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In giro con Antonia

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A cura di Antonia Fiorenzano

Andare in giro alla scoperta di ciò che accade incontrando personaggi e persone per raccontare storie, fatti e notizie dove non manca quel pizzico di curiosità. A cura di Antonia Fiorenzano

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Così parlò Bellavista a teatro, Elisabetta Mirra: “Un emozione recitare per De Crescenzo”

Dopo le partecipazioni in Un Posto al Sole, le esperienze in teatro diretta da grandi autori, la giovane attrice napoletana è accanto a Geppy Gleijeses, Marisa Laurito e Benedetto Casillo nell’adattamento teatrale del capolavoro di Luciano De Crescenzo, in scena fino a domenica all’Acacia

Sinceramente non pensavo ad adattare, produrre (con Best Live di Alessandro Siani e Sonia Mormone), mettere in scena e interpretare “Così parlò Bellavista”. Il ricordo di quel film è nella memoria mia, e soprattutto della gente napoletana, indelebile e forse intangibile. C’era un solo modo limpido e affascinante per portarlo in teatro. Distaccarsi dal film e creare un’opera autonoma, specificamente teatrale” dichiara  Geppy Gleijeses che ha ripreso la tournée dell’adattamento teatrale di Così Parlò Bellavista di Luciano De Crescenzo.

Che sia il libro o il film che lo stesso De Crescenzo ha diretto nel 1984, il professor Bellavista con le vicende della sua famiglia e della corte del suo palazzo sono iconici e l’adattamento teatrale fatto nel 2018 dallo stesso Gleijeses che nel film ha interpretato Giorgio con la complicità di Siani, oggi è lo spettacolo che inaugura, sotto una stella propiziatoria, la prima stagione teatrale del Cinema Teatro Acacia.

In scena fino a domenica, la versione teatrale di Così parlò Bellavista è ambientata negli stessi anni del film e  nessuna battuta si è dovuta adattare allo spaccato contemporaneo essendo ancora una storia freschissima. A  vestire i panni del professor Gennaro Bellavista è proprio Gleijeses che per questa impresa ha voluto con sé Marisa Laurito, migliore amica di De Crescenzo, Benedetto Casillo e un nutrito cast di attori teatrali dove spicca Elisabetta Mirra.

Elisabetta Mirra è giovanissima e ha il teatro nel DNA: discende dai Mirra che sono l’anima del Teatro Diana. Fin da bambina è stata letteralmente contagiata dall’amore per il teatro, naturale che seguisse quella strada, in qualche modo tracciata da prima che venisse al mondo. Sceglie di fare l’attrice. Il diploma  all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico, il debutto in Una Giornata Particolare tratto da Ettore Scola, le partecipazioni in Un Posto al Sole,  le esperienze in teatro con registi come Liliana Cavani e Ferzan Ozpetek, fino ad arrivare  al Teatro di San Carlo nel settembre 2018 con Così Parlò Bellavista in cui interpreta Patrizia, la figlia del professore – filosofo. 

Intervista a Elisabetta Mirra

Essere in teatro con una pietra miliare della cultura napoletana come Così parlò Bellavista che nel 2018 ha debuttato al Teatro di San Carlo quale valore ha?

“Interpretare Patrizia Bellavista è un’emozione grandissima ma, al tempo stesso, è anche una responsabilità nei confronti del pubblico perché Così parlò Bellavista è un cult. I napoletani di qualsiasi età o range sociale hanno visto il film”.

Qual è il ricordo di quando Luciano De Crescenzo ha visto l’adattamento teatrale?

“Luciano era presente alla prova generale fatta al Teatro Quirino di Roma organizzata apposta per lui perché, purtroppo, già non stava bene. Lui era molto amico di Marisa Laurito, Benedetto Casillo e di Geppy Gleijeses  ed era  contento del nostro lavoro. Ricordo la sua commozione che è finita per essere anche la nostra. E’ stata una sensazione unica, per certi versi anche difficile da spiegare, sapere che in sala ci fosse lui che ha creato il mondo di Bellavista. E’ stato davvero un onore poter conoscere Luciano De Crescenzo”.

Mentre stare in scena con alcuni degli artisti che si sono formati con Eduardo quanto sprona a ‘rubare’ i segreti del mestiere?

“Tantissimo! Ormai, con Geppy lavoro da tanto tempo e ho iniziato proprio con lui recitando in Filumena Marturano di Eduardo De Filippo per la regia di Liliana Cavani. Quello che mi hanno insegnato sul palco me lo porterò per sempre dietro. I momenti più belli sono dopo gli spettacoli, quando andiamo a cena tutti insieme e si raccontano gli aneddoti su Eduardo sfatando anche le leggende sull’eccessiva severità di Eduardo. Dai loro racconti trapela i grandi insegnamenti che ha dato. Tutto ciò credo che sia essenziale perché in questo modo la tradizione continua a essere tramandata a noi giovani”. 

Così parlò Bellavista è iconico, tanto che tutti conoscono le battute del film. Lo spettacolo, però, è slegato. Oggi, il pubblico teatrale  cosa trova in più di quella filosofia napoletana che De Crescenzo è riuscito così tanto a saper cogliere?

“Ne stavamo parlando proprio oggi. Quello che abbiamo notato è che nonostante il film sia stato girato negli anni ‘80 ha degli argomenti che sono ancora attualissimi e il pubblico teatrale li sta riscoprendo. Molti temi appartengono alla nostra quotidianità come, per esempio, la difficoltà a trovare lavoro che continuano ad avere molti giovani d’oggi, con l’eterno dilemma se continuare a restare o se andarsene, lasciando addirittura l’Italia, che nella storia è rappresentata dalla coppia Patrizia e Giorgio. Fenomeni come la disoccupazione, purtroppo, non appartengono solo alla Napoli e all’Italia dei quegli anni. Luciano è un filosofo proprio perché i suoi argomenti sono assoluti, ecco perché è fresco e vitale lo spettacolo Così parlò Bellavista.”

La tua famiglia ha inciso sul teatro. Tu hai scelto la recitazione. Come desideri orientare la tua carriera per  lasciare un segno?

“Un giorno, mi piacerebbe riuscire a fondare una mia compagnia teatrale. Prendere i ferri del mestiere dalla mia famiglia nel diventare imprenditrice anche di me stessa. Unire l’amore per la recitazione all’imprenditoria teatrale sarebbe un modo bellissimo con cui lasciare il segno. Speriamo che questo sogno si realizzi”.

I modelli a cui guardi?
“Come attrici Giulia Lazzarini, Elisabetta Pozzi e Manuela Mandracchia. Mentre, per quanto riguarda per le compagnie Carlo Giuffré e, ovviamente, Eduardo che è stato il capocomico per eccellenza”.

Ma alla fine: sei più una donna d'amore o di libertà?
“Bella domanda! Credo di essere esattamente un ibrido: da adolescente con i miei genitori mi sono trasferita a Roma, dove mi trovo bene anche se non è calorosa come Napoli, ma di sicuro non è fredda Milano, almeno com’è descritta nel libro. Non amo, invece, Londra dove, per De Crescenzo, è radicata l’essenza degli uomini di libertà. Marisa ci ha confessato che lo stesso Luciano che si è sempre definito un uomo d’amore via via era diventato un uomo di libertà. Si cambia e molto dipende dalla fase della vita in cui ci si trova, quindi, per ora mi sento di essere decisamente nel mezzo”.

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