissimo per un thriller.  Abbiamo girato il film poco prima del primo lockdown. Durante il montaggio, mi sono reso conto che la nostra storia davvero trattava il tema dell’isolamento all’interno di una comunità”.

Per Marco D’Amore Security si differenzia dagli altri film del genere del panorama italiano: “E’ un thriller davvero atipico per la cinematografia italiana dove tutti i personaggi contribuiscono a dare luce a questa storia. Ciascuno di noi ha portato il carico delle esperienze che ha accumulato cercando di condividerle mettendole a servizio del progetto. Credo che il personaggio di Roberto si muova bene in questa semi oscurità perché è un uomo che vive di notte, a cui è stato stato sottratto il sonno e, forse fino, a un certo punto appartiene a una giustezza. A suo modo cerca di attraversare questa oscurità per trovare anche sé stesso, oltre alla verità delle cose. Il doppio gioco di inquadrature ha reso la lavorazione molto interessante anche per noi”.

Tutti i personaggi sono ambigui e si muovono in una zona d’ombra, a volte si sentono anche legittimati nel commettere ingiustizie e atti spregevoli. Su questa continua ambivalenza si muove Security, dove si oscilla tra giusto e sbagliato dove i concetti di trasparenza e sicurezza possono essere deleteri se  non sono ben calibrati. A incarnare questa  polarità nel film è Maya Sansa che interpreta la moglie di Roberto/Marco D’Amore, una donna che basa la sua campagna elettorale contro gli immigrati. “ Claudia è ossessionata dalla sicurezza. E’ una moglie possessiva per Roberto. È determinata, adora la figlia ed è pronta a fare qualsiasi cosa per proteggere la famiglia e il suo paese. Ha la presunzione, come tanti, di fare del bene, di proteggere chi ama, la cultura e le tradizioni, ma in realtà è un atteggiamento che porta a commettere grandi ingiustizie o addirittura guerre, ad arrestare innocenti. I personaggi ambigui, per un attore, sono i più interessanti, anche se è difficile interpretarlo se non lo capisci” dichiara la Sansa.

Il mondo digitale è uno dei protagonisti del film, un universo da cui D’Amore non potrebbe essere più distante: “Nella vita reale ho difficoltà anche a usare uno smartphone ma in Security sono un tecnico all’avanguardia, responsabile dei sofisticati circuiti di video-sorveglianza. La cosa bella di fare l’attore è poter interpretare un personaggio molto distante da te. Devo essere grato a Peter Chelson di avermi dato quest’opportunità. Per me è un maestro”.

Marco D’Amore l'eclettico

Peter Chelsom è considerato un autentico direttore di attori, avendo iniziato la sua carriera proprio come attore, recitando in ruoli principali all’interno della Royal Shakespeare Company, la Royal National Theatre e la Royal Court Theatre. La sua formazione teatrale la porta sul set provando in anticipo le scene essendo anche il tipo di regista che spesso non dirige gli attori sul set per lasciarli liberi di creare mentre recitano. Un incontro fondamentale per D’Amore venendo lui stesso dal palcoscenico e dagli spettacoli diretti da Toni Servillo.

Sul set di Security ha molto osservato il lavoro di Chelsom e confessa: “Mi sono messo al servizio di Peter Chelsom, cercando di carpire il più possibile da lui, assorbendo sempre di più il fascino del lavoro del regista”

Nella stagione conclusiva di Gomorra non si è limitato solo a far ritornare Ciro Di Marzio ma ha anche diretto gli episodi 1,2,3,4,5 e 9 e attualmente è impegnato proprio nella post produzione delle puntate.

Dopo il successo del suo esordio alla regia de L’immortale per il quale ha vinto il Nastro d’Argento e l’esperienza di sceneggiatore di Dolcissime e Un posto sicuro che ha co-prodotto è sempre più chiaro che D’Amore indirizzerà la sua carriera lavorando su più fronti che vanno ben oltre la sola recitazione.

Lasciatosi alle spalle gli otto anni di Gomorra che l’hanno imposto non solo come beniamino del pubblico ma che l’hanno lanciato anche come regista, adesso è pronto a compiere passi decisivi che non saranno legati alla scelta di  personaggi che potrebbero diventare iconici come Ciro. “Mi interessano più i temi e le storie rispetto ai personaggi. Devo sentire una corrispondenza nelle storie sperando di essere indipendente nelle mie scelte, continuando anche a scrivere o a produrre o a dirigere. Infatti Mi sto allenando a fare vari sport insieme, un decathlon artistico” rivela l’attore.

La definizione di decathlon per descrivere la carriera di D’Amore è la più calzante visto che ha da poco debuttato anche nell’editoria con Vesuvio, un libro per ragazzi ambientato a Napoli che ha coscritto con Francesco Ghiaccio (Ghiaccio è anche tra i co-sceneggiatori de L’Immortale e di Dolcissime) e che come lui stesso anticipa:“Ci abbiamo lavorato mesi su Vesuvio, la nostra favola per grandi e bambini, di amore e di lotta, di crescita e di tanta passione...”.

Essendo sia uno sceneggiatore che un regista, Marco D’Amore si è approcciato con curiosità e dedizione al set di Security dove pur mettendosi completamente a servizio della storia ha arricchito le riprese con la sua visione.

Peter è stato il nostro grandioso timoniere. Noi abbiamo avuto un rapporto sanissimo tra regista e attore. Spesso abbiamo parlato di inquadrature e del linguaggio cinematografico. Ho cercato subdolamente di sottrargli delle chicche essendo lui un regista di grande talento. Mi appassiona discutere sulla sceneggiatura o sulla regia piuttosto che sul personaggio ovviamente lo faccio nei limiti del consentito perché conosco e rispetto i ruoli, in Security Peter era il regista e io ero l’attore”, spiega D’Amore.

Per Chelsom il fatto che Marco D’Amore fosse anche un autore è stato determinante, contribuendo nella riuscita della pellicola: “Il fatto che Marco fosse anche un regista è stato un vantaggio perché c’era molta fiducia. Facendo anche lui questo lavoro con un solo sguardo capiva esattamente quello che io stavo facendo. Marco sul set è un amico di tutti. Sempre disponibile, sempre generoso”.

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