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Giovedì, 25 Aprile 2024
Ciuccio Stories

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A cura di Davide Schiavon

Aneddoti e curiosità sul calcio Napoli e sui suoi tifosi, dalla fondazione ai giorni nostri. "All'Ascarelli il nonno, al Vomero papà, a Fuorigrotta noi"

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Roberto La Paz, storia del primo 'coloured' nel calcio italiano

Arrivato in piroscafo dall'Uruguay nel 1947, giocò nel Napoli per tre anni prima di finire a lavorare nel porto di Marsiglia. Parlava in dialetto napoletano e possedeva una tecnica che esaltava il pubblico del Vomero. Fu il primo calciatore di colore in Italia

Nell'estate del 1947 il Calcio Napoli presieduto da Pasquale Russo invia in missione in Sud America Raffaele Sansone e Michele Andreolo (campione del mondo con l'Uruguay nel 1938). Napoli prova a risollevarsi dalle macerie post guerra, alla radio spopola 'Tammurriata nera' e il presidente vuole ridare entusiasmo al pubblico che assiste alle partite dalle tribune del Vomero

Dalla missione sudamericana Sansone e Andreolo tornano in piroscafo a settembre, quando il campionato è già iniziato - male. Con loro scendono dalla nave alcuni calciatori come Rodrigo Candales, terzino del Nacional, Angelo Cerilla, centromediano del Rionegro, e altri che non supereranno le visite mediche e torneranno a casa. Nel gruppo c'è, però, anche un altro calciatore, destinato a fare la storia del Napoli e - in parte - anche del calcio italiano.

Si tratta di Luis Roberto La Paz, nato a Canelones in Uruguay nell'agosto 1919. La Paz è un centravanti proveniente dal Sud America, squadra uruguaiana: sa essere freddo sotto porta ma ha anche colpi che esaltano gli spettatori, movenze compassate e finte disarmanti. Si tratta del primo calciatore di colore a giocare nel campionato italiano. 

Esordisce contro la Juventus, gioca per tre stagioni nel Napoli e viene ricordato anche per l'insolita (all'epoca) usanza di indossare i guanti durante le gare in trasferta sui freddi campi del Nord. Di lui si ricorda anche una partita definita da un giornalista del Corriere dello Sport "magistrale" contro il Modena, in cui gli azzurri vinsero 5-1 battendo una difesa che fino a quel momento sembrava impenetrabile. Nel giugno del 1948 un suo gol all'Inter, segnato a Milano, fu annullato nell'incredulità generale: avrebbe consentito agli azzurri di strappare un punto in un campionato assai triste, che terminò con la retrocessione. 

In tutto La Paz disputò (secondo alcune statistiche) 33 partite segnando 6 gol, vincendo un campionato di serie B con il Napoli. Venne ceduto nel 1950 all'Olympique di Marsiglia, con cui giocò per tre stagioni, spese in parte anche in prestito a Montpellier e Monaco. Si è ritirato nel 1953, a 34 anni. 

Leggenda vuole che tempo dopo, negli anni '70, fu protagonista di un incontro amarcord con Canè, a Coverciano, dove La Paz frequentava il corso per allenatori. Canè disse che La Paz "parlava in perfetto dialetto partenopeo come un indigeno del Pallonetto o della Sanità". 

"L'idea stessa di razzismo è estranea alla nostra mentalità perché è contraddetta da tutta la nostra storia", scrisse a proposito di La Paz il giornalista Antonio Ghirelli. 

Dopo la carriera sportiva La Paz lavorò a Marsiglia, secondo alcuni anche nel porto come scaricatore. Non si reperiscono notizie recenti, dunque potrebbe essere ancora vivo e avrebbe compiuto, ad agosto, 100 anni. 

(si ringrazia l'Archivio Carbone per la foto copertina del blog)

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