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Il caffè sospetto

Il caffè sospetto

A cura di Emiliano Dario Esposito

Tamponi rientri estero, Asl irraggiungibili e quarantene infinite: De Luca, che succede?

Il racconto personale di una esperienza kafkiana nella "Sanità dei miracoli" campana

Cerco sul codice penale se ci sono gli estremi per una denuncia per sequestro di persona, ma sarebbe una di quelle cause un po' patetiche di cui ogni tanto parlano i giornali, tag "curiosità".
In attesa del risultato del mio tampone Covid-19, sono in isolamento domiciliare da sei giorni. Non ho notizie dall'Asl Napoli 1 Centro, i supermercati inviano spese con prodotti mancanti, il bagno perde e serve un idraulico, al gatto serve un veterinario, a me serve lavorare.

Rientrato dall'estero sabato sera tardi – Delatore: "Dovevi fare le vacanze in Italia!", Io: "Ero via per motivi familiari, senza contare che fino a 48 ore dalla partenza non esisteva la famigerata ordinanza" – domenica mattina mi godo i 36 gradi all'ombra del parcheggio Asl Frullone ed effettuo il test. L'atmosfera è un po' da campo di concentramento for dummies ("Salve, sono stato all'estero e..." - "Ah, sono contento") e alcune figure lì apposta preferiscono biasimare l'assenza di intuito dei testandi anziché dare indicazioni, ma alla fine dopo non più di un'ora d'attesa il gioco è fatto.

Vincenzo De Luca parla spesso d'o miracolo, della Campania diventata da marzo a oggi la regione più organizzata d'Italia. Torno a casa, resto lì: del resto al Frullone un video in rotazione spiegava che avrei avuto un Sms col risultato del tampone entro 72 ore. Il rispetto delle regole, il senso di responsabilità, ed evitare i mille euro di multa previsti dall'ordinanza valgono bene tre giorni di clausura. Siamo la regione d'o miracolo, vuoi che non riceva davvero quell'sms?

No, non lo ricevo entro le 72 ore, non lo ricevo. "Ma possibile ancora non si sappia nulla? Ma ti stai informando?", iniziano a chiedermi familiari, amici, conoscenti, forse sotto sotto anche il gatto che inizia ad insistere spazientito per il veterinario. Sì mi sto informando, o meglio ci provo.
Inizio a tartassare nei ritagli di tempo i numeri dell'Asl Napoli 1 Centro. Quante volte ho preso la linea da mercoledì a oggi? Nessuna. In due occasioni la linea era libera ma nessuna risposta, tutte le altre volte linea occupata. Probabilmente da persone che trovavano come me la linea libera, ma non ricevevano alcuna risposta.

Anche il numero verde Covid-19 è ko, e l'unico che risponde al telefono è un serafico addetto al centralino dell'Asl Napoli 1 Centro. Mi dà numeri ai quali sto già telefonando, e la dritta di provare a chiedere informazioni al medico di base. Lo contatto, cerca sull'apposita piattaforma, non trova assolutamente nulla. "Ma poco importa, per l'ordinanza deve fare comunque due settimane di quarantena...". Eh no, non devo farle se ho notizia del tampone negativo. Ma inizio a credere ci siano segreti di Stato più accessibili dei risultati di quel test.

Mettendo da parte i toni scherzosi, il disagio è enorme e assume tinte drammatiche per persone che hanno la necessità di uscire di casa per lavorare. Non c'è senso di responsabilità che tenga a fronte della "fame", e questo chi è in capo alla Sanità di questa Regione dovrebbe saperlo. E, ove mai dovessero nascere tra una quindicina di giorni focolai per isolamenti volontari non rispettati, assumersene la piena responsabilità.

Nota a margine. Questa vicenda personale non è personale come sembra. La nostra redazione sta ricevendo numerose testimonianze in tutto e per tutto simili alla presente. "Mia figlia, come tanti altri liberi professionisti, deve visitare i propri clienti – ci scrive un padre arrabbiato, ma è un esempio su tantissimi – Il disservizio danneggia i singoli e la comunità. Altro che la sbandierata efficienza della Sanità campana". Asl Napoli 1 Centro, presidente Vincenzo De Luca, che cosa sta succedendo?

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