Napoli, quanta amarezza per quello che poteva essere e non è stato
Dopo il doppio successo in trasferta con Milan e Roma, è maggiore la soddisfazione per essere rientrati in piena corsa per il quarto posto o il rammarico per quello che avrebbe potuto dare il Napoli in questa stagione?
Dopo il doppio successo in trasferta con Milan e Roma, è maggiore la soddisfazione per essere rientrati in piena corsa per il quarto posto o il rammarico per quello che avrebbe potuto dare il Napoli in questa stagione? La domanda sorge spontanea e tra i tifosi azzurri sono in molti a porsela nelle ultime ore. Già, perchè la squadra ammirata nelle ultime due partite di campionato avrebbe potuto giocarsela per il titolo fino alla fine, approfittando dell'annata negativa della corazzata Juventus, e magari, perchè no, ritrovarsi nei quarti di finale di Europa League al posto del Granada.
Cosa sia accaduto tra metà dicembre ed inizio marzo è davvero difficile da spiegare e non si può derubricare il tutto solamente con l'alibi delle assenze, aspetto da mettere in conto in epoca Covid già ad inizio stagione e che ha colpito molto, se non in maniera anche maggiore, alcune dirette concorrenti come Milan, Juventus e Roma. Chi accampa questa scusa in chiave azzurra, si strappa i capelli per la prolungata assenza di Osimhen, come se la presenza in campo del calciatore più costoso della storia partenopea da sola fosse bastata per risolvere tutti i problemi accusati dalla squadra di Gattuso nei mesi precedenti. "Avrei voluto vedere l'Inter senza Lukaku o la Juve senza Cristiano Ronaldo", le frasi ascoltate da più parti e in più occasioni, tralasciando che al momento quella dell'attaccante nigeriano poteva essere paragonata, eventualmente, ad una prolungata assenza di Leao nel Milan, ovvero un giovane dal grandissimo potenziale, ma che ha ancora tutto da dimostrare nel campionato italiano. Recriminare sulle assenze del Napoli in attacco sposta l'attenzione da quanto realmente accaduto in questi due mesi di black out, in cui il problema principale era rappresentato soprattutto dalle caterve di gol presi in fotocopia e dalla mancanza di identità della squadra, piuttosto che dalle reti fatte. Inoltre così facendo non si rende neanche il giusto merito ad un signor giocatore come Andrea Petagna, uno che negli ultimi due anni con la maglia della Spal ha messo a segno 29 gol, che ha sostituito Osimhen prima e Mertens poi egregiamente, esaltando ancor di più, con il suo gioco, le caratteristiche di Lozano. Anzi, andrebbe probabilmente sottolineato che non è da tutti avere a disposizione un attaccante comunque affidabile come Petagna, pur perdendo Osimhen e Mertens per alcune settimane.
E non può reggere nemmeno l'alibi del "si gioca ogni tre giorni", perchè una squadra di vertice che si rispetti ha il dovere di giocare le coppe al meglio, provare ad arrivare fino in fondo in tutte le competizioni (Benitez docet) e provare a vincere trofei, obiettivo forse più importante dal punto di vista sportivo e di tanti tifosi, rispetto a quello del quarto posto in campionato che rappresenta soprattutto un traguardo economico, seppur fondamentale dal punto di vista societario.
La realtà è che il Napoli visto a Milano a Roma in questi ultimi otto giorni sembra essere tornato quello del girone di ritorno dello scorso anno, quello per intenderci delle sfide al San Paolo con la Juve di Sarri e con il Barcellona, quella della vittoria a San Siro contro l'Inter in Coppa Italia, quello del doppio match con Inter e Juventus che portò il trofeo in bacheca. Una squadra tatticamente attenta e concentrata, pronta ad attaccare quando deve, ma anche a difendersi e a saper soffrire nei momenti di difficoltà. Una squadra in cui Mertens ed Osimhen giocano uno per volta, in cui a centrocampo non c'è più contemporaneamente il duo Ruiz-Bakayoko, ma c'è Demme a dare corsa, sostanza ed aggressività, non ci sono più i terzini che attaccano all'arma bianca sempre e comunque. Questa è una squadra che ha certezze, in cui ogni tassello è al suo posto e ognuno sa cosa deve fare. Proprio come quella del girone di ritorno dello scorso anno. L'opposto di quanto visto a cavallo tra metà dicembre e inizio marzo. Il sospetto che rischia di trasformarsi in rimpianto, è che Gattuso abbia voluto cucire una veste che non si addiceva a questa squadra, facendogli perdere quelle certezze acquisite nei mesi precedenti. Quando una squadra ha dei punti fissi ed un canovaccio da seguire, anche nei momenti difficili sa a cosa aggrapparsi e mantenere comunque la barra dritta, al di là degli interpreti. Ed è proprio questo che è mancato al Napoli nei mesi di gennaio e febbraio. La speranza è che ora non sia troppo tardi e che gli azzurri riescano alla fine a scalzare una tra Milan, Juventus e Atalanta per conquistare un posto tra le prime quattro (l'Inter è ormai da considerarsi già andata). Ma con un'eliminazione ai sedicesimi di Europa League, una sconfitta nella finale di Supercoppa contro la Juve peggiore degli ultimi 10 anni ed un'eliminazione in semifinale di Coppa Italia contro l'Atalanta, centrare il quarto posto sarebbe un obiettivo minimo per la rosa a disposizione di Gattuso, inferiore probabilmente solo a quelle di Conte e Pirlo ai nastri di partenza.