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In giro con Antonia

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A cura di Antonia Fiorenzano

Gianfelice Imparato: “Eduardo è il più grande autore del ‘900. Dovrebbe essere studiato nelle scuole”

Intervista all’attore fino al 19 dicembre al San Ferdinando con Carolina Rosi in Ditegli Sempre di Sì di De Filippo. Dopo una lunghissima tournée dello spettacolo rivestirà i panni del vice commissario Pisanelli nella quarta stagione de I Bastardi di Pizzofalcone

Dopo cinema e tv, l’intramontabile genio di Eduardo ritorna anche nella sua vera casa, il Teatro San Ferdinando con "Ditegli Sempre di Sì" con Gianfelice Imparato e Carolina Rosi per la regia di Roberto Andò, già direttore dello stabile Teatro di Napoli-Teatro Nazionale.

In scena fino al 19 dicembre, Ditegli sempre di sì è uno dei primi testi di Eduardo De Filippo (una prima stesura è del 1925) ed è il primo in assoluto in cui il grande drammaturgo affronta il tema della follia. Un’opera vivace e molto divertente, il cui protagonista, Michele Murri (interpretato da Gianfelice Imparato), è un pazzo metodico con la mania della perfezione. E’ stato per un anno in manicomio e solo la fiducia di uno psichiatra ottimista gli ha permesso di ritornare alla vita normale. Michele è un pazzo tranquillo, socievole, cortese, all’apparenza l’uomo più normale del mondo, ma in verità la sua follia è più sottile perché consiste essenzialmente nel confondere i suoi desideri con la realtà che lo circonda; eccede in ragionevolezza, prende tutto alla lettera, ignora l’uso della metafora, puntualizza e spinge ogni cosa all’estremo. Tornato a casa dalla sorella Teresa (Carolina Rosi) si trova a fare i conti con un mondo diverso dagli schemi secondo i quali è stato rieducato in manicomio.

Prodotto da Elledieffe – La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo oggi diretta dalla Rosi, in coproduzione con la Fondazione Teatro della Toscana, Ditegli Sempre di Sì è affidata  al rigore registico di Roberto Andò che con sensibilità si è accostato a un testo di Eduardo facendo avvertire di più le caratteristiche della commedia dolorosa, in cui, nonostante si rida molto, emergono una serie di riflessioni sul labile confine tra salute e malattia mentale.

Gianfelice Imparato è Michele Murri. Non è la prima volta che si confronta con questo testo dopo essere stato diretto proprio da Luca De Filippo nella stagione teatrale del 1997 – 1998. Da tantissimi anni è legato da un sodalizio artistico con la famiglia De Filippo e dalla morte di Luca è un grandissimo punto di riferimento per la compagnia.

Imparato sta vivendo un’annata felice: al cinema ha partecipato in  Qui rido io di Mario Martone e nel Il bambino nascosto sempre diretto da Andò e dopo il successo della serie I Bastardi di Pizzofalcone, riconfermata per la IV stagione, si appresta a tornare in tv come protagonista di una puntata di Imma Tataranni 2 nel 2022.  Si potrebbe dire che è nel pieno di una nuova fase della sua carriera, infatti, proprio in queste settimane è stato al cinema come protagonista dell’originale commedia Querido Fidel di Viviana Calò, in cui interpreta Emidio cinquantenne comunista napoletano di fede cubana che scrive ogni mese al Fidel e il 'comandante' regolarmente gli risponde, secondo Imparato è un ruolo cucito addosso per lui.

L'intervista

Imparato, molte volte è salito sul palco del San Ferdinando. Dopo 21 mesi di stop che sapore ha calcare soprattutto quel palcoscenico?

E’ un’emozione forte che si aggiunge a quella provata qualche settimana fa a Todi. La soddisfazione di trovare i teatri pieni ci dà la speranza che la gente abbia voglia degli spettacoli dal vivo, del resto, il teatro è irripetibile”.

Rispetto ad allora, oggi, il confine tra follia e sanità mentale è sempre più sottile. Eduardo ci aveva visto lontano ancora una volta?

Sì, ci aveva visto molto lontano. Eduardo aveva la capacità di cogliere ciò che permeava la società in modo sotterraneo, mettendo a fuoco dei nodi importanti della convivenza, in questo caso si tratta della convivenza tra sanità e follia, ed effettivamente, al giorno d’oggi, ha un confine sempre più esile”.

Preparando il personaggio con Roberto Andò, si è chiesto fino a che punto potrebbe essere ritenuto folle Michele Murri?

Certo! A dire il vero, me lo sono chiesto già nel ‘98 quando affrontai questo personaggio diretto da Luca De Filippo. In quest’edizione, però,ho dato al personaggio di Michele Murri un’ingenuità, una quota d’innocenza. Ritengo che oggi chi è ingenuo e in buona fede, senza difese, viene escluso dalla società. Ai giorni nostri prevale la furbizia, surrogata mediocre e utilitaristica dell’intelligenza, sicché, chi non è ritenuto furbo e dice le cose sì come le vede,un po' come fanno i bambini, a volte rischia di essere ritenuto non sano di mente. In qualche modo, la malafede ha preso il sopravvento. Per questo, alla pazzia di Michele ho voluto dare questo senso di ingenuità.”

Non siamo lontani dal film Querido Fidel, ritratto bizzarro di un uomo fedele ai suoi ideali. Pure lì, inseguire i propri sogni e i propri desideri con ostinazione apre un conflitto con la realtà con cui si è costretti a confrontarsi tutti i giorni. Anche con Emidio ci si chiede quanto l’essere dei sognatori possa essere percepito come l’essere dei visionari o dei folli. Un labile filo tra i due uomini, seppure sono molto diversi, potrebbe esserci. Non le pare?

Esatto! Questi due personaggi hanno in comune questa ingenuità, perché oggi anche chi persegue un’ideale è ritenuto, in qualche modo, folle. Il personaggio Emidio l’ho colorato con l’innocenza e lui non è visto come sognatore o un semplice visionario, ma è tacciato di essere folle. Naturalmente la differenza tra Emidio e Michele Murri sta nel fatto che Murri è patologicamente folle e ciò è dichiarato da Eduardo fin dall’inizio della commedia”.

Tanti film tra cinema e tv che stanno attingendo dalle opere di De Filippo, mostrando interesse anche per lui e la sua famiglia. È come se fosse scoppiata un ‘Eduardo mania’ nell’audiovisivo. Secondo lei a cosa è dovuta questa particolare attenzione dell’ultimo periodo?

Credo che l’interesse anche per la sua storia familiare risponda a un’esigenza di dipingere il personaggio anche storicamente. E’ come se si fosse sentito il bisogno di capire e approfondire anche le sue vicende personali quando è scoppiata una coscienza universale sul fatto che Eduardo sia tra i più grandi autori del ‘900 tanto che  mi meraviglio che ancora nelle scuole lui e le tematiche che affronta non siano ancora studiate a sufficienza. C’è la curiosità di scoprire il suo percorso per intuire quanto abbia influito sulla sua drammaturgia”.

Una delle due pipe di Luca De Filippo regalate da Carolina Rosi la porta sempre con sé anche prima degli spettacoli?

Non le ho mai considerate come degli amuleti. Quando le tengo in mano e le fumo è inevitabile che riaffiorino il caro ricordo di Luca...”. 

A che punto sono FUOCHI D'AMORE, del quale lei è anche soggettista, e IL GIORNO PRIMA DELLA FELICITÀ tratto da Erri De Luca, che parla di paternità putativa un tema che l’affascina molto. Come mai?

Sono due storie per il cinema. Entrambe sono in cerca di produttore.  Dopo quest’ultimo anno il settore della produzione è fluida data la sinergia nata con le grandi piattaforme, adesso la libertà di scelta del produttore è condizionata anche dai desideri delle piattaforme che investono. Magari, alcuni produttori, in altri momenti avrebbero tenuto conto anche di altre tipologie di storie, ma oggi, complice anche il Covid, è più complesso.  Fuochi D’amore è una storia di passione, camorra e fuochi d'artificio, usati in Cina anche per comunicare. L’ho scritta io ed è tratto da un mio racconto. Per quanto riguarda Il Giorno Prima Della Felicità sono da sempre attratto della paternità putativa per motivi personali essendo legata alla mia storia”.

Anche la strana coppia formata da lei e Antonio Folletto nei ruoli di Pisanelli e Aragona hanno dà vita, a suo modo, a una relazione padre-figlio putativi...

Sì, è stato un caso che Maurizio de Giovanni abbia scritto quelle pagine creando quel tipo di legame lì tra Pisanelli e il giovane Aragona. Penso che sia un tema molto sentito, più di quanto si pensi”.

Anche quest’anno, I bastardi Pizzofalcone hanno continuato a dare soddisfazione. Quest’anno lei e Folletto avete regalato tra i momenti più piacevoli e ironici della serie. Infatti tutti contano che la vostra accoppiata sia una costante anche nella quarta stagione.

Il copione della quarta stagione è già pronto e, forse, De Giovanni avrà tenuto conto di queste aspettative del pubblico. E’ stato un intuito felice di Maurizio di mettere questa storia di convivenza forzata a latere dei gialli. Sono anche state molto divertenti da girare le scene in cui Folletto con la sua invadenza occupa gli spazi casalinghi del mio personaggio. Poi, tra me e Antonio c’è stata una buona complicità". 

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